“Cos’è successo?” chiese preoccupato Rosolino Marrone detto Ross Brown.
Il giovane pilota portoghese si era seduto sulla sedia all’interno del suo box e sembrava non avesse la minima intenzione di rientrare in pista: in tutto aveva completato otto giri mantenendo un passo a dir poco scandaloso.
“Sono le gomme o l’assetto…?” domandò di nuovo il tecnico delle sospensioni non avendo ricevuto risposta.
Arturo, ancora col casco indosso ma aperto e visibilmente stravolto come se avesse compiuto venti giri sulla moto peggiore di sempre, scosse la testa per fargli capire che il problema non fosse nessuno dei due. Intanto il direttore sportivo, nonostante il suo secondo pilota fosse ancora in pista, lasciò la postazione al muretto a bordo pista raggiungendo velocemente l’interno box dell’Akira’s Drake Racing Team. Masi s’era infuriato vedendo come stesse girando Coimbra ma non lo aveva dato a vedere per non regalare segnali di difficoltà agli avversari. Ed anche ora, davanti al suo pilota, si trattenne sia per il motivo di cui sopra sia per non pesare ulteriormente sulla situazione venutasi a creare. Michele, infatti, aveva definitivamente compreso vi fosse un collegamento fra le ultime deludenti prestazioni di Coimbra e Natalia Campredelli.
“Mancano ancora dieci minuti alla fine della sessione: vuoi rientrare?” chiese il direttore sportivo al suo giovane pilota portoghese.
“No.” rispose laconico il ragazzo.
“Bene, allora seguimi nel motorhome: ho bisogno di parlarti in privato.” attestò Masi.
Arturo si sollevò dalla sedia mostrando la pesantezza del momento, si tolse i guanti per slacciare e togliere il casco ma gli fu impedito.
“Lascialo in testa e socchiudi la visiera.” gli suggerì Michele “Qua fuori c’è pieno di avvoltoi.”
Aperta la porta posteriore del loro box furono letteralmente assaliti dai giornalisti che li bersagliarono di domande. Coimbra, al sicuro nel suo casco, agitò la mano per salutare ma non fece alcuna parola raggiungendo velocemente la scaletta e sparendo dentro il motorhome. Masi invece, costatato che il suo pilota fosse ormai al sicuro, si trattenne qualche secondo per rispondere alle domande dei reporter che volteggiavano attorno alla preda avendo fiutato odore di difficoltà.
“Cosa non è andato sulla moto di Coimbra?” domandò il corrispondente di Spy Sport.
“Niente che io sappia.” rispose il DS facendo una smorfia ilare.
“Si sono ripresentati i problemi del pilota visti nelle ultime edizioni?” chiese il tale dell’Eco News.
“Coimbra ha deciso di non esagerare preservando mezzo meccanico ed energie mentali per la gara di oggi pomeriggio. D’altronde non ha bisogno di dimostrare a nessuno sia l’uomo da battere dato che ieri, nelle prove, ha umiliato gli avversari” osservò Masi aggrottando la fronte.
“Il warm-up non si è ancora concluso e la Campredelli si è avvicinata molto al tempo sul giro che lei, ieri, definì inarrivabile.” affermò l’inviata di Bergamo & Sport punzecchiandolo “Oltretutto Natalia ha il passo migliore di tutto il lotto dei partenti: cosa ne pensa?” aggiunse la giornalista con sorriso malizioso. Masi la guardò dritta negli occhi con un impenetrabile ghigno di tranquillità generando un lungo secondo di perfetto silenzio in cui tutti attesero la sua risposta.
“Se a qualcuno fosse sfuggito ricordo che Campredelli è la campionessa in carica, e questo è ciò che fanno i campioni” asserì il DS in tono d’ovvietà salendo la scaletta mentre i giornalisti gli rivolgevano altre domande a cui glissò.
La chiusura della porta del motorhome tagliò come mannaia le voci, i rumori, il chiasso provenienti dall’esterno. Arturo era seduto sul divanetto nella saletta in fondo: si era levato il casco e slacciato la tuta ma senza togliersela.
“Sbaglio o ti avevo detto quanto fosse pericoloso familiarizzare con quella ragazza?!” attestò Michele senza mezzi termini, dritto al punto con tono aspro e pacato al tempo stesso.
Il giovane portoghese stava per dire qualcosa ma fu invitato a tacere.
“Dimmi solo da quant’è che sta andando avanti sta storia” disse Masi in maniera brusca.
“Dalla trasferta a Brno” proferì Arturo abbassando lo sguardo, remissivo come un bambino conscio d’averla combinata grossa.
Il direttore sportivo dell’Akira’s Drake si stropicciò la faccia prendendosi qualche secondo. Sapeva perfettamente cosa dirgli ma costatare che Arturo avesse ignorato il suo avvertimento pochi giorni dopo averglielo proposto lo fece incazzare a mille. Ciò richiese del tempo per non sbottare.
Rientrato nei panni della pacatezza da tutti riconosciutagli, Michele si sedette sul divanetto di fronte al suo pilota, si lisciò i pochi capelli brizzolati che aveva ancora in testa poggiandosi coi gomiti al tavolo, fissando Coimbra in silenzio. Il giovane portoghese non era in grado di reggere quello sguardo rifuggendolo, mangiandosi le unghie e martoriandosi le dita.
“Piantala ti prego. Lo sai che mi fa schifo” dichiarò Masi invitandolo a togliersi le mani dalla bocca.
Arturo eseguì all’istante seguitando a guardarsi intorno per non incontrare quella pesante espressione di condanna.
“L’hai già baciata?” gli chiese ad un tratto il Direttore Sportivo, al che al giovane sfuggì un sorriso che inutilmente tentò di nascondere.
“Ok, ho capito e… ti sei preso una cotta?” fu la seconda domanda.
Il ragazzo negò ma il tono, l’imbarazzo fecero capire a Masi che la risposta fosse l’esatto opposto.
“E lei…?” domandò il DS appoggiando il mento sulle mani.
Arturo fece spallucce ma il rossore sul suo viso tradì il suo pensiero perché gli si era ripresentato in mente il loro primo bacio e gli occhi ebri d’emozione di Natalia.
“Come potrebbe essere altrimenti” osservò Michele sbuffando.
Il giovane mostrò apprezzamento per l’affermazione, impegnandosi però a rimanere serio per non dar l’impressione di superficialità. Arturo sapeva benissimo che oggi fosse un momento cruciale per la sua carriera: non voleva gettare alle ortiche tutto il suo lavoro compreso quello che decine di persone gli avevano dedicato. Ma nello stesso momento che fece queste congetture sgranò gli occhi stupendosi perché Masi si era alzato per andarsene senza più commentare: il giovane Coimbra s’aspettava una bella ramanzina e l’atteggiamento dell’uomo lo destabilizzò.
“Michele perdonami, io…”
“No, non devi scusarti con me” gli disse interrompendolo “…e nemmeno con i ragazzi della squadra perché siamo tutti pagati per fare il nostro lavoro. Certo la passione che ci mettiamo vorrebbe essere ripagata dai risultati in pista ma non sta qui il punto. Oggi tu puoi conquistare il titolo oppure lo puoi riconsegnare alla Campredelli. Su questo dovresti riflettere e poi farti una domanda: sarebbe contenta Natalia nell’apprendere che le hai regalato il campionato? Perché è questo quel che succederà oggi se non trovi la risposta”.
Una fucilata in pieno petto. A questo equivalsero le parole di Michele perché chiunque era conscio dell’impegno che Natalia metteva in questo sport: si era allenata duramente per arrivare a questi livelli rinunciando alla fanciullezza, all’adolescenza, e si stava allenando ancor più duramente per restarci siccome per una ragazza lo sforzo è doppio rispetto ai rivali maschi. Nessuno poteva comprendere fino in fondo le fatiche che lei dovette superare: nessuno tranne Arturo a cui era stato permesso di penetrare il suo scudo protettivo giungendo ad un sentimento autentico. Natalia era meravigliosa, gaia e sincera, sempre, ed aspettandosi la stessa lealtà gli aveva chiesto il motivo delle sue prestazioni deludenti negli ultimi gran premi: lui la rassicurò dicendole che avrebbe lottato fino alla fine. Ne seguì un bacio passionale che suggellò la riconoscenza della ragazza ma adesso, alla luce delle parole di Michele, Arturo si domandò come davvero stesse rispondendo ad un rapporto basato sulla sincerità.
“Fatti una doccia e rientra al box” proferì Masi andando alla porta del motorhome “Ah, un’altra cosa: gli avvoltoi qua fuori non se ne andranno senza una tua dichiarazione. Io gli ho raccontato che ti sei risparmiato in vista della gara: vedi tu cosa rispondere”.
Il giovane portoghese annuì, Michele uscì cosicché le migliaia di voci dei cronisti invasero di nuovo il motorhome fino a che il DS richiuse la porta. Al pari di prima, come se fosse in un ambiente sottovuoto, Arturo ripiombò in un silenzio pesante e ponderoso tanto da togliere il respiro.

Marcus Joseph Bax