Spezia – Atalanta 1-3 (1-1)
SPEZIA (4-3-3): Provedel 6; Amian 5,5, Hristov 5,5 (1′ st Reca 6), Erlic 6, Nikolaou 6; Maggiore (cap.) 6,5 (33′ st Antiste sv), Kiwior 5,5, Bastoni 6,5 (11′ st Manaj 5,5); Verde 7, Gyasi 6, Agudelo 6 (23′ st Kovalenko 5,5). A disp.: 1 Zoet, 40 Zovko, 77 Bertola, 21 Ferrer, 6 Bourabia, 8 Kovalenko, 31 Sher, 39 Nguiamba, 29 Salcedo. All.: Thiago Motta 6.
ATALANTA (3-4-1-2): Musso 6; De Roon 6, Palomino 5,5 (1′ st Demiral 6,5), Djimsiti 7; Zappacosta 6, Koopmeiners 6,5, Freuler (cap.) 6 (14′ st Hateboer 5,5), Maehle 6,5 (42′ st Pessina sv); Pasalic 6; Malinovskyi 6 (14′ st Boga 6,5), Muriel 7,5 (46′ st Mihaila sv). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 52 Renault, 59 Miranchuk, 99 Cisse. All.: Gian Piero Gasperini 6,5.
Arbitro: Maresca di Napoli 5,5 (Pagliardini di Arezzo, Imperiale di Genova; IV Massimi di Termini. V.A.R. Irrati di Pistoia, A.V.A.R. Volpi di Arezzo).
RETI: 16′ pt Muriel (A), 30′ pt Verde (S), 28′ st Djimsiti (A), 42′ st Pasalic (A).
Note: pomeriggio soleggiato, spettatori novemila circa. Ammoniti Bastoni per proteste, Maggiore, Malinovskyi e Freuler per gioco scorretto, Muriel per fallo di reazione. Tiri totali 4-13, nello specchio 1-6, respinti/deviati 0-4, parati 0-3, legni 0-1. Var: 1. Corner 0-3, recupero 3′ e 6′.

La Spezia – In trasferta fanno dodici vittorie, mai prima d’ora, benché i record ove non accoppiati agli obiettivi non servano. Ora restano il Milan e l’Empoli perché il destino scelga di girare dalla parte giusta. Alla fine la risolvono Berat Djimsiti, che usa la testa, e Mario Pasalic a baciare il legno a giro, per tenere aggrappata tutta Bergamo all’Europa. Una faticaccia, tipica dell’Atalanta spompata e sotto ritmo di una primavera da montagne russe, anche se non sarebbe stato facile per anima viva avere la meglio di uno Spezia precedentemente derubato dalla squadra arbitrale pro Lazio. Muriel rompe il ghiaccio poco oltre il quarto d’ora, Verde rompe le uova nel paniere alla mezzora e c’è da attendere col fiato in gola fino all’ultimo spicchio per veder decollare la squadra di Gian Piero Gasperini, stavolta di mano felice nei cambi in corsa con conseguente virata tattica.
Al riparo da fuochi d’artificio, almeno all’inizio, al decimo Palomino, uno degli affaticati dediti al lavoro a margine in settimana, viene toccato durissimo da Gyasi tra tibia e caviglia sinistra durante un disimpegno senza che Maresca spenda neppure un richiamo verbale. Maggiore in capo a un tris d’orologio inaugura le danze aprendo per Bastoni, che contrastato da Zappacosta perde l’attimo calciando sull’esterno della rete da posizione defilata. Ai nerazzurri, però, basta un lungo giropalla avvolgente, con Maehle a recuperare alto su Amian, Freuler a partecipare in appoggio e Kiwior a scivolare letteralmente all’indietro, per schiodare lo score grazie allo scambio tra Malinovskyi e l’unico colombiano sano a disposizione, lesto a mettere a sedere la difesa portandosi sul dischetto per la rasoiata chirurgica. Nella calma piatta di un incontro che più gestibile non si potrebbe, a una ventina più tre dall’intervallo, è Pasalic a perdere l’attimo del raddoppio facendosi anticipare da Hristov sull’ennesima palla dentro dell’ucraino. La prima distrazione costa carissima, perché il rilancio del capitano di casa coglie scoperto il lato sinistro della retroguardia in hot coral e l’aletta napoletana può agevolmente dribblare Musso per depositare l’1-1.
Il contestato guantìpede argentino nega la rimonta ma con un colpo di reni inutile, dopo stop e calcio al volo da mancina del marcatore locale, in offside di due metri. A tredici dalla pausa Freuler arpiona malamente in area piccola il cross di Koopmeiners; a undici Erlic dà di schiena alla botta da flipper del Colonnello, a un settebello scarso ecco il conato da fuori del danese sull’onda lunga di uno schema da fermo del Ronaldito. La ripresa comincia con l’uscita bassa del portiere atalantino per sbarrare il passo alla mezzala destra bianconera appoggiata dal mobile Bastoni e la respinta a pugni serrati di Provedel per dire di no alla punizione di Malina dall’out destro (4′) conquistata dal laterale sorano. Luigino non imbraccia la doppietta sullo scarico dell’esterno sinistro nordico (15′), imbeccato dal mancino dei Paesi Bassi, per un pelino, per poi sbracciare pericolosamente sul terzino destro altrui che lo tratteneva: solo giallo, rischio inutile. Nella lista delle occasioni, tra uno spezzettamento e l’altro, spunta il terzo tempo dritto per dritto del subentrato Boga oltre il ventesimo accarezzato da RoboKoop, invertitosi di posizione in mediana e dedito ad allagarsi spesso, e quindi per il nuovo sorpasso l’albanese, prontissimo a cogliere di piena fronte la sponda di Demiral aggiungendo la prima perla in campionato alla doppietta casalinga di Europa League per ribaltare l’Olympiakos. Incredibile ma vero, una palla inattiva, il piazzato di Koopmeiners, punendo un contrasto oltre il lecito di Maggiore su Maehle. Ce ne sarebbe anche per arrotondare, se non fosse per l’incrocio e il numero uno del “Picco” che calano la saracinesca su Boga nell’uno-due da fuori col suo centravanti e sul tap-in destro del crossatore del gol decisivo. Meglio non recriminare, visto che Gyasi allarga incredibilmente il sinistro sottoporta, grazie anche alla leggerezza di Hateboer, al culmine del contropiede del pareggiatore aquilotto rifinito da Manaj (39′). Giù il sipario grazie al croato, che la piazza benissimo, imbeccato ancor meglio dall’apripista: quota 13 per lui (14 in stagione), a segno da quattro di fila, 59 per la Dea, e guai a guardare nel piatto delle commensali alla corsa a un posto al sole. Vincere è l’imperativo categorico. E pazienza se si convince fino a un certo punto.
Simone Fornoni