Siamo ai saluti.  L’Atalanta stasera affronta il Milan dopo una stagione travagliata che accomuna le due squadre. Di solito Atalanta-Milan è una sfida attesa tra una provinciale e una squadra metropolitana d’alto lignaggio, stavolta però è un confronto da chiudere in fretta e furia e poi dedicarsi al rinnovamento. Vale per i nerazzurri ma soprattutto per i milanisti che salutano Pippo Inzaghi, ex  bomber atalantino e attuale tecnico rossonero, che verrà giubilato seduta stante, in attesa di Ancelotti o di chiunque altro. Per gli atalantini il campionato che va in archivio è stato avaro di soddisfazioni anche se, è bene ricordarlo, la salvezza, anche alla terzultima giornata, è sempre l’obbiettivo principale.  Del resto a Bergamo quando si comincia a sognare nascono guai senza fine. Infatti in estate tutti noi pensavamo ad una stagione tranquilla e serena, senza patemi d’animo e i più temerari di noi azzardavano sguardi vero l’Europa. Sappiamo come sta finendo: terzultimo posto in classifica, fuori Colantuono e dentro Reja,  rosa ampia e numerosa ma rivelatasi inaspettatamente piuttosto scadente, e tanta, troppa sofferenza.  Siccome tutti abbiamo la memoria corta, l’attuale campionato, salvo quelli delle retrocessioni, sembra il peggiore anche se dal 2011-12 ad oggi l’Atalanta si è sempre classificata nella parte destra della classifica, dall’undicesimo posto in giù fino all’attuale diciassettesimo.
Eppure non manca qualche motivo d’interesse per Atalanta-Milan di stasera. Prendiamo il caso di German Denis che quando incrocia la formazione rossonera segna sempre volentieri: nella scorsa stagione realizzò il gol  del pari che si trasformò in vittoria grazie al gol di Brienza negli ultimi secondi della partita, all’andata invece regalò ai nerazzurri una vittoria incoraggiante con un gran gol. Torna in campo dopo le cinque giornate di squalifica e cerca di chiudere al meglio una stagione per lui particolarmente tribolata, tant’è vero che la sua permanenza in maglia nerazzurra è tutt’altro che certa.  Giacomo Bonaventura sicuramente  proverà qualche brivido quando metterà piede in campo e ascolterà con un po’ di emozione gli applausi dei fans nerazzurri nei suoi confronti. Nove stagioni con la maglia dell’Atalanta, da quando aveva sedici anni fino all’anno scorso, non si scordano tanto facilmente, soprattutto se uno se ne va in una grande squadra dopo anni trascorsi ad imparare l’arte del gioco del calcio. E Jack a Milano, seppur in una squadra senza né capo né coda, è stato uno dei pochi a salvarsi E non è un caso che gli sono state aperte le porte della nazionale.  Non è così per Pippo Inzaghi, che sicuramente ricorda gli anni prima di Leffe e poi dell’Atalanta: anni belli, di gol e di gloria mentre stasera si siederà per l’ultima volta sulla panca rossonera, accusato di non essere adatto a guidare una grande squadra. Come se il fallimento del Milan fosse tutta colpa sua.
Giacomo Mayer