Se il livello dei colpi è questo, preso Luis Muriel, in dirittura nonostante tutto per Malinovskyi, tutelandosi con l’arrivo del talentuoso Fofana dall’Udinese nel caso il Genk dovesse continuare a fare le bizze, incessante lavoro sull’asse Bergamo-Roma per avere El Shaarawy e in costante contatto con Cagliari per prendere Pavoletti, stiamo assistendo alla nascita di una squadra che può giocarsela addirittura con Juventus e Napoli per la conquista del prossimo scudetto e che in Champions potrà dire la sua contro qualsiasi avversaria.

Percassi sta mantenendo le promesse fatte a Gasperini, quelle che nella famosa mattinata hanno fatto ammutolire mesi di sirene che arrivavano da Roma: rosa interamente confermata, Pasalic compreso, ottanta milioni sul piatto per l’acquisto di cinque big, tre dello stesso livello dei mostri sacri là davanti, più due centrocampisti in grado di far fare un’ulteriore salto in avanti, con tutte le pedine già a Bergamo prima dell’inizio del ritiro. Nel 2018-2019 la Dea ha chiuso al terzo posto, e il gap con le prime due della classe è da imputare a un inizio di stagione un po’ balbettante per due fattori: il mercato chiuso nelle ultime ore e l’assenza di Ilicic, l’insostituibile genio nerazzurro. Nell’annata che si sta aprendo questi problemi non ci saranno più. Facendo i dovuti scongiuri, Gasperini sarà ai nastri di partenza con vecchi e nuovi eroi, lo stesso Muriel, adesso infortunato, tra un mese sarà già a lavorare col gruppo. E poi ci sarà la consapevolezza acquisita nel fenomenale girone di ritorno, il piglio che hanno solo le big, la forza nei propri mezzi e la sicurezza dell’automatismo perfetto per andare a espugnare il San Paolo tenendo sempre in mano il pallino del gioco o per dettare legge allo Juventus Stadium senza il minimo timore reverenziale di fronte a Cristiano Ronaldo e compagnia (calcisticamente) danzante.

Che dire? Che l’Atalanta può davvero diventare il famoso terzo incomodo nella lotta al tricolore 2020, anche perché la Vecchia Signora sarà in un anno di transizione, il primo dell’era Sarri, da vivere a Torino col pensiero fisso di una Champions che manca da troppo tempo, e, ad ora, sia il Napoli che l’Inter non sembrano intenzionati a far fuoco e fiamme in sede di calciomercato, evitando di parlare di Milan e Roma che sono alle prese con un doveroso ridimensionamento.

Ci sarà da divertirsi, la Dea per la prima volta nell’epoca d’oro gasperiniana parte già bella che costruita, dalle fondamenta, una linea difensiva tra le migliori in circolazione che riavrà il superbo Toloi, fino ai piani alti, il magico tridente a cui se ne sta aggiungendo uno di scorta altrettanto da sogno. E se nel settembre scorso avevo proposto al mio amico Flavio, bomber che nelle serate di martedì e di giovedì regala magie su magie al campo di Orio, tifosissimo atalantino, di giocarci duecento euro sull’ingresso in Champions dei nerazzurri, scommessa mai fatta a causa della mia pigrizia, nei prossimi giorni gli proporrò di andare in ricevitoria a mettere qualche soldo su quello che dieci anni fa pareva impossibile, ma che adesso potrebbe succedere, lo scudetto a Bergamo anche per via di qualcosa che in Italia nessuno ha e che fa giocare i bergamaschi spesso in dodici, una tifoseria unica, calda e dalla passione immensa.

Matteo Bonfanti