Sabato 13 agosto, ore 18.30 comincia il sessantaduesimo campionato di serie A, a girone unico, dell’Atalanta. Affronta a Marassi la Sampdoria in una nuova e anomala stagione che andrà di corsa, subito quattro partite in questa “feria d’agosto”, ma Cesare Pavese non c’entra, e poi altre undici, si gioca fino al 13 novembre quando i nerazzurri affronteranno a Bergamo l’Inter prima della lunga sosta causa il campionato mondiale in Qatar che i giocatori italiani, e noi con loro, vedranno spaparanzati davanti alla tv.
Dopo quattro entusiasmanti stagioni in giro per l’Europa l’Atalanta si dedicherà solo al campionato lasciando alle sette squadre che l’hanno preceduta in classifica, nello scorso campionato, il godimento di giocare in Champions, in Europa League e in Conference. Eravamo abituati talmente bene noi bergamaschi che ci pare strano adesso avere a che fare solo con Monza, Cremonese, Sassuolo e via dicendo. E in queste ore di vigilia non mancano interrogativi intorno alle prossime prestazioni della Dea. Il 22 maggio scorso, dopo Atalanta-Empoli 0-1, è cominciato un lungo e anche spropositato dibattito sulla fine dei sogni di gloria: cambiare o conservare con qualche ritocco? Ecco, siamo ancora al punto di partenza. Gasperini ha confermato, l’altra sera dopo la festa allo stadio, di non essere soddisfatto del mercato, si aspettava altro ma è fiducioso che nel rush finale arrivi qualche novità. Pochi giorni prima Luca Percassi ha, invece, dichiarato che la squadra è ben coperta in tutti i ruoli del campo. Vedremo in questi giorni se è solo il solito gioco delle parti o è una diversità di vedute. Nell’attesa l’Atalanta resta a metà del guado o, se si vuole, nel limbo. Comunque le novità non mancano: il riscatto di Demiral, gli acquisti di Ederson, è già un beniamino dei tifosi, e Lookman, la crescita di Scalvini, la sorpresa Okoli e la conferma della coppia colombiana, seppur si registrino il “caso Palomino” e il prossimo addio di Freuler, oltre che la scomparsa di Ilicic dai radar.
Resta un’Atalanta che può dire la sua, ancora una volta, anche perché non c’è stata la rivoluzione, sono rimasti giocatori che fino a pochi mesi fa erano invidiati da tutti gli spalti d’Europa¬, non sono, quindi, imbrocchiti improvvisamente e al timone c’è sempre il protagonista numero uno delle recenti glorie: Gasperini. E da quanto si è visto il calore e la passione dei bergamaschi sono intatti, ovviamente in fase di mercato tutti vorrebbero il colpo grosso ma anche la bicefala dirigenza atalantina, di qua e di là l’oceano Atlantico, non può permettersi esborsi eccessivi. La recessione non fa sconti nemmeno al pazzo mondo del calcio.
L’Atalanta, stavolta, si trova ai margini del “sancta sanctorum” della serie A. Alla vigilia del campionato e quando mancano una ventina di giorni dalla fine del mercato, Milan e Roma danno l’impressione di possedere una posizione invidiabile, l’Inter è ancora in assestamento e la Juventus è un cantiere aperto, Napoli è un “cupio dissolvi” causato dal suo presidente e, quindi, restano Lazio e Fiorentina che non sono di più e di meglio della Dea. Dietro non sembra nascere una concorrenza agguerrita: Sassuolo è a metà del guado, il Verona sta svendendo a più non posso, il Toro è un punto di domanda e poi le altre. C’è la spettacolare eccezione del Monza ma Stroppa riuscirà a trasformare tante belle figurine in una squadra competitiva? Insomma, alla fine di questo excursus, l’Atalanta non ci sembra messa poi così male. Abbiate fede. Poi dal 2 settembre si vedrà.
Giacomo Mayer