Fabrizio Carcano

L’Atalanta dei Percassi, di Antonio Percassi che detta la linea e di Luca Percassi che lavora in prima fila, è unanimemente riconosciuta da tutti come un Re Mida del nostro calcio che trasforma in oro tutto quanto tocca.
Non è una novità, succede da anni, dal 2010 in poi, da quando i Percassi sono tornati al timone societario.
Ma questo inizio di gennaio del nuovo decennio è qualcosa di strabiliante, che sta lasciando tutti a bocca aperta.
Perché l’Atalanta le azzecca tutte, non ne sbaglia una e ci guadagna sempre!

Quando accaduto in questa prima parte di gennaio è qualcosa si stupefacente, di meraviglioso, da insegnare nelle facoltà di economia e marketing.
Due settimane in cui la dirigenza atalantina è riuscita a concludere un affare da 40 milioni vendendo alla Juventus il prospetto Dejan Kulusevski, un ragazzo che, con tutto il rispetto, non è ancora arrivato a venti presenze da professionista, uno che non ha mai giocato in una coppa europea, uno che in maglia atalantina aveva collezionato appena tre gettoni per nemmeno novanta minuti complessivi.

Poi l’Atalanta ha piazzato un Musa Barrow che, con tutto il rispetto, stava deludendo le attese, per usare un eufemismo, dopo i facili entusiasmi iniziali, uno che aveva segnato un solo gol negli ultimi 18 mesi, collezionando costanti voti negativi in pagella, al Bologna per 13 milioni più sei di bonus: senza contare che sempre al Bologna potrebbe finire l’oggetto misterioso Roger Ibanez, addirittura per una cifra intorno agli 8 milioni complessivi, per un ragazzo che ha giocato finora cinque minuti in serie A…
E poi il capolavoro Mattia Caldara, riportato a casa costo zero fino al giugno 2021 quando poi potrà decidere se riscattarlo oppure no a 15 milioni, ovvero la stessa cifra per cui era stato venduto alla Juventus nel gennaio 2017.
Il tutto con la metà del suo stipendio pagato dal Milan!
Roba da non crederci.

E si potrebbero aggiungere, andando indietro di qualche mese, un Pasalic da due anni in prestito a Bergamo ad appena un milione a stagione, con un riscatto a soli 15 milioni a giugno, quando ne vale oggi più del doppio.
Il tutto senza scomodare tutte le plusvalenze da oltre 150 milioni realizzate in questi anni, senza mai indebolire la squadra, vendendo a peso d’oro Gagliardini, Cristante, Mancini, Bastoni e Kessie, oppure monetizzando giocatori fuori dai programmi come Petagna, Kurtic, Cornelius, che hanno portato un altro tesoretto interessante.

Chapeau a Luca Percassi, diventato l’uomo del mercato.
E chissà che tra poco non si presenti qualche premier di qualche grande potenza occidentale a bussare alla porta degli uffici di Zingonia per chiedere un consiglio per sistemare i bilanci del proprio Stato.
E per domandare un semplice: ‘Ma voi Percassi come fate?