E’ un finale di campionato fuori da ogni norma. E allora perché l’Atalanta non può vincere lo scudetto? Troppi i punti che ci separano dalla Juventus: dodici. E mancano undici partite al termine. Mentre non è una chimera il secondo posto, la Lazio è a più otto e l’Inter a più quattro. Insomma l’impresa che esalterebbe Bergamo non è fuori dalla portata. Si può comunque sognare senza essere considerati dei visionari o, peggio, dei fuori di testa. Sono i numeri sciorinati dalla squadra nerazzurra che ci fanno credito. Il gioco, l’organizzazione, un paio di fuoriclasse in campo, il fuoriclasse in panchina (anche se , adesso, sostiene che si può fare a meno di lui, durante la partita, perché i giocatori sanno cosa devono fare) ingredienti di un cibo prelibato. Gasperini è un autentico maestro. Non c’è niente da fare. E intanto continua la ridda di record e primati che rendono la formazione nerazzurra unica nel nostro campionato, in attesa delle sfide in Champions. E’ stata la rimonta numero quattordici quella di mercoledì sera (su ventisette partite giocate). Questo significa non aver paura di nessuno ma ,soprattutto, non abbattersi davanti agli errori. Palomino, ad esempio, ha giocato mezzora da incubo, sbagliando uscite, perdendo Immobile e, invece, è stato il match-winner con il gol del 3-2. Carattere indomito, De Roon ha addirittura segnato nella sua porta con intervento precipitoso, per dieci minuti è sembrato in balìa degli eventi, poi si è trasformato in un guerriero che si è subito lavato la macchia giocando senza paura, Malinovskyi ha faticato, e non è la prima volta, ad entrare in partita ma poi ha cominciato a bombardare il malcapitato Strakosha fino allo stordimento con il gol del 2-2. Un capolavoro balistico. Senza dimenticare che Ilicic era in panchina e Pasalic squalificato. E i 77 gol realizzati? Record eguagliato quando si devono giocare ancora undici partite. Insomma se la Juve, purtroppo, è lontana, la corsa su Lazio e Inter non è impossibile. L’Atalanta giocherà a Bergamo con Napoli, Sampdoria, Brescia, Bologna e Inter, fuori con Udinese, Cagliari, Juventus, Verona, Milan e Parma. La squadra di Simone Inzaghi, ventuno risultati utili consecutivi, l’altra sera poteva e doveva fare il salto di qualità per un imprimatur sulla via dello scudetto. Prima però ricordiamo il gesto di profonda umanità dei laziali che hanno voluto onorare le vittime della pandemia con una visita al cimitero di Bergamo. Lotito è quel che è ma bisogna riconoscere una spiccata sensibilità. In campo la Lazio ha fatto sfracelli per mezzora senza però affondare l’Atalanta, poi si è sgretolata sotto le incessanti ma giudiziose manovre atalantine fino a soccombere. Dimostrando una condizione fisica precaria. Non solo, per lottare e magari vincere lo scudetto devi annoverare una rosa adeguata. Che non è a disposizione dei biancocelesti . La Lazio è arrivata a Bergamo senza Lulic, Luiz Felipe, Marusic, Lucas Leiva, insomma una panchina corta e con cambi non all’altezza che rendono complicata la rincorsa alla Juve. Il calendario prevede cinque partite in casa (Fiorentina, Milan, Sassuolo, Cagliari e Brescia), sei fuori (Torino, Lecce, Udinese, Juventus, Verona e Napoli). La rimonta dell’Inter è durata nemmeno una partita, recuperato il confronto con la Sampdoria, la squadra di Conte non è stata in grado di sfruttare il passo falso dei laziali, subendo il pari e tre gol dal Sassuolo che ne aveva appena incassati quattro a Bergamo. Conte continua i lamenti, eppure ha una rosa più completa e più ricca della formazione di Inzaghi ma resta sempre in bilico. Flop in Champions, flop in campionato, flop in Coppa Italia resta solo l’Europa League, una competizione che non entusiasma il club nerazzurro. E lo stesso Conte ha meno sicumera del solito. A San Siro i nerazzurri affrontano Brescia, Bologna, Torino, Fiorentina e Napoli, fuori Parma, Verona, Spal, Roma, Genoa e Atalanta. E’ tempo di passioni.
Giacomo Mayer