Dopo venticinque giornate di campionato tutto da rifare, almeno per quanto riguarda l’Europa League, per l’Atalanta la Champions era un sogno proibito ma era giusto sognare. In pochi punti si è formato un complicato mucchio selvaggio: Roma, Lazio, Atalanta, Torino, Fiorentina e Sampdoria. E i posti disponibili sono due. Mentre la Roma respira aria di Champions insieme al Milan, le altre si avviano al gioco mortale degli scontri. Chi perde, va fuori. E in questo intreccio, quasi perverso, si staglia all’orizzonte la Coppa Italia che assegna un posto in Europa League. Così i due obiettivi corrono paralleli. Martedì si gioca Lazio-Milan, mercoledì Fiorentina Atalanta. I nerazzurri si presentano al Franchi reduci da una sconfitta sconcertante che ha minato convinzioni e certezze con un grido d’allarme per una difesa non proprio inappuntabile mentre i viola di Pioli si sono esaltati nel rimontare l’Inter, grazie anche al vento (punizione di Muriel) e al regalo di Abisso (rigore regalato). Chissa perché la Fiorentina sia sempre al centro dell’occhio Var anche se, domenica sera, l’arbitro ha deciso di testa sua dopo aver controllato le immagini. Mah? Non facciamo dietrologia. Eppure Rizzoli ha designato Doveri che a Firenze, nella partita di andata, non ha chiamato Valeri al Var sul “tuffo” di Chiesa. Nel frattempo però l’Atalanta deve guarire dai suoi malanni di stagione, i ritorni in campo di Gomez e di De Roon sono decisivi, lo stato di forma di Pasalic, che sostituisce lo squalificato Freuler, è confortante mentre resta il ballottaggio per il terzo difensore tra Masiello e Mancini (Palomino al centro al posto dello squalificato Djimsiti). Non poche perplessità per le varie incertezze di Berisha. E’ un portiere che si esalta nelle uscite a terra mentre sulla linea di porta palesa dubbi, poca reattività e tempi spesso errati sulle palle alte. Che non fosse un fenomeno lo si sapeva già ma le due precedenti stagioni non erano negative. Eppure nella scorsa estate la società ha riscattato Gollini per 5 milioni all’Aston Villa ed aveva messo sul mercato il portiere albanese. All’inizio di stagione giocavano sia uno che l’altro, poi la scelta definitiva ha premiato Berisha. Una volta, ma è trascorso tanto tempo, il portiere “ comandava” la difesa anche con urlacci e regalava certezze ai compagni, oggi è tutto più complicato, bisogna giocare spesso con i piedi (e il nostro non è un mostro) e infondere sicurezza. Da fuori si ha l’impressione che i compagni di reparto non si sentano sicuri. Sia chiaro: non è un “brocco”, è un buon portiere di serie A con alti e bassi. E in certi frangenti di campionato bisogna far meglio.
Giacomo Mayer