AtenePiazza Monastiraki non è l’ombelico di Atene, eppure sembra essere nel centro del centro tra le storiche viuzze del mercato delle pulci e un traffico caotico e strombazzante che fa venire il mal di testa. Appena usciti dalla metropolitana basta girarsi e con il naso all’insù e si guarda il Partenone che fa sempre un effetto straniante. Ed è sacrosanto visitare l’Acropoli e il Partenone, un tuffo salutare dove è nata la nostra civiltà. A parte il vento di tramontana, è una goduria per lo spirito. Ma è tutta Atene che è così e si vede subito l’effetto che fa. In tutti i sensi. Da Pericle alle trame noir di Petros Markaris: i suoi romanzi colgono al volo la dimensione della città che non ha un attimo di respiro. Sembra che gli ateniesi abbiamo fretta, non possano fermarsi un attimo, del resto la viabilità della capitale ellenica non concede tregua. Un esempio concreto: se gradite un tour sui famosi bus gialli o rossi, a due piani, tanto per un’infarinatura breve, armatevi di pazienza. Servono almeno due ore abbondanti: i semafori sono sempre rossi, le gimkane degli automobilisti sono come una gara di Indianapolis. Per fortuna la metropolitana ha una rete moderna e organizzata che porta in qualsiasi parte della capitale, migliore, ma nettamente, di quella di Roma, tanto per citare le due città culle dell’Occidente.
L’Olympiakos, intesa come polisportiva, ha sede a Faliro, Pireo. In pratica è quartiere a se stante, tutto è biancorosso, a poche centinaia di metri dal “Georgios Karaiskakis”, ecco lo “Stadio della Pace e dell’Amicizia”, l’arena del basket, dove stasera, che concomitanza, gioca l’Armani Milano. Nei dintorni non solo store, anche bancarelle di frutta varia, una di queste vende solo fragole giganti. Poi il porto dei traghetti che portano nelle mille e più isole del mar di Grecia e le lunghe spiagge. Accanto la sopraelevata, snodo viario cruciale verso Atene. Non si deve guardare l’orologio, quando si arriva, si arriva. Nei ristorantini attorno allo stadio abbondano i souvlaki, spiedini di ogni tipo di carne, dall’agnello al pollo e al maiale. Gli avventori sono per la maggior parte pensionati o, addirittura, tavolate di eleganti e attempate signore, truccatissime, che divorano allegramente piattoni di carne allo spiedo, appunto, patatine e “ntakos” di feta, cetrioli, olive, pomodori e cipolle. Come godersi la vita.
Giacomo Mayer

Nella foto, Giacomo Mayer con Fabio Gennari