Due persone genuine, schiette, apprezzatissime dagli allenatori avuti in carriera; garanzie ultra-rodate, per la categoria in oggetto. Fabio Buelli e Daniele Minetti esemplificano più di chiunque altro il concetto di “giocatori di categoria”; status che accresce il proprio prestigio quando di mezzo ci sono la Promozione, intrisa com’è di agonismo e di attenzione per i dettagli tecnico-tattici, e il perfetto connubio di quantità, qualità e professionalità che elementi come “Bue” e “Mine” possono vantare. E come spesso accade con “Attenti a quei due”, giunta al ventiquattresimo capitolo, di mezzo c’è un’amicizia che nata in giovanissima età cresce e si consolida con il pallone e con la condivisione di valori umani autentici. Esplosi calcisticamente a Ponteranica, fatta salva una parentesi di calcio giovanile, peraltro vissuta da entrambi, all’Alzano Virescit, i due hanno condiviso l’epopea della squadra bluceleste, storicamente associata a Dario Silini e a una permanenza da record in Promozione. Tra mille avventure – come non ripensare del resto a quella creatura, quasi mitologica, presieduta da Pierpaolo Piastra e guidata da due totem del calcio bergamasco come Fabio Drago e Bruno Sesani – Buelli e Minetti hanno rappresentato le colonne più granitiche, il baluardo per un progetto tecnico protrattosi per quasi un decennio, tra alti e bassi; tra tornei più sofferti e ambiziosi proclami, mai però culminati nella ciliegina più gustosa, chiamata titolo. Ammainata la bandiera di quel Ponteranica, i due si sono allontanati per due anni, quanto basta perché Minetti divenisse voce autorevole negli intenti del Lemine Almenno, allora guidato dal tandem Ferrari-Pellegrinelli, prima di ritrovarsi nella novità più fresca e convincente della Promozione orobica, il Bergamo Longuelo del presidente Fabio Locatelli. Insomma, dove c’è programmazione, ci sono “Bue” e “Mine”, perni inamovibili per un centrocampo e una squadra che coltivino non soltanto ambizione, ma anche attenzione al gruppo, a quei valori umani che, con simpatia e un’innata intesa, mettono in campo nel corso della loro intervista doppia.
Nome, Cognome, Soprannome.
F.B.: “Fabio Buelli, soprannome “Bue”. O “Cuchu”, ma questo è solo per pochi”.
D.M.: “Daniele Minetti, “Mine” per quasi tutti”.
Professione.
F.B.: “Progettista meccanico”.
D.M.: “Ho un’impresa edile con mio papà”.
Incarico nel dilettantismo.
F.B.: “Centrocampista del Bergamo Longuelo”.
D.M.: “Giocatore del Bergamo Longuelo, ruolo centrocampista/attaccante”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
F.B.: “Ad agosto, si spera”.
D.M.: “Difficile pronosticare una data. Spero riprenderemo quando si tornerà alla normalità”.
Il tuo sportivo preferito.
F.B.: “Francesco Totti, era fortissimo, oltre che il Capitano e una bandiera. E poi, avrei voluto avere i suoi piedi (ride, n.d.r.)”.
D.M.: “Il più stimato per me è Seedorf, perché oltre che un giocatore completo è sempre stato un esempio di professionalità”.
Squadra del cuore. Da sempre?
F.B.: “Nessuna squadra del cuore, ma tifo Atalanta”.
D.M.: “Milan, da sempre”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri.
F.B.: “La vittoria dell’Atalanta contro il Liverpool, ad Anfield Road”.
D.M.: “Liverpool-Milan 1-2, finale di Champions del 2007, ad Atene”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
F.B.: “Ho iniziato a giocare nel mio quartiere, all’Oratorio Boccaleone, con una brevissima parentesi all’Alzano Virescit: è fallito quello stesso anno. Anni dopo arrivo a Ponteranica, Allievi, Juniores e poi l’esordio in prima squadra. Dopo otto stagioni decido di andare al Bergamo Longuelo dove sono tuttora”.
D.M.: “Ho iniziato a sei anni nel mio paese, a Ponteranica, dove ho fatto tutto il settore giovanile, tranne che per una parentesi di qualche mese all’Alzano Virescit. Poi otto anni di prima squadra sempre a Ponteranica, altri due alla Lemine Almenno ed ora sono da due anni a Longuelo”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
F.B.: “Il più bello è il primo gol in prima squadra. Il più brutto è e resterà il ricordo di questa pandemia. Ci ha cambiato la vita e ci ha tenuto lontano dai campi”.
D.M.: “ Il più bello è legato ai tre gol in un Casazza-Ponteranica. Il più brutto? Non saprei, forse il rammarico per essere uscito al primo turno nelle due occasioni in cui ho disputato i playoff per salire in Eccellenza”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
F.B.: “Non penso a nessun dirigente in particolare, anche se ho avuto la fortuna di conoscere allenatori e presidenti grandiosi. Un giocatore da citare sicuramente è Giulio Fogaroli, l’ho sempre stimato come avversario”.
D.M.: “Di dirigenti ne stimo molti, ma non ne ho uno in particolare. Come giocatori, invece, ho avuto la fortuna di giocare con tanti bravi, quindi mi ritengo soddisfatto così”.
Il tuo sogno nel cassetto.
F.B.: “Fare un’esperienza lavorativa all’estero”.
D.M.: “Costruire una famiglia con degli ideali giusti”.
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
F.B.: “Vincere un campionato di Promozione, dato che ne ho fatti tanti e non ci sono mai riuscito”.
D.M.: “Vincere un campionato, a Longuelo sarebbe perfetto”.
Una persona cui sarai sempre grato.
F.B.: “I miei genitori, sempre al mio fianco”.
D.M.: “Oltre ai miei genitori e a mia sorella, c’è sicuramente la mia ragazza”.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
F.B.: “Un pregio è la generosità. Un difetto forse è la timidezza”.
D.M.: “Il pregio è la voglia di voler migliorare sempre. Il difetto è l’agire troppo d’istinto”.
Un pregio e un difetto dell’altro.
F.B.: “Un pregio la sua genuinità, è davvero un ragazzo di cuore. Un difetto è forse l’impulsività”.
D.M.: “Il pregio è la tranquillità, sa gestire ogni situazione con la calma giusta. Faccio fatica a trovargli un difetto, forse alcune volte è troppo buono”.
Ricordi quanto vi siete conosciuti?
F.B.: “ La prima volta è stata ai provini con l’Alzano Virescit”.
D.M.: “Da piccoli all’Alzano Virescit”.
Il compagno più forte con cui hai giocato?
F.B.: “Ovviamente “Mine” (ride, n.d.r.). Però ricordo con piacere anche Stefano Dalola (con Buelli e Minetti a Ponteranica, n.d.r.), un giocatore con tante qualità, non solo calcistiche ma anche umane”.
D.M.: “Fabio è uno dei più completi. Matteo Capelli il più forte tecnicamente, mentre Magitteri (con Minetti sia al Ponteranica che al Lemine Almenno, n.d.r.) è quello che vorrei sempre con me in squadra”.
Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
F.B.: “Non credo ci sia una coppia in particolare. Di solito lui segna, io invece no. Per caratteristiche, direi che io posso fare Cambiasso e lui Shevchenko”.
D.M.: “ Non lo so, questo lo faccio scegliere a lui che ne capisce più di me di calcio (ride, n.d.r.)”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia.
F.B.: “Non c’è un ricordo in particolare. Ci sono le tante emozioni vissute dentro e fuori dal campo”.
D.M.: “Sicuramente ci sono le tante avventure insieme in campo, ma i ricordi più simpatici sono per quello che abbiamo vissuto al di fuori dal calcio”.
Manda un saluto all’altro.
F.B.: “Grande “Mine”!!! Mi raccomando, tieniti in forma (ride ironico, n.d.r.). A presto!!”.
D.M.: “Ciao Fabione, stammi bene, spero di riabbracciarti presto. Ah, quando sei al limite dell’area tu non tirare, passala (ride, n.d.r.)”.
Nikolas Semperboni