La ventottesima puntata di “Attenti a quei due” porta a galla importanti pagine di Serie D, attraverso l’epopea di due dei più fieri interpreti. Protagonisti di lungo corso, accomunati dalla trafila nel vivaio dell’Albinoleffe e da una parentesi di spicco quale quella all’allora Pontisola, Paolo Carminati e Nicholas Rossetti rappresentano la raffinata garanzia per un’Eccellenza che vale a tutti gli effetti da presente calcistico. Se però, nel caso di Rossetti, elemento offensivo tutto estro e colpi di genio, lo stop forzato si è prolungato ulteriormente a seguito della rinuncia operata dalla Cisanese, Carminati non ha perso l’occasione offerta dal ritorno in campo dello Zingonia Verdellino, impugnandone le redini della difesa e spiccando, oltre che per esperienza, per una duttilità che da tempi non sospetti suona da valore aggiunto. Ma al netto dei discorsi di campo, risalta l’amicizia, che profuma della complicità più profonda. Bergamaschi doc, avvezzi alla Serie D a tinte orobiche, “Carmi” e “Rosse” chiedono primariamente di poter tornare a una vita che, in quanto normalità e abitudinarietà, è in grado di offrire non solo scontri fratricidi sul terreno di gioco, ma anche grigliate e momenti di convivialità.
Nome, Cognome, Soprannome.
P.C. “Paolo Carminati, “Carmi” o “Paul””.
N.R.: “Nicholas Rossetti, “Rosse””.
Professione.
P.C.: “Project Manager in un’azienda informatica”.
N.R.: “Caporeparto in una ditta di materiale isolante”.
Incarico nel dilettantismo.
P.C.: “Giocatore dello Zingonia Verdellino, difensore e ormai ex centrocampista”.
N.R.: “Giocatore, ruolo trequartista”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
P.C.: “Parte dell’Eccellenza è già ripartita, nel rispetto dei protocolli sanitari e con la massima attenzione. La mia attuale squadra fa parte del gruppo di squadre che ha ripreso”.N.R.: “Confido che la prossima stagione sia quella buona (e con le mani giunte mostra di sperarci per davvero, n.d.r.)”.
Il tuo sportivo preferito.
P.C.: “Per professionalità, personalità e classe, Paolo Maldini”.
N.R.: “Ronaldinho, per la sua fantasia e qualità”.
Squadra del cuore. Da sempre?
P.C.: “Simpatizzo da sempre per l’Atalanta, mio padre mi portava allo stadio da piccolo, e per l’Inter, visto che mio nonno è stato un super tifoso”.
N.R.: “Inter, da sempre”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri.
P.C.: “Da tifoso, direi sicuramente la finale dei Mondiali 2006, avevo 14 anni. Mi ricordo che dopo i rigori ci siamo diretti a festeggiare verso il centro città, ma siamo dovuti tornare indietro dopo essere rimasti imbottigliati un’ora in un traffico incredibile. Ovunque era un’esplosione di gioia: auto, motorini, persone che esultavano e urlavano”.
N.R.: “Da interista, credo sia scontato. La vittoria di Madrid (finale di Champions League del 2010, n.d.r.) ha rappresentato una serata indimenticabile. Soprattutto, quando, a mezzanotte, io e mio zio abbiamo obbligato la nonna a cucire una sagoma di stoffa con la forma della coppa sulla bandiera nerazzurra. Bellissimo!”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
P.C.: “Dopo i primi anni tra Valbrembo e Paladina, ho fatto tutto il settore giovanile dell’Albinoleffe, dagli Esordienti fino alla Primavera. Il mio primo anno fra i grandi è stato a Renate, nella ex Lega Pro 2. Poi tanta Serie D, girando più o meno tutta la Bergamasca: due anni all’Aurora Seriate, Pontisola, Ciserano, Scanzorosciate. Infine l’Eccellenza, ho passato tre anni alla Cisanese e questo è il mio primo anno allo Zingonia Verdellino”.
N.R.: “Ho iniziato nella squadra del paese, a Solza, poi un anno a Merate e uno all’Isola. Dopo, sono stato quattro anni all’Albinoleffe, fino agli Allievi, per poi passare al Pontisola, dove ho conosciuto per la prima volta il calcio dei grandi. Qui ho giocato in Serie D per due anni e mezzo, trasferendomi a gennaio in Eccellenza all’AlzanoCene, dove abbiamo vinto il campionato. Poi sono arrivati tre anni a Verdello, sempre in Eccellenza, uno in Promozione a Pradalunga ed ora due anni alla Cisanese”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
P.C.: “Se devo scegliere un momento preciso, direi il gol al Piacenza, stagione 2015-2016 (6 gennaio 2016, Piacenza-Ciserano 2-2, n.d.r.), in uno stadio importante come il “Garilli”. Il più brutto viene dall’avvio di campionato con lo Scanzo, abbiamo raccolto un punto nelle prime sei partite”.
N.R.: “Il ricordo più bello è sicuramente l’esordio in prima squadra con il Pontisola, a Gubbio, in Coppa Italia (6 agosto 2012, n.d.r.), dove abbiamo vinto 5-4 ai supplementari e ho segnato il gol decisivo. Il più brutto è il rigore fallito, sempre con il Pontisola, nella finale di Coppa Italia di D (3 aprile 2014, n.d.r.), perché purtroppo dopo il mio errore abbiamo perso”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
P.C.: “Ci sono tanti dirigenti e collaboratori con i quali mi sarebbe piaciuto avere a che fare in un ambiente extra-calcistico, questo sì. Presidenti, dirigenti, sponsor, persone d’azienda; ma anche collaboratori, magazzinieri, addetti ai campi. Sceglierne uno sarebbe riduttivo”.
N.R.: “Avrei voluto lavorare con mister Roby Crotti, perché ho sempre avuto grande stima nei suoi confronti, sia come allenatore sia come persona. Un giocatore con cui non ho mai giocato, ma con il quale mi piacerebbe giocare, è Isella (attaccante della Casatese, n.d.r.), che reputo uno dei migliori degli ultimi anni”.
Il tuo sogno nel cassetto.
P.C.: “Di sogni ne ho tanti, uno di questi sicuramente è viaggiare di più. Ho già in mente parecchie mete da visitare nei prossimi anni”.
N.R.: “Innanzitutto avere una famiglia, poi viaggiare con loro in tutto il mondo”.
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
P.C.: “Mi piacerebbe vincere un campionato, cosa che ancora mi manca. Il fatto che mio fratello (Marco Carminati, attualmente in forza al Siena, n.d.r.), già al primo anno di prima squadra, a Mantova, ne ha vinto uno, mi fa pensare ancora più fortemente a questo traguardo”.
N.R.: “La mia ambizione, fino a qualche anno fa, era quella di provare a vivere il calcio professionista. Ma ormai credo che il treno sia passato, quindi dico che vorrei vincere un altro campionato”.
Una persona cui sarai sempre grato.
P.C.: “I miei genitori”.
N.R.: “Fabio Pandini e Fabio Drago, due allenatori che per la mia crescita personale e calcistica sono stati fondamentali”.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
P.C.: “Come pregio, credo di essere razionale nell’affrontare la maggior parte delle situazioni. Come difetto, sono decisamente permaloso”.
N.R.: “Il pregio è la tecnica, il difetto è il carattere”.
Un pregio e un difetto dell’altro.
P.C.: “Calcisticamente parlando, ha qualità da vendere. E fuori dal campo, ha un grande cuore. Il difetto è che, oltre a essere un testone, in campo talvolta eccede nei virtuosismi”.
N.R.: “Il suo grande pregio è l’intelligenza. Il difetto? Purtroppo, quando ci siamo ritrovati aveva già cambiato ruolo e non ho più potuto ricevere le sue incredibili imbucate (ride, n.d.r.)”.
Ricordi quanto vi siete conosciuti?
P.C.: “Ci siamo conosciuti da avversari in tante battaglie sul campo, quando lui era a Ponte e io a Seriate. Siamo stati compagni di squadra a Ponte, poi ci siamo ritrovati alla Cisanese lo scorso anno”.
N.R.: “Ci siamo conosciuti al Pontisola, ma lo conoscevo già di vista dai tempi dell’Albinoleffe, quando andavo a sbirciare gli allenamenti dei ragazzi più grandi”.
Chi è il compagno più forte con cui hai giocato?
P.C.: “Escluso, naturalmente, il collega qua presente, per la carriera che sta avendo, direi Belotti, capitano del Torino e centravanti della Nazionale. In prima squadra, Salandra, senza ombra di dubbio. Giocatore superiore, da altra categoria”.
N.R.: “Compagni forti ne ho avuti tantissimi, fortunatamente, e Paolino è sicuramente tra loro. Se però devo fare un nome, dico Stefano Salandra, anche se non posso dimenticare Spampatti, Pellegris, Augello, Crotti, Buelli…e potrei andare avanti ancora”.
Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
P.C.: “Sportivamente parlando, mi vengono in mente De Vrij e Perisic, per ruolo e caratteristiche”.
N.R.: “A nessuno, noi siamo unici! (ride, tra il serio e il faceto, n.d.r)”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia.
P.C.: “Una splendida grigliata a casa sua, Ferragosto 2019, prima del Covid. Rosse è un grigliatore professionista: le sue costine glassate con salsa BBQ sono superlative”.
N.R.: “Due anni fa, abbiamo passato il Ferragosto insieme. È stato fantastico!”.
Manda un saluto all’altro.
P.C.: “Ciao Rosse, aspetto un tuo invito per quest’estate. Speriamo di poterci incontrare presto anche sul campo da gioco. Un grande abbraccio”.
M.S.: “Ciao Paolino, speriamo di poterci vedere presto! Non in campo però, perché mi innervosisci da avversario!!!”.
Nikolas Semperboni