“Attenti a quei due” mette a segno il proprio 13 in schedina, chiamando in causa due nomi di grido dell’Isola bergamasca. Da una parte Mirko Ghezzi, giovane e motivato direttore sportivo, abile, nel proprio piccolo, a fare della propria attività professionale un autentico totem per il dilettantismo di casa nostra. Ghezzi, protagonista indiscusso quattro anni or sono nel salto di categoria operato dal Ponte Calcio, prima di un’esperienza più altalenante, ma pur sempre carica di spunti d’interesse, quale quella di Locate, si lega a doppio filo alla propria bottega di parrucchiere. Un affare di famiglia, visto e considerato che ad aprirla fu papà Giancarlo. Ma soprattutto, un appuntamento irrinunciabile per la schiera di appassionati che convergono, oltre che per la fatidica accoppiata “Barba e Capelli”, per la possibilità di un serrato confronto circa nomi, dinamiche e risultati che caratterizzano il nostro calcio, dalla Serie D alla Terza categoria. Tra chi, nel tempo, ha imparato ad apprezzare la verve, la spontaneità, l’immensa passione sportiva del diesse Ghezzi c’è senza dubbio Gianni Tuttolomondo: il “Puma”, per antonomasia, o “Todos”, per chi predilige le atmosfere latineggianti. Ragazzo-prodigio passato per realtà dall’indubbio blasone, una su tutte il Ponte San Pietro, il suo nome è da associare alle imprese di un club che oggi non c’è più ma che per un decennio, circa, ha tenuto banco sul limitar dell’Isola. Lo Sporting Adda Bottanuco seppe esprimere svariati talenti, peraltro ancora oggi sulla cresta dell’onda, ma “Puma” Tuttolomondo, un siciliano d’origine trapiantatosi, a suon di gol, presso svariate piazze della provincia, rappresenta fedelmente, per le indubbie potenzialità ma anche per le battute a vuote, lo spaccato di un’epoca. Divisi tra un passato che non può più tornare, implicando pure qualche rimpianto, e un futuro tutto da scrivere, anche in considerazione della pandemia ancora in corso, i due evidenziano primariamente il lato pulito dello sport, fatto di complicità e di genuina propensione al divertimento. Per il tredicesimo atto di “Attenti a quei due”, il diesse Mirko Ghezzi e bomber “Puma” Tuttolomondo.
Nome, Cognome, Soprannome.
M.G.: “Mirko Ghezzi. “Barbèr””.
G.T.: “Gianni Tuttolomondo. Soprannome: “Todos 10”””.
Professione.
M.G.: “Nella vita faccio il parrucchiere”.
G.T.: “Nella vita faccio l’autista”.
Incarico nel dilettantismo.
M.G.: “Direttore sportivo, al Real Borgogna”.
G.T.: “Sarei attaccante. Ma soprattutto, sono quello che fa i gol”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
M.G.: “Ormai non credo torneremo in campo. La cosa migliore sarebbe stato non partire quest’anno, ma aspettare che tutto si fosse sistemato”.
G.T.: “Credo a settembre, salvo miracoli”.
Il tuo sportivo preferito.
M.G.: “Shevchenko, l’”Usignolo di Kiev”. Sono cresciuto guardando i suoi gol”.
G.T.: “CR7. A mio parere, è l’attaccante più completo”.
Squadra del cuore. Da sempre?
M.G.: “Ovviamente Milan, da sempre”.
G.T.: “Ovviamente Juve!!!”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri.
M.G.: “Beh…la finale di Champions del 2003, vinta ai rigori contro la Juve. Quella non si scorda mai”.
G.T.: “Inter – Juve 1-2, dello scorso anno”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
M.G.: “Giocavo come portiere in Terza categoria al Ponte Calcio. Nello stesso anno, ho aperto il mio attuale negozio di parrucchiere, a Brembate Sopra, e così per motivi di lavoro ho dovuto lasciare la squadra. Sono dieci anni ormai che faccio il diesse. Ho iniziato a contattare qualche giocatore perché venisse al Ponte e anche grazie al mio negozio, che vede passare parecchi giocatori, qualcuno l’ho convinto. Ho fatto sei anni a Ponte, vincendo il campionato di Terza e trovandomi al fianco ottimi allenatori, come Francesco Maffeis e Aldo Donadoni. Poi sono passato al Locate, trascorrendo due anni bellissimi, con mister Massimo Locatelli e mister Marco Pellegrini. Da quest’anno ho sposato il progetto Real Borgogna, in Terza categoria, insieme al mio amico, nonché mister, Roberto Baldi. Vogliamo riportare la società in Seconda categoria”.
G.T.: “I primi calci in Sicilia, poi quando avevo 10 anni la mia famiglia si è trasferita in Lombardia, per motivi di lavoro. Da lì ho iniziato il mio percorso al Sotto il Monte, tutta la trafila nella squadra del mio paese, fino alla prima chiamata tra i grandi del calcio bergamasco. Mi chiama infatti il Ponte San Pietro del grande mister Baldon: mi ha insegnato molto e quell’anno vincemmo il campionato Allievi, potendo contare su gente come i gemelli Marroni e un bomber vero come Matteo Cavagna, che non ha certo bisogno di presentazioni. Conclusa quella stagione, però, faccio ritorno a Sotto il Monte; non perché il Ponte mi abbia scartato, ma perché a volte la mia testa non connette (e sorride, n.d.r.). Mi mancavano gli amici del paese e son voluto tornare indietro. Due anni stupendi con la squadra del mio paese valgono un’altra chiamata importante, quella dell’F.C. Isola, in Promozione. Era uno squadrone irripetibile, pieno zeppo di elementi che hanno fatto strada: Inglesi in porta e poi Ale Quadri, Verzeni, Manzoni, Frana, Giordano Colleoni, Lecchi, “Il Principe” Marcandalli, Pisoni. Quell’anno abbiamo vinto con la sigaretta e non poteva andare altrimenti, solo che un’altra volta ancora la testa non mi connette più e decido di andare a Paladina, imbarcandomi in un’annata disastrosa, culminata con un quintultimo posto. Rifaccio la valigia e accetto la chiamata dello Sporting Adda Bottanuco. Scendere in Terza a 23 anni significa fine dei sogni e, per quanto avevo combinato fin lì, stavo per mettermi il cuore in pace. E invece a Bottanuco ho trovato il mio mondo: cinque meravigliosi anni, per la tappa più lunga della mia carriera, per una scalata che ci ha visto passare dalla Terza alla Promozione. Un centinaio di gol da marcare giù e tanti ricordi indelebili. Finiti questi cinque anni, altra corsa, si va a Calusco e in sei mesi 16 gol, con al fianco un certo Nicola Erba: il più forte con cui abbia giocato. Peccato aver perso la finale con il Presezzo e la delusione fu tale che mi convinsi a cambiare ancora. Destinazione? Presezzo, appunto. Qualcuno disse pure che la finale me l’ero venduta, per poter approdare al Presezzo, ma ricordo bene come ci lasciai giù la caviglia, in occasione di quella gara. Finii all’ospedale in ambulanza. A Presezzo, tre anni stupendi, poi c’è una flessione, con scelte sbagliate, sia dentro che fuori dal campo. Ho iniziato a girovagare tra Dalmine, Vidalengo, Cologno al Serio, Comun Nuovo. Insomma, il “Todos” era al capolinea, manco segnava a porta libera. Da lì la chiamata del Locate Bergamasco, con alti e bassi a dirla tutta, ma obiettivi sempre centrati, pur con qualche fatica. Arrivando ai giorni nostri, a Terno ho ritrovato ciò che mi serviva. Infatti, iniziano ad arrivare quei gol di cui un attaccante non può fare a meno”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
M.G.: “Il ricordo più bello è la vittoria del campionato di Terza del Ponte Calcio. Eravamo una squadra davvero forte!!! Il ricordo più brutto? Bah…sono ancora un giovane diesse per avere così brutti ricordi”.
G.T.: “Il più bello è senz’altro la vittoria del campionato a Chignolo, nel 2015, dopo una stupenda cavalcata culminata con lo spareggio di Curno con il Bonate. E poi c’è il gol numero 200, segnato con la maglia dell’Aurora Terno. Il ricordo più brutto è la finale persa, con il Calusco, contro il Presezzo”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
M.G.: “Ho avuto l’occasione di conoscere personalmente Giulio Rota Nodari (ex direttore, in tempi più recenti, di Almè e Atletic Amenno, n.d.r.): grande persona! Mi sarebbe piaciuto lavorare con lui. Come giocatore, dico bomber Pellegris…ma costa troppo (e ride, n.d.r.)”.
G.T.: “Dove sono stato, ho sempre avuto dirigenti che ricordo con piacere. Ho un bel ricordo di tutti, ma tra tutti credo che sia il diesse Ghezzi, quello di Locate, quello con cui ho legato di più. Sarà che a 37 anni si matura (e ride, n.d.r.). Anche sui giocatori credo di essere sempre stato fortunato. Ho avuto sempre modo di imparare qualcosa da grandi attaccanti. Ecco, non ho mai giocato con Andrea Perico (ex attaccante di Lemine e Ponte San Pietro, n.d.r.) e un po’ mi dispiace”.
Il tuo sogno nel cassetto.
M.G.: “Non ho un preciso sogno nel cassetto. Spero nella serenità in famiglia, in amore, al lavoro. E ovviamente nel calcio!!”.
G.T.: “I miei sogni li ho esauditi quasi tutti. Mi piacerebbe vedere, un domani, i miei figli fare cose importanti nel calcio. A patto che non abbiano la mia testa, ovviamente (e ride, n.d.r)”.
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
M.G.: “Vincere tutte le partite”.
G.T.: “Vincere qualcosa a Terno, da capitano. Questo poteva essere l’anno davvero buono, a Terno non sarebbe passato nessuno”.
Una persona cui sarai sempre grato.
M.G.: “Mio papà Giancarlo. Ho seguito le sue orme da parrucchiere”.
G.T.: “Nel calcio, secondo me, bisogna essere grati a sé stessi. Sei tu che decidi se deve andare bene, o male. La famiglia aiuta, specie se hai una donna al tuo fianco che ti dà forza. Io sono fortunato, da quel punto di vista”.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
M.G.: “Un pregio: sono una persona tenace e resto sempre positivo. Un difetto è la mia insolenza. La mia compagna me lo dice spesso (e sorride abbacchiato, n.d.r.)”.
G.T.: “Nonostante i 37 anni, credo di stare bene; anche meglio di qualche ventenne. Ma io sono uno che deve giocare e segnare sempre e, se questo non succede, mi innervosisco”.
Un pregio e un difetto dell’altro.
M.G.: “Pregi non ne ha! Ma difetti tantissimi (ride, n.d.r.)”.
G.T.: “Mirko, a Locate, ci dava sempre serenità, anche quando i risultati non arrivavano. Il problema è che a volte è troppo calmo”.
Ricordi quando vi siete conosciuti?
M.G.: “Ci siamo conosciuti il primo anno di Locate. Già lo volevo portare a Ponte l’anno prima, ma mi ha sempre snobbato. Poi me lo son trovato in squadra l’anno dopo!!!”.
G.T.: “No no, chiedete a lui”.
Un bilancio del vostro percorso assieme.
M.G.: “Non è stato un percorso lunghissimo, ma da subito c’è stata sintonia tra noi due. Una meritata salvezza per il Locate”.
G.T.: “A Locate, è giunta una salvezza inaspettata”.
Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
M.G.: “Io mi ispiro al “Condor”, Adriano Galliani. Lui sceglierà sicuramente un giocatore della Juve”.
G.T.: “Io mi ispiro a me stesso, credo che il diesse dirà la stessa cosa di sé”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia.
M.G.: “Il ricordo bello viene da fuori dal campo. E sul campo…pensavo che “Il Puma” fosse tramontato, invece fa ancora la differenza all’Aurora Terno”.
G.T.: “Non c’è un periodo, o un ricordo in particolare. Ci sono tante cene, tanti aperitivi, noi due ci sentiamo sempre”.
Manda un saluto all’altro.
M.G.: “Ciao Gianni, ti aspetto in negozio quando, da Dpcm, toglieranno tutte le zone colorate e potremo circolare liberamente”.
G.T.: “Ciao diesse, ti mando un grande abbraccio. Ci vediamo in negozio. Spero di trovare te nella prossima finale di Coppa: Terno-Real 1-0, gol mio naturalmente”.
Nikolas Semperboni