Guai a parlare di calcio bergamasco! I fasti dell’Eccellenza lombarda sono passati per i piedi, il mestiere, la fame di vittorie di un napoletano trapiantato nel Nord Italia e di un albanese approdato in Italia nei primi Anni Duemila. E tale è il blasone, figlio di un’innata predisposizione al successo, che risulta riduttivo circoscrivere le gesta di Mario Tagliente e Vincent Lleshaj alla sola provincia bergamasca. Popolarissimi sia di qua che di là dal fiume Oglio, i due hanno giganteggiato fin dai tempi di Rudiano, associandosi con impatto certosino ad altri interpreti assai conosciuti e abili a fare dell’intesa un quid disarmante e decisivo. Basti pensare al diesse Podavitte e a Emanuele Finazzi, lo “Special One” di Chiuduno: entrambi assurti alla ribalta con Rudiano, appunto, e consacratisi definitivamente con il Triplete del Caravaggio. Un Caravaggio guidato dal carisma e dall’estro di “Super Mario”, cresciuto ispirandosi a Maradona e dotatosi di una carriera che rimanda ai professionisti. E per la formazione biancorossa, l’ulteriore riprova del grande lavoro, scaturita dalle prestazioni, condite da tanta personalità e da un gran bel mancino, di un leone della mediana come Lleshaj; il più classico dei giovani emergenti, eppur nato pronto e con i crismi del successo impressi su di sé. Fu impresa solo in parte riuscita in quel di Grumello, dato che Tagliente incappò in un grave infortunio che minò irreparabilmente la carriera. Ma è in concomitanza con questa tappa che va, forse, evidenziata la valenza umana di un rapporto meritevole, senz’altro, di una comparsata in “Attenti a quei due”. Presi sotto l’ala da un totem del calcio bergamasco, come il compianto Diego Belotti, definito a più riprese, da numerosi giocatori, una sorta di secondo padre, i due hanno consolidato la loro amicizia, esibendone i tratti più genuini, particolarmente significativi laddove il campo finisce, lasciando il posto alla vita di tutti i giorni. Per il sedicesimo capitolo di “Attenti a quei due”, Vincent Viserjan Lleshaj e Mario Tagliente.
Nome, cognome, soprannome.
V.L.: “Vincent Viserjan Lleshaj. Soprannome? Leone”.
M.T.: “Mario Tagliente. “Gazza””.
Professione.
V.L.: “Operaio”.
M.T.: “Operaio”.
Incarico nel dilettantismo.
V.L.: “Giocatore presso Fc Valcalepio e allenatore nel settore giovanile della Calcense”.
M.T.: “Viceallenatore alla Vertovese Calcio e allenatore nel settore giovanile della Fc Valcalepio”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
M.T.: “Per l’Eccellenza si presume, da quello che dicono, il 2 aprile. Spero il prima possibile, a livello giovanile, perché bambini e ragazzi ne hanno bisogno”.
V.L.: “Da giocatore ancora in attività, spero il prima possibile. Si dice che la categoria Eccellenza riparta il 2 aprile e noi come squadra abbiamo appena iniziato con gli allenamenti individuali. Come ha detto Mario, a livello giovanile spero si torni presto a fare calcio, perché i ragazzi hanno passato un anno molto difficile e hanno bisogno di un po’ di sport”.
Il tuo sportivo preferito.
V.L.: “Javier Zanetti, un esempio per tutti i calciatori, sia come calciatore che come uomo. Lui era “Il Capitano”, con la C maiuscola”.
M.T.: “Ronaldinho, perché mi trasmetteva allegria. E per me il calcio è soprattutto divertimento”.
Squadra del cuore. Da sempre?
V.L.: “Inter”.
M.T.: “Napoli”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri.
V.L.: “Sicuramente la vittoria della Champions dell’Inter, a Madrid, con doppietta di Milito”.
M.T.: “La vittoria del Napoli contro la Juventus, con gol di Maradona su punizione in area di rigore”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
V.L.: “Arrivai in Italia nel 2002, all’età di 15 anni, a Castelcovati. Iniziai lì negli Allievi per poi passare alla Juniores, vincendo il Brescia Oggi: già allora trofeo molto importante a livello giovanile. Poi tre anni in prima squadra e da lì alla Rudianese, con due promozioni in due anni, delle quali una ottenuta con bomber Tagliente. Dopo la parentesi di Castegnato, il Caravaggio: fu un anno indimenticabile, dove abbiamo vinto tutto, contando ancora su bomber Tagliente. Sono arrivati allora quattro bellissimi anni alla Grumellese, con un’altra promozione in D. Altra promozione in D con il Rezzato e poi Breno, Orceana, Telgate, Lumezzane e Valcalepio”.
M.T.: “Iniziai dopo aver finito il servizio militare, nell’Interregionale, al Fiorano Calcio, in Emilia Romagna. Giocai in diverse squadre, tra Serie D ed Eccellenza, finché il diesse Daniele Podavitte, allora diesse dell’Uso Calcio, volendomi a tutti i costi venne a Padova a portarmi via. Da lì ho giocato in diverse squadre importanti, vincendo qualcosa al Palazzolo, alla Rudianese, al Caravaggio, alla Grumellese. A Grumello però ho avuto un grave infortunio e da lì decisi di scendere di categoria, perché non riuscivo più a reggere i ritmi della categoria”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
V.L.: “Il più bello è la vittoria del campionato alla Grumellese. Dopo tre anni di tentativi, finalmente ho visto gioire come si deve il mio grande Presidente, Diego Belotti. Poi tutte le vittorie sono belle. Il ricordo più brutto risale all’anno scorso. Col Lumezzane siamo sempre stati primi e quando per la prima volta abbiamo perso la vetta hanno sospeso il campionato per via del Covid. Mi è dispiaciuto non finire il campionato, ero sicuro che alla fine il risultato sarebbe stato diverso”.
M.T.: “Il più bello, dopo tanti anni di gavetta nei dilettanti, l’approdo nei professionisti al Padova Calcio. Il momento più brutto sicuramente l’infortunio alla caviglia”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
V.L.: “Come dirigente, ho avuto tanti anni Daniele Podavitte e abbiamo vinto tanto insieme. Come giocatore, avrei voluto avere come compagno di squadra Carmine Marrazzo, con cui ho potuto condividere solo i tornei estivi. Lo ritengo uno dei più forti, dopo Tagliente, tra i dilettanti”.
M.T.: “Come dirigenti, ne ho avuto tanti, ma sicuramente mi sarebbe piaciuto lavorare con Gian Andrea Bortolotti, che pure ho avuto modo di conoscere a Vertova. Lo ritengo una persona molto in gamba calcisticamente. Come compagno, avrei voluto Edoardo Gambarini, ora allo Scanzo in D. Lo ritengo un difensore vecchio stampo; uno di quelli che non si trova più in giro, tra i campi da calcio”.
Il tuo sogno nel cassetto.
V.L.: “Diventare padre”.
M.T.: “Diventare padre”.
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
V.L.: “Sicuramente giocare il più possibile. E poi, il poter ritrovare un giorno Mario. Magari con lui diesse e io allenatore. Ma anche viceversa”.
M.T.: “Continuare ad allenare a livello giovanile. I ragazzi mi trasmettono tanto e mi piace insegnare calcio”.
Una persona cui sarai sempre grato.
V.L.: “A nome anche di Mario, posso garantire che entrambi siamo grati a una persona che per noi è stata molto speciale, il grande Diego Belotti. Prima Presidente, poi datore di lavoro, ma soprattutto un padre, un padre davvero speciale, per noi due”.
M.T.: “Assolutamente d’accordo. Senza alcun dubbio, Diego Belotti”.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
V.L.: “Sono molto volenteroso e paziente. Ma so essere anche molto cattivo, calcisticamente parlando”.
M.T.: “Sono una persona solare e socievole. Il difetto è che sono molto orgoglioso”.
Un pregio e un difetto dell’altro.
V.L.: “La solarità per come affronta la vita di tutti i giorni. E poi è troppo bravo in cucina. Il difetto viene dal calcio-tennis, lì deve migliorare”.
M.T.: “Lui è sempre disponibile, sia nell’ambito calcistico che nella vita. Il difetto? È interista (ride, n.d.r.)”.
Ricordi quanto vi siete conosciuti?
V.L.: “Ci siamo conosciuti nell’estate del 2009, alla Rudianese. Mario era il solito napoletano, solare e socievole ma devo dire che rimasi stupito da quanto era forte”.
M.T.: “Vincent era giovane, ma già di personalità. Correva per tutti e due”.
Un bilancio del vostro percorso assieme.
V.L.: “Il nostro bilancio è molto positivo. Al primo anno, alla Rudianese, abbiamo vinto il campionato; poi, ci siamo ritrovati al Caravaggio, dove in un anno abbiamo vinto tre trofei: campionato, Coppa Italia e il torneo riguardante le vincitrici dei gironi dell’Eccellenza lombarda. Infine, i due anni alla Grumellese, con due anni di play off”.
M.T.: “Bilancio importante. Senza quel dannato infortunio, avrei festeggiato con Vincent anche a Grumello”.
Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
M.T.: “Shevchenko e Gattuso. Uno segna e l’altro corre”.
V.L.: “Eto’o-Stankovic. Ma quale Gattuso, io mi tengo “Il Dragone”!!!”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia.
V.L.: “Tutte le domeniche passate al campo in compagnia. E aggiungerei tutte le cene in cui ha cucinato lui”.
M.T.: “Tutte le domeniche passate insieme, prima e dopo la partita”.
Manda un saluto all’altro.
V.L.: “Ciao Bomber!”.
M.T.: “Ciao Vincent!”.

Nikolas Semperboni