Se è vero che “Attenti a quei due”, rubrica giunta al ventiseiesimo atto, è nata per il fare il verso ai “Gemelli del Gol” di sampdoriana memoria, diventa inevitabile dedicarsi a chi ha fatto dell’intesa una questione di gol, spettacolo e consacrazione. Proprio come Gianluca Vialli e Roberto Mancini guadagnarono l’apice con uno Scudetto, quello blucerchiato, scandito dalle reti e dalla reciproca assistenza, Giorgio Verga e Andrea Scaldaferro hanno saputo raggiungere standard non dissimili, risultando voce ben più che autorevole in un’impresa rimasta indelebile nei ricordi, oltre che dei due protagonisti, degli addetti ai lavori più sagaci e raffinati: il titolo italiano conquistato dagli Allievi Nazionali della Tritium. Quando la società abduana toccava vette impensabili, in un’ascesa valsa da trampolino, in particolar modo, per mister Stefano Vecchi, oggi affermato tecnico sulla scena del professionismo, il fiore all’occhiello per l’attività portata avanti dal vivaio biancazzurro era rappresentato da una formazione che, agli ordini di Giancarlo Robbiati, portò in auge la formidabile coppia di cannonieri. Giorgio Verga, il volto forse più conosciuto alle latitudini del calcio bergamasco, esplose a suon di gol, tanto da meritarsi la chiamata dell’Atalanta, in un portentoso crescendo che, protrattosi tra la Berretti di “Beppe” Bergomi e la Primavera di Fabio Gallo e Valter Bonacina, subì un inopinato stop con il grave infortunio che minò irreparabilmente una carriera votata al meglio. La Serie D a Mapello e una parentesi in un’Eccellenza top class, come quella al Darfo di Marco Bolis, suggellò la nomea del fuoriclasse, associatosi in tempi più recenti, nell’ambito dilettantistico più puro, a mister Fabio Drago, attraverso le tappe condivise al Lemine e alla Fiorente Colognola. Il nome di Scaldaferro rimanda prevalentemente al biennio trascorso, nella Serie D orobica, tra il Caravaggio e un Pontisola imbottito di super stelle, in primis Ferreira Pinto e Jordan Pedrocchi, ma anche in questo caso le premesse furono assai lusinghiere, con una prima trafila vissuta all’Inter e l’exploit in maglia abduana. La Serie D, specialmente quella riconducibile al girone A, quale feudo privilegiato di conquista; fino a una parentesi in Eccellenza alla Cisanese del presidente Regazzoni e fino a una sosta forzata dettata dal Covid-19 e da motivi di lavoro. Immancabilmente sui taccuini, e tra i sogni proibiti, dei direttori più scafati e competenti, nell’estate del mercato, “Gio” Verga e “’O Mago” Scaldaferro affidano ad “Attenti a quei due” il racconto di un’epopea che, tra dolci desideri e brusche disillusioni, prosegue ancora oggi, con la consapevolezza di poter dare ancora tanto al calcio di casa nostra.
Nome, Cognome, Soprannome.
A.S.: “Andrea Scaldaferro. Soprannome: “’O Mago””.
G.V.: “Giorgio Verga. Soprannome, molto semplicemente “Gio””.
Professione.
A.S.: “Barista”.
G.V.: “Attualmente barista”.
Incarico nel dilettantismo.
A.S.: “Seconda punta/trequartista, al momento ai box”.
G.V.: “Attaccante della Vertovese”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
A.S.: “Credo che torneremo in campo a settembre”.
G.V.: “Spero vivamente che tutto possa ripartire a settembre”.
Il tuo sportivo preferito.
A.S.: “Rafa Nadal, un esempio di quanto il lavoro e la forza mentale possano aiutarti a superare ogni limite”.
G.V.: “Conor McGregor, l’esempio di chi è partito dal nulla ed è diventato uno degli sportivi più forti di sempre. Ambizione, forza, mentalità, passione e duro lavoro hanno contraddistinto il suo percorso per diventare uno dei più forti lottatori in Ufc (Ultimate Fighting Championship, n.d.r.)”.
Squadra del cuore. Da sempre?
A.S.: “Chelsea! Ho iniziato a tifare questa squadra dai primi Anni Duemila”.
G.V.: “Juventus, da sempre e per sempre”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri.
A.S.: “La vittoria in Champions League nel 2012, un ricordo indelebile”.
G.V.: “Per non andare troppo indietro negli anni, la vittoria nella partita di ritorno contro l’Atletico Madrid in Champions, grazie alla tripletta di CR7”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
A.S.: “Settore giovanile tra Inter e Tritium; esordio in prima squadra al Borgosesia; poi sempre in Serie D, tra Rapallo, Sporting Bellinzago, Caravaggio e Pontisola. In Eccellenza ho giocato alla Cisanese”.
G.V.: “Come settore giovanile, ho fatto Tritium e poi Atalanta, fino alla Primavera, dove mi sono rotto il ginocchio. Da lì, due anni e mezzo passati tra ospedali e centri di riabilitazione, in quel periodo subii tre operazioni. Dopodiché sono stato a Mapello, una piccola parentesi al Darfo, Villa Valle, Lemine, Tritium, Fiorente Colognola e infine Vertovese”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
A.S.: “Credo che il ricordo più bello sia legato al primo anno di Serie D, al Borgosesia. Un gruppo fantastico e un’annata straordinaria. Il più brutto rimane l’aver dovuto rinunciare al calcio per motivi di lavoro: mi ha segnato molto questa scelta”.
G.V.: “Il più bello è sicuramente l’annata negli Allievi professionisti della Tritium. Vincemmo il campionato, feci 44 gol e quello stesso anno vinsi anche il Torneo delle Regioni con la Rappresentativa lombarda, a Roma. Per di più fui aggregato per sei mesi alla prima squadra della Tritium, in Lega Pro: la Tritium più forte di sempre, allenata da Stefano Vecchi. Un’annata incredibile, non potevo davvero chiedere di più. Quanto al più brutto ricordo, ovviamente i due anni persi a causa della rottura del ginocchio”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
A.S.: “Sicuramente avrei voluto lavorare con mister Fabio Drago. Ci siamo conosciuti quando ancora ero un ragazzino e mi ha allenato un solo anno: mi piacerebbe lavorarci ora che sono cresciuto e sono diventato un giocatore più esperto. C’era pure stata l’occasione ma non è andata in porto. Chissà, magari un giorno… Come compagno avrei voluto avere Carlos França. Avevo 18 anni e averlo visto giocare è stato un’esperienza straordinaria”.
G.V.: “Mi sarebbe piaciuto aver modo di lavorare ancora con Stefano Vecchi, grandissima persona e grandissimo allenatore! E in campo avrei voluto giocare con “Re Giorgio” Pesenti”.
Il tuo sogno nel cassetto.
A.S.: “Avere una vita felice con una famiglia numerosa. Una vita tranquilla e zero preoccupazioni: credo sia la cosa che tutti vorrebbero”.
G.V.: “Il mio sogno nel cassetto è proprio quello che da piccolo pensavo fosse il più facile da realizzare: essere felice… ma anche diventare padre!”.
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
A.S.: “Ho sempre ambito di giocare per la mia squadra, per i miei ragazzi… i Blues di Stamford Bridge!”.
G.V.: “Vincere un campionato in categorie importanti”.
Una persona cui sarai sempre grato.
A.S.: “Mio papà mi ha sempre sostenuto e supportato in ogni mia decisione. Gli devo tanto!”.
G.V.: “Tralasciando la mia famiglia, sarò sempre grato a mister Fabio Drago. Abbiamo un rapporto speciale da anni, ormai”.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
A.S.: “Partiamo dal difetto, che come tutti sapranno è la mia poca attitudine a sacrificarmi e correre (ride, con aria furbina, n.d.r.). I pregi, sempre in ambito calcistico, sono l’altruismo e il famoso girello… non da tutti! Nella vita, il difetto è che sono troppo testardo, mentre ho il pregio di affrontare ogni difficoltà con la giusta serenità e col sorriso sempre in viso”.
G.V.: “I pregi in ambito calcistico sono la tecnica e la velocità, mentre un difetto è il mio mancino (ride, forse consapevole di trovare l’approvazione dall’altra sponda, n.d.r.)”.
Un pregio e un difetto dell’altro.
A.S.: “I pregi di Gio sono l’attacco della profondità e la fame di goal. Un difetto? Sicuramente la poca qualità del suo mancino… Imbarazzante!!! (ride, n.d.r.)”.
G.V.: “Un pregio di Andrea è sicuramente il suo mancino fatato. Mentre un suo difetto è la corsa (ride, forte della personalissima rivincita, n.d.r.)”.
Ricordi quanto vi siete conosciuti?
A.S.: “Nelle giovanili della Tritium”.
G.V.: “Ci siamo conosciuti nelle giovanili della Tritium, all’età di 14 anni più o meno”.
Il compagno più forte con cui hai giocato?
A.S.: “Max Guidetti, a Borgosesia, persona e giocatore incredibile. La sua carriera parla da sola. Ma come lui potrei citarne anche altri: Gasparri, Visconti, Montesano, Colombo, Pedrocchi, Ferreira Pinto. Tutti giocatori di un’altra categoria e non c’è da aggiungere altro”.
G.V.: “Ce ne sono tanti, ma il più forte penso sia stato Manu Sorti. Abbiamo giocato insieme a Mapello, in D: in una parola, devastante!!!”.
Tu e lui come… a quale coppia vi ispirate?
A.S.: “Gerrard e Torres. Ci completavamo, come loro due facevano ai tempi!”.
G.V.: “Mi viene da dire Henry e Pires, perché una volta, sullo 0-0, copiammo il loro rigore a due, visto su Internet pochi giorni prima della partita (ride, tra l’orgoglioso e l’incredulo, n.d.r.)”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia.
A.S.: “Il titolo di Campioni d’Italia, Allievi professionisti. Lui 44 gol e io 29: un anno incredibile”.
G.V.: “L’anno in cui diventammo Campioni d’Italia con la Tritium. Quasi 80 gol in due, quell’anno!”.
Manda un saluto all’altro.
A.S.: “Ciao bomber, spero che un giorno avremo occasione di tornare a giocare insieme. Un abbraccio, amico mio!”.
G.V.: “Ciao bomber, un giorno o l’altro spero di tornare a far gol grazie ai tuoi assist!”.

Nikolas Semperboni