Quindici mesi. Quindici mesi da quando il Covid ha sconvolto qualsiasi aspetto della nostra esistenza. Tra questi, ovviamente, anche il calcio dilettantistico, letteralmente paralizzato dopo l’illusoria parentesi a cavallo tra settembre e ottobre. Davide Azzola, portiere del Casazza, ha tracciato un bilancio di quanto vissuto in questo lasso di tempo dove il pallone ha smesso di rotolare: “E’ stato un anno difficilissimo, siamo stati travolti da un problema decisamente più grande di noi che ci ha colto letteralmente impreparati. Ad agosto ci siamo rimessi in moto quando ci è stato dato il via libera per ripartire e la società Casazza si è dimostrata ancora una volta esemplare. A livello gestionale, a livello di organizzazione e di messa in sicurezza il club si è attrezzato in maniera egregia, con un lavoro eccezionale da far invidia al professionismo”. Sicurezza, una parola chiave sulla quale Davide torna con forza: “Nonostante la ripartenza carica di speranze, la sensazione che il problema virus potesse ripresentarsi era nell’aria. Personalmente, nella mia carriera da calciatore ho ottenuto tutto con la testa, con la mentalità giusta, sempre settata sull’obiettivo. E invece mi sono reso conto che in quel mese di ritorno alla “normalità” facevo errori di testa, di poca concentrazione. Vuoi l’impossibilità di fare tamponi, vuoi la paura e il rischio di portare il virus in casa, ma non c’è mai stata la possibilità di essere concentrati al 100% sul campo perché, inconsciamente, i pensieri e le paure andavano sempre verso un’unica direzione. La sicurezza è una discriminante fondamentale. Se si parte dal presupposto di agire in condizioni di totale sicurezza è possibile andare avanti facendo calcio in un contesto sereno. Vedere per credere la Serie D che, a parte qualche intoppo lungo il percorso, sta portando avanti un campionato che verrà sicuramente condotto sino al traguardo. Lo stesso discorso vale per l’Eccellenza: si è discusso tanto a proposito di questa ripartenza, ma mi trovo in sintonia con chi ha lavorato per renderla possibile. Polemiche sul format? Ci si trova a disputare un campionato compresso in soli due mesi. E’ naturale che venga adottato un format d’emergenza per garantirne lo svolgimento e per non intaccare tutto quel discorso inerente al sistema di promozioni e retrocessioni che legano tra loro l’Eccellenza e la D. Come detto in precedenza, c’è bisogno di sicurezza. In Eccellenza si è deciso di lasciare alle società la possibilità di scegliere. Chi ha avuto la possibilità di mandare in campo i propri calciatori in condizioni di massima tutela e chi, a fronte di investimenti importanti, ambisce al salto di categoria ha il mio totale appoggio. Se ci sono le condizioni giuste e necessarie, credo sia legittimo tornare a giocare. Dalla Promozione in giù questo non è possibile, per cui è scontato che queste categorie rimangano ferme ai box. Il calcio dilettantistico deve tornare ai fasti di un tempo, ossia va vissuto come una seconda professione, ma allo stesso tempo con serenità e con mente sgombra”.
Michael Di Chiaro