Il mondo dilettantistico non può prescindere dalla presenza di determinati Mecenate del calcio: gente che, nel nome della passione sportiva, consolida rapporti, organizzando tornei, manifestazioni, oltre che piccole grandi rimpatriate. È il caso questo, in tempi più recenti, della famiglia Bellina, capitanata da un Maicol Bellina – prestatosi poche settimane or sono alla rubrica “Attenti a quei due” – che dalle parti della Valcavallina ha fatto rima con ambizione, successi e tanta, tanta aggregazione. Due dei suoi più illustri adepti non necessitano di particolari presentazioni, potendo vantare un curriculum calcistico di primissimo piano. Da una parte, Michele Bentoglio, uno dei più giovani della scuderia, eppur dotato di pedigree invidiabile, dall’alto dei suoi trascorsi nella Primavera del Parma e di un quadriennio trascorso interamente in Lega Pro. Dall’altra parte, una delle “sagome”, per eccellenza, del dilettantismo: Christian Trovò, fedelissimo di Alessio Pala ai tempi della trafila in nerazzurro, nonché protagonista di lungo corso presso le categorie più celebrate, come Serie D, Eccellenza e Promozione. “Ezio” e “Bento”, l’uno roccioso centrale di difesa e l’altro sgusciante elemento buono per tutto il fronte d’attacco, sono a tutti gli effetti complementari; vuoi per l’affinità caratteriale e vuoi per il feeling creatosi, nel segno delle vittorie, tra Casazza e Telgate. Se l’approdo alla corte dei Cambianica, e di una “Regina della Valcavallina” che di anno in anno trova sempre da stupire, va considerato alla stregua di una prova generale, l’exploit dei due è coinciso con il trionfo in Promozione del Sirmet Telgate: una delle più favolose fuoriserie proposte nell’ultimo decennio dal pallone di casa nostra. Insomma, siamo al non plus ultra; l’humus ideale per il racconto di due interpreti gettonatissimi, apprezzati per carisma e simpatia, oltre che per le doti tecniche. Per la diciannovesima tappa di “Attenti a quei due”, Michele Bentoglio e Christian Trovò.
Nome, Cognome, Soprannome.
M.B.: “Michele Bentoglio. “Bento””.
C.T.: “Christian Trovò, in arte Ezio!”.
Professione.
M.B.: “Operaio”.
C.T.: “Sono l’Hamilton del magazzino”.
Incarico nel dilettantismo.
M.B.: “Attaccante”.
C.T.: “Calciatore dilettante, ruolo fantasista difensivo”.
Pronostico secco: quando torneremo in campo?
M.B.: “Da ottobre”.
C.T.: “Ottobre 2021”.
Il tuo sportivo preferito.
M.B.: “Alex Del Piero”.
C.T.: “Non sono ossessionato da nessuno in particolare. Non ho idoli sportivi”.
Squadra del cuore. Da sempre?
M.B.: “Juve, da sempre”.
C.T.: “Inter!!!”.
La vittoria (o la partita) che ricordi più volentieri.
M.B.: “La vittoria del Casazza contro la Pradalunghese, in semifinale playoff”.
C.T.: “Ritorno dei playout Trevigliese-Mapello. All’andata, 0-0 classico. Al ritorno, vincono loro 1-0, ma al 95’ gol di Grigis. E l’arbitro fischia la fine. Trevigliese salva, Mapello out”.
E tra i dilettanti? Raccontaci la tua carriera.
M.B.: “Ho esordito in prima squadra a Sarnico, giocandoci per due anni. Nella prima stagione, ho segnato 4 gol da aggregato proveniente dalla Juniores, mentre il secondo anno, da titolare, ho messo a segno 12 reti, fino alla chiamata del Parma che arrivò a dicembre. Mi sono così trasferito nella Primavera del Parma e con questa ho raggiunto la semifinale del “Viareggio”, raggiungendo lo stesso traguardo che, vent’anni prima, aveva raggiunto il Parma di Gigi Buffon. A quel punto, però, trovammo la Juve, con uno Spinazzola che era di un altro livello già allora, e che si rivelò avversario troppo superiore per noi. Con il cartellino di proprietà del Parma, ho giocato in Serie C tra Feralpi, Valle d’Aosta, L’Aquila e Gubbio. Dopo il fallimento del Parma nell’estate 2015, ho vestito qualche mese la maglia del MapelloBonate, in Serie D, per poi trasferirmi a Casazza, dove sono rimasto due anni togliendomi delle belle soddisfazioni, sia a livello personale che di squadra: il raggiungimento di una finale playoff e altri bellissimi ricordi. Successivamente, sono passato al Telgate, dove abbiamo vinto il campionato. L’anno seguente sono andato a giocare a Villongo, dove per un solo punto non abbiamo raggiunto i playoff e poi ho fatto ritorno a Casazza. L’ambizione era quella di vincere il campionato e finché il Covid non ci ha fermato eravamo davvero lanciati verso questo risultato”.
C.T.: “Una umile carriera trascorsa tra rimpianti, grandi risate e cazzeggi vari. Gli allenamenti saltati; i martedì, i mercoledì e i venerdì sui lettini del massaggiatore e le resurrezioni del sabato. E tanto amore per questo sport!!!”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera? E il più brutto?
M.B.: “Il ricordo più bello della mia carriera è il primo gol in Lega Pro con la maglia della Feralpi Salò. E sono pure due, considerando la doppietta, all’esordio assoluto, in Coppa Italia, nell’agosto 2012 (Bassano Virtus-Feralpi Salò 1-2, n.d.r.). Bello, anche se in maniera diversa, anche il primo gol in campionato, contro il Trapani: ero appena entrato e loro erano davvero uno squadrone. Il ricordo più brutto riguarda l’ultimo anno tra i professionisti, a Gubbio, dove purtroppo non sono riuscito a ritagliarmi i miei spazi”.
C.T.: “I ricordi più belli sono legati a tutta la trafila atalantina. Dai tornei in giro per l’Italia da piccoli, fino alla finale di Coppa Italia Primavera, a Marassi e a Bergamo (stagione 2007-’08, trionfo della Sampdoria ai calci di rigore, n.d.r.). Il più brutto riguarda l’infortunio a Chiuduno che mi ha fermato per quattro mesi e condizionato per tutto l’anno, in coincidenza con la retrocessione dell’Atletico”.
C’è un dirigente con cui avresti voluto lavorare? E un giocatore?
M.B.: “Aspetto che Trovò diventi dirigente. Credo che non ci sarà da attendere molto (e ride, n.d.r.). Tra i giocatori, mi piacerebbe trovare da compagno il mio caro amico Davide Ondei (difensore oggi in Serie D a Brusaporto, n.d.r.)”.
C.T.: “Dario Mandelli come diesse. A livello di giocatori, invece, mi sarebbe piaciuto giocare con mio cugino Luca Abbiati, numero uno del Boltiere”.
Il tuo sogno nel cassetto.
M.B.: “Il mio sogno era diventare un calciatore di Serie A, ma ormai la vedo dura (ride, n.d.r.)”.
C.T.: “Diventare papà…magari non di due gemelle (ride, pensando a quanto accaduto a “Bento”, n.d.r.).
E in ambito calcistico, qual è la tua ambizione?
M.B.: “Dare il meglio di me stesso e vincere altri campionati”.
C.T.: “Vincere con il Torre de’ Roveri!!!”.
Una persona cui sarai sempre grato.
M.B.: “Senza dubbio, Maicol Bellina, perché sia in ambito calcistico che in ambito privato è sempre stato presente nei momenti belli e meno belli della mia vita. Lo reputo davvero come un fratello maggiore, gli devo davvero tanto! E poi c’è la mia compagna Francesca, che mi ha seguito in tutte le mie avventure, appoggiandomi sempre e permettendomi di realizzare la doppietta più bella della mia vita: le mie figlie, Nicole e Lucrezia”.
C.T.: “A livello giovanile, mister Alessio Pala. Tra i “grandi”, mister Forlani e mister Bonazzi. E un ringraziamento particolare al diesse Leo, per avermi portato alla Trevigliese: così posso dire di aver giocato anche in Eccellenza!”.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
M.B.: “Sono una persona solare, ma penso anche di essere uno troppo buono, sia in campo che fuori”.
C.T.: “Tendo a scherzare sempre. A volte questo sa essere anche un difetto, perché può far sembrare che non mi importi di certe cose, ma chi mi conosce sa che non è così!”.
Un pregio e un difetto dell’altro.
M.B.: “È simpatico ed è un bravo ragazzo, ha sempre la battuta pronta per tutti. Ha però il difetto di dribblare troppo in area. E poi chiacchiera, chiacchiera….chiacchiera sempre”.
C.T.: “È una persona di cuore. Il difetto è che non ha il piede destro…e forse manco il sinistro (ride, consapevole di averla detta grossa, n.d.r.)”.
Ricordi quanto vi siete conosciuti?
M.B.: “La prima volta che ci siamo affrontati, in occasione del mio debutto con il Casazza. Finì 2-2, con doppietta di Trovò”.
C.T.: “Ci siamo conosciuti a Telgate, anche se precedentemente ci eravamo sfidati quando lui era a Casazza”.
Il compagno più forte con cui hai giocato?
M.B.: “Claudio De Sousa (oggi in orza all’Ostia Mare, n.d.r.), quando ero a L’Aquila Calcio. Un attaccante vero”.
C.T.: “Paolo Acerbis, tra quelli che hanno fatto i pro. Per i colpi a disposizione, invece, due grandissimi attaccanti come Lele Frassine e Fabrizio Bosis”.
Tu e lui come…a quale coppia vi ispirate?
M.B.: “Cannavaro-Trezeguet”.
C.T.: “Bonucci io e lui Zaza (ride, n.d.r.)”.
Il più bel ricordo che hai in sua compagnia.
M.B.: “Fuori dal campo, le serate e gli aperitivi insieme. In campo, la vittoria del campionato a Telgate, con annessi festeggiamenti”.
C.T.: “Calcisticamente la vittoria a Telgate. Tra di noi, invece, cose semplici come le cene estive a casa del nostro amico Maicol (Maicol Bellina, n.d.r.), guardandoci qualche partita e facendoci quattro risate”.
Manda un saluto all’altro.
M.B.: “Cri, smettila di bere bollicine! Sennò l’anno prossimo ti presenti ancor più a pezzi di quanto stai di solito!”.
C.T.: “Ciao Leoneeee, come direbbe lui. Io la odio come frase (ride, tanto per cambiare, tra il serio e il faceto, n.d.r.)”.
Nikolas Semperboni