Uguale uguale al ragionier Fantozzi nel famoso episodio dell’Italia in tv, mi alzo con la precisa idea di imbarcare gli affetti, inventandomi di avere un sacco da lavorare. Quindi questa mattina lavoro a testa bassa, preparando alla perfezione il grande evento che mi aspetta alle 15.30. In ordine: mega spesa al Gamba, tre pacchi di sigarette e accendino giallo come la maglia del Borussia, poi due Tennents al Carrefour, subito infilate in frigor, per trovarle ghiacciate all’ora x, in ultimo, non certo per importanza, mezzo chilo di gorgonzola dop, preso all’alimentari che sta vicino all’ufficio.
Per non avere grane telefoniche con la famiglia al fischio d’inizio, faccio il lavandino, stendo i vestiti che trovo nella lavatrice, probabilmente ancora sporchi, vado a fare la spesa nel negozio bio, prendo riso e piselli. Porto giù la carta, il vetro e l’umido. Sembro un ossesso. Do la polvere, apparecchio, sparecchio, faccio il caffè, bevendomi un litro di acqua frizzante per il rutto libero che mi aspetta.
In perfetto orario, alle 15 e 07, saluto e mi metto sulla Pandona. Alle 15 e 14 sono in redazione, Marco è già qui, con le medesime intenzioni. Ha già sintonizzato Sky sulla ripresa del calcio. Ci guardiamo felici, il peggio è passato, si riparte, tutti e due prontissimi al big match, quello che segna la ripresa del pallone in Europa.
Al fischio d’inizio il brivido. Poi già al quarto d’ora mi accorgo che Dortmund-Shalke non mi prende per niente, ma manco minimamente. Intanto ignoro chi siano i giocatori, il biondone là davanti, il ragazzone con le treccine che sta dietro. Non mollo, che sono testardo, ma non riesco ad accendermi. Non sento di tifare né per una squadra né per l’altra. E, più di tutto, quel silenzio che si sente per via delle porte chiuse, e che mi dà l’idea di assistere a qualcosa senza valore, un allenamento.
E allora mi viene questo pensiero, a cui noi giornalisti non pensiamo mai, che un calcio senza tifosi è un’altra cosa rispetto alla disciplina che amiamo. E che forse hanno ragione gli ultrà, che un pallone così non ha neppure senso, che manca un giocatore troppo importante, la marea di persone che stanno sugli spalti, che cantano e fanno casino, che tifano e si appassionano. Perché se non c’è Cristiano Ronaldo, il più bravo di tutti, o se Ilicic dà forfait, lui che è il più geniale al mondo, non importa, perché c’è chi li sostituisce. Il solo elemento insostituibile è la gente.

Matteo Bonfanti