“Bisogna saper perdere” cantavano il secolo scorso i Rokes. L’Atalanta viene letteralmente asfaltata dalla Roma che con “quattro contropiedi diconsi quattro” rimpicciolisce per un po’ di tempo i nerazzurri. Il 4-1 non si discute anche se è controverso l’annullamento del gol del pari, autorete, seconda consecutiva, di Cristante con Palomino in fuorigioco passivo. Che significa in termini tecnici: il difensore nerazzurro era ininfluente sul palo destro di Rui Patricio. Infatti Irrati convalidava il gol, il Var (Nasca) annullava mentre scorreva il minuto 24’ del secondo tempo. Saranno polemiche che dureranno un bel po’. Resta nell’almanacco futuro quanto segue: Mourinho incarta senza pietà i nerazzurri e recupera tre punti in classifica mentre l’Atalanta mantiene, almeno fino a domani sera, il terzo posto. Poi si vedrà Milan-Napoli. Ancora una volta Il flop casalingo, quasi una maledezione perché se si raffrontano i risultati lontano da Bergamo c’è un abisso. Su nove partite al Gewiss Stadium tre vittorie con Sassuolo, Spezia e Venezia, altrettanti pareggi con Bologna, Lazio e Udinese e ancora tre sconfitte con le dirette avversarie per l’Europa come Fiorentina, Milan e Roma. Quasi senza attenuanti perché i gol degli avversari, rossoneri e giallorossi, sono arrivati appena dopo il fischio d’avvio: col Milan segna Calabria e non è ancora trascorso un minuto, con la Roma segna Abraham, il miglior in campo, dopo due minuti senza dimenticare la sfida di Champions col Villarreal. E’ una costante pericolosa che toglie certezze e che spiega, probabilmente, le difficoltà delle partite casalinghe e di certe disattenzioni difensive, Djimsiti ad esempio, surclassato da Abraham (1-0) e da Zaniolo (2-0). Per l’Atalanta non è una Waterloo ma una sconfitta sulla quale è opportuno meditare. Mourinho ha ribadito: “Siamo venuti a Bergamo per vincere, non per pareggiare” e l’ha studiata bene la tattica per ottenere quei tre punti che rilanciano, per ora, la sua squadra. Ha confermato il 3-5-2 che si è trasformato immediatamente in 5-3-2 grazie al vantaggio, anzi a dir la verità erano addirittura in sei a difendersi perché Cristante giocava sistematicamente solo pochi metri davanti ad un portentoso Smalling, autore del 3-1 e di una prestazione che ha cancellato dal campo Zapata, inguaiando l’attacco nerazzurro. Il gol a freddo ha costretto i nerazzurri a tentare subito un’offensiva che non era né limpida né efficace. I nerazzurri giocavano in orizzontale con Freuler e De Roon che allargavano il gioco soprattutto sulla destra nella zona di Hateboer ed Ilicic subito stoppati da Vina, da Ibanez e da Cristante. Insomma mancava il guizzo e soprattutto mancava la chiarezza di idee proprio in attacco perché Zapata era solo e anticipato dal centrale inglese mentre Ilicic era tanto fumo e nemmeno una fetta d’arrosto. La Roma non si faceva problemi di estetica calcistica e aspettava solo l’occasione di raddoppiare nel più tradizionale dei contropiedi con Zaniolo. Due a zero dopo nemmeno mezzora. Considerate le difficoltà offensive, Gasperini cambiava l’assetto immediatamente, dentro Muriel per Djimsiti e difesa a quattro con Toloi e Palomino centrali. Scelta comunque proficua perché Muriel con un tiro da fuori accorciava le distanze, grazie anche ad una decisiva deviazione di Cristante. Un gol che permetteva ai nerazzurri di sperare. Nel secondo tempo è un assedio con Malinovskyi, al posto di Ilicic, che ha cercato subito di mettere a frutto le sue capacità balistiche. E a furia di attaccare senza un attimo di respiro ecco il 2-2: angolo di Malinovskyi, Zapata la tocca, Cristante anticipa Palomino e beffa il suo portiere. Le esultanze durano poco perché il Var annulla per la discussa posizione di Palomino. Poi altri due contropiedi e altri due gol: punizione da oltre trenta metri di Veretout, Musso non esce e Smalling lo infila, poi dopo un altro batti ribatti in area tra Veretout e Abraham per il 4-1. A proposito di Musso: un’altra partita da dimenticare, colpevole sul 2-0, prende il gol sul suo palo, incerto nell’uscita così come resta piantato per terra sul 3-1. Qualcosa non va.
Giacomo Mayer