E così finalmente ho rivisto sia te che Bologna e Dio solo sa quanto siete cambiate pur rimanendo uguali a sempre. Era ieri, eravamo a tavola e c’erano gli spaghetti al tonno e alle acciughe, il mio piatto preferito, quello che mi facevi da bambino, ma al posto del chinotto c’era il Barbera, lo stesso che beveva il nonno Cesarino, che adesso non c’è più. C’erano le mie parole, identiche a quarant’anni fa, tutti i miei discorsi pieni zeppi di fantasia che, lo sai, da sempre amo raccontarti un mondo che fa ridere e poi c’è anche che io zitto non so mai stare. E ti ho baciata sulla guancia e avevi l’identico profumo di quando ero bambino e ti stavo in braccio per ore e ore appena arrivavamo da Lecco.
Era ieri, proprio lì, in quell’attimo, e parlavamo di uno dei tuoi mille fratelli mentre io ero dentro ai miei soliti viaggi, mi chiedevo soprattutto che tipo di boccetta nascondi nella tua stanza, dev’essere gigante, una botte di mille e passa litri, se hai ogni volta quell’odore di rose, di bambini, insomma della mia infanzia. Dopo mangiato siamo stati tra i ricordi, c’era Montecatini, c’era il mare, cavalcavamo sulle onde di Zadina di Cesenatico e il tuo appartamento in centro non era altro che il moscone che prendevamo quando arrivava la Vale, tua figlia, la mia fantastica mamma, a trovarci e a farci ridere.
Finite le nostre chiacchiere con la tua solita raccomandazione, di non fermarmi a parlare con i drogati, sono uscito nella notte, a piedi verso il Nettuno. Ero sotto i portici e Bologna era strana, i suoi cassetti erano pieni di posti con nomi americani e vini troppo costosi, solo per i ricchi della città. C’erano l’Harvest, il Very Nice, il Fire e il Black Cat. Non le osterie fuori porta che mi hanno cresciuto quando scappavo da te cercando un altro Egitto. E mi sono perso in un postaccio in via Andrea Costa e mi ha riportato a casa un pakistano che parlava in bolognese stretto, con socc’mel e tutto il resto.
Alle due di notte ho fatto le scale, ho aperto la porta e sono venuto a darti un bacino sulla fronte, lo stesso che un tempo mi davi tu quando mi addormentavo. E ho ripensato che tutto cambia, addirittura a volte gli amori si ribaltano, che mi è venuta voglia di tenerti in braccio, gracile come sei ora. E mi sono convinto, Pina, adorata nonnina mia, che dev’essere così.
Matteo Bonfanti