Angelo Borrelli, capo dipartimento della Protezione Civile, ha risposto così in merito alla mancata istituzione della zona rossa tra Alzano e Nembro: “Le misure sono state adottate dal governo in ossequio a quelli che sono i principi di proporzionalità e adeguatezza. Nel corso del tempo sono state adottate misure sempre più stringenti, sia nell’area della Bergamasca che nel resto del territorio nazionale. Sotto questo profilo penso che sia stata una scelta doverosa, anche misurando quelli che sono gli sforzi dell’organizzazione da mettere in campo per quanto riguarda la macchina dei controlli e di tutto ciò che ne consegue. Credo che le misure adottate siano state le più appropriate in quel momento storico. Non mi risultano pressioni da parte di aziende o attività produttive per evitare l’istituzione della zona rossa. La decisione è stata presa sulla base di quelle che erano le esigenze organizzative e di controllo, col fine di omogenizzare tutto il territorio nazionale”.
La domanda è stata posta, per l’ennesima volta, da una giornalista del Post. Lo stesso giornale che sta portando da giorni avanti un’inchiesta per chiarire questo aspetto. Due giorni fa, TPI era venuto in possesso di una nota riservata in cui l’Istituto Superiore di Sanità, già a inizio marzo, caldeggiava l’istituzione di una zona rossa tra Alzano e Nembro, raccomandandone isolamento immediato e chiusura. Né governo centrale, né Regione Lombardia operarono tuttavia in tal senso.