Atalanta – Bologna 1-2 (0-2)
ATALANTA (4-3-3): Bertini 6; Palestra 6 (31′ st Chiwisa 6), Guerini 5,5, Regonesi 5, Bernasconi 6; Roaldsøy 6 (31′ st Del Lungo 6,5), Muhameti 5,5 (16′ st Manzoni 6,5), Colombo 6; De Nipoti (cap.) 6,5, Vlahovic 5 (34′ st Falleni sv), Vavassori 6. A disp.: Maglieri, Pardel, Meloni, Chiwisa, Ghezzi, Stabile, Perez, Tavanti, Bevilacqua, Tornaghi, Fiogbe. All.: Giovanni Bosi 5,5.
BOLOGNA (4-3-2-1): Bagnolini 7; Wallius 6, Stivanello (cap.) 6, Motolese 6,5, Corazza 7,5; Pyyhtia 6 (33′ st Rosetti 6), Bynoe 6, Diop 6 (42′ st Amey sv); Anatriello 6,5 (17′ st Mazia 6), Urbanski 7,5; Raimondo 7 (34′ st Ebone 6). A disp.: Gasperini, Franzini, Maltoni, Baroncioni, Corsi, Busato, Bartha, Menegazzo. All.: Luca Vigiani 6,5.
Arbitro: Virgilio di Trapani 6 (Nigri di Trieste, Tomasi di Schio).
RETI: 8′ pt Urbanski (B), 27′ pt Raimondo (B), 48′ st Del Lungo (A).
Note: pomeriggio coperto, spettatori 150. Ammoniti Bynoe, Roaldsoy, Raimondo, Diop e Corazza per gioco scorretto. Tiri totali 16-12, nello specchio 6-8, parati 5-6, respinti/deviati 3-1, legni 1-0. Corner 15-2, recupero 0′ e 4′.

ZingoniaDel Lungo davanti al secondo palo incorna lo schema a rientrare dalla destra di Bernasconi, ma è tardi e la zona salvezza, ossia il Cagliari quintultimo che ha pareggiato in extremis a Roma, si allontana di una lunghezza. Niente non c’è due senza tre per Giovanni Bosi, traghettatore subentrato all’ex clivense Marco Fioretto, in sella alla Primavera dell’Atalanta, che pur reduce dall’uno-due sardi-Frosinone cade in casa al cospetto del Bologna che invece è aritmeticamente salvo. Fatali, nel primo tempo, la zampata di Urbanski nel ping pong sulla palla inattiva rompighiaccio e quella di Raimondo sul radente dall’out destro proprio dell’apripista corretto spalle alla porta dal compagno di reparto col baluardo a opporsi tra un tocco e l’altro senza poter sventare il tap-in. Lontano il ricordo del colpaccio di Bevilacqua a campi invertiti il 22 gennaio scorso, prima di 4 vittorie esterne (Cesena, Firenze e Ferentino) sulle 10 totali, ora è tutta questione di vincere sia dalla capolista Lecce che col Cesena sperando nell’intreccio favorevole di risultati: gli isolani hanno il Verona in casa e i ciociari fuori.
Nerazzurrini costretti a inseguire pressoché da subito, perché Palestra frena fallosamente la ripartenza di chi segnerà di lì a poco sugli sviluppi dello schema chiamato da Corazza con qualche rimbalzo di troppo che favorisce lo scambio forse involontario, tra dischetto del marcatore con l’effettivo assistman Anatriello. Ai rossoblù bastano tre break per finalizzarne un paio di troppo per i nerazzurri. Superato lo scoglio della telefonata in mischia di piatto del medesimo a rimorchio dello scaricante Anatriello (2′), imbeccato da chi la schioderà entro breve, a cronometro raddoppiato è la punta delle falangi di Bagnolini a scongiurare il vantaggio di controbalzo di Vlahovic lungo la combinazione da sinistra con Bernasconi corretta dalla sponda di De Nipoti con un taglio fulmineo. Se la conclusione sporca a mezz’altezza del prestito del Partizan è la prima occasione davvero solare in un pomeriggio da nuvoloni plumbei, al quarto d’ora il tic toc innescato da quelli davanti sfocia nel disimpegno felsineo non punito da Roaldsoy da fuori, mentre il break del centravanti ospite, in attesa sfocia nel mancino al di qua del vertice sinistro da tuffetto in presa pro forma di Bertini (21′). Tre corsette d’orologio e il muro evita guai dal pendolino destro di Buccinasco in scia alla combinazione del tridente frenata dall’esterno basso a sinistra.
Poi la gelata boreale del bis, inaspettato quanto evitabile, a difesa schierata. Né serve la sponda di Regonesi per Guerini sul settimo corner di Bernasconi, dalla destra, a nove sinfonie stonate dalla pausa, perché Vavassori ha la gamba più corta dell’avversario di turno ed è ancora tiro dalla bandierina. Stivanello prima e Wallius in seconda battuta sanno il fatto loro, a differenza della metà di sinistra della retroguardia di casa per il patatrac da 0-2. Se a un poker dall’intervallo è la smanacciata del portiere bolognese a impedire all’ammollo di Palestra di innescare la svettata a quel punto indisturbata della punta serba, la ripresa s’avvia col recupero di Corazza di tacco davanti alla riga per sventare il tentativo di assalto a tre Vavassori-De Nipoti-Vlahovic con quest’ultimo a sfiorare la palla non riuscendola a colpire con decisione. Seguono il volo d’angelo dritto per dritto di Guerini a correzione imperfetta della punizione di Bernasconi dalla trequarti destra, la risposta corazziana bloccata alle soglie del ventesimo su tocco del fantasista dalla stessa maglia, la botta alta e non incrociata del terzino sinistro di Arcene su apertura della new entry Manzoni e soprattutto il semirigore in movimento di Vavassori chiamato dall’esterno destro atalantino al 25′: il baluardo altrui sfodera il colpo di reni.
Il problema è che non si punge, vedi campanile in ascensore del centrattacco sull’ennesimo traversone da destra alla mezzora, e dietro (poco prima) si rischia di beccare regolarmente quando Corazza s’invola a destra e alza a piede invertito. Ebone, che a quattro dal novantesimo concluderà la lunga fuga da sinistra tra i guantoni di Bertini, non centra la porta dall’area piccola su scarico dal fondo di Mazia (35′). Di là, su apertura del braccetto-esterno che non tarderà a infilare invano la porta nemica, in combutta con Manzoni prova a farlo Chiwisa per Bernasconi che saggia i riflessi bagnoliniani a difesa del legno di competenza (39′, angolo). Nel recupero Manzoni scheggia la base del palo esterno sprecando il lavoro del suo capitano.