Calcio certo, ma anche nuoto, atletica, ciclismo, sci alpino. Si chiude un 2018 carico di soddisfazioni per lo sport bergamasco. Ma inevitabilmente non potevano mancare amarezze e lutti, oltre alle immancabili sorprese e incredibili exploit. Dalla A alla Z, ecco un piccolo condensato dei momenti cruciali vissuti lungo quest’anno, ormai giunto al capolinea.
Astori (Davide): se ne è andato, mentre ancora dormiva, in una tranquilla mattina domenicale, quasi a suggellare il ritratto che il calcio ha preparato per lui: personaggio silenzioso, pacato, lontano anni luce dai clamori e dal chiacchiericcio. Davide Astori, brembano doc, capace di conoscere tappe importanti in una carriera che ha raggiunto il suo culmine con la maglia della Nazionale, è morto nelle ore antecedenti a Udinese-Fiorentina. Poi i funerali di Firenze, il lutto straziante e i misteri sulla morte che ancora oggi si fanno strada, oltre al doveroso, quanto ingombrante, tributo di tutto il mondo del calcio. A noi, che l’abbiamo conosciuto, piace ricordarlo quale professionista esemplare, che non ha mai dimenticato le sue radici.
Bergamo Longuelo: da quando è nata questa rubrica, tre anni or sono, non manca mai. Passi lo status di squadra-simpatia, eppure i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Stravinta la concorrenza del Falco Albino, e con essa il campionato, è arrivato lo storico approdo in Promozione: realtà che, oggigiorno, i ragazzi di Marco Albergoni, affrontano con la dimestichezza dei veterani e con quel pizzico di sfrontatezza tipico di chi è in grado di trovare nel ricorso ai giovani un’arma in più. La matricola gialloverde viaggia in acque tranquille e, quel che più conta, scruta l’orizzonte programmando e rinnovandosi, accettando senza timore le sfide del calcio contemporaneo. Dalle indicazioni che emergono dal settore giovanile, il miracolo sportivo ha lasciato strada già da un bel pezzo al progetto solido, duraturo e autorevole. E, come tale, degno di menzione.
Casazza e Chiuduno (Atletico): stessa iniziale, stessa passionalità profusa in ogni impresa sportiva e lo stesso trionfo raggiunto con la Coppa alzata al cielo. Coppa Italia per l’una, Coppa Lombardia per l’altra, ma la sostanza non cambia perché di mezzo c’è il successo di due famiglie, i Cambianica e i Gritti, che nel variegato panorama del dilettantismo permangono al top. Proseguendo con i punti di contatto, è oggettiva la fatica che ha caratterizzato i primi mesi trascorsi da matricole, ma conoscendo gli sforzi e la dedizione delle due realtà, siamo certi che il vento cambierà.
Dell’Agnello (Sandro): c’era una volta “Sandrokan”, o come chiamato altrimenti “El Grinta”, giocatore dal grande atletismo capace di mettere in carniere, oltre a un campionato e una Coppa Italia, ai tempi della Phonola Caserta, una stoppatona su Moses Malone e Micheal Jordan. Non certo due qualunque. Con queste premesse vale forse la pena analizzare il progetto Bergamo Basket. Interesse tiepido ma fattosi via via crescente, dati gli ottimi risultati raggiunti dalla squadra di coach Dell’Agnello. E un Palazzetto, che è quello che è, ma vale primariamente da cornice per la festa delle famiglie, oltre che del vero sport. Quando altrove l’interesse, compreso quello economico, si fa ben più tangibile, pur presentando un rovescio della medaglia fatto di violenza, razzismo ed esasperazioni a non finire, una riflessione più ampia è la benvenuta. Della serie: sport minore a chi?
Erba (Andrea): l’uomo-copertina, per i gol ma anche per il sacrificio profuso in campo, di un San Pellegrino scopertosi ancor più grande grazie al salto in Promozione, attraverso una lunga trafila di playoff. Bravi i brembani di mister Rota a fiutare il colpaccio, nonostante un torneo scivolato rapidamente nelle mani del Bergamo Longuelo, infilandosi nel lotto di testa e senza avvertire le vertigini. Il resto è la storia di una lunga interminabile cavalcata, protrattasi fino a giugno e che oggi assume i contorni di una salvezza da sudare, ma che appare alla portata.
Fratelli Giorgi (Team): una certezza, per il ciclismo di casa nostra. E non solo. Tra Allievi e Juniores il bilancio si fa stellare, con 61 vittorie su strada e 16 su pista, titoli piovuti a più riprese sia in ambito nazionale che regionale e l’immancabile corredo di piazzamenti e riconoscimenti vari. Citare soltanto il ceco Vacek, giovane talento dal radioso avvenire, apparirebbe riduttivo nei confronti di una realtà che, data l’esponenziale crescita raggiunta, non può più nascondersi e mette legittimamente nel mirino il Campionato Italiano individuale su strada.
Goggia (Sofia): dopo il record di punti e podi in Coppa del Mondo, la aspettavamo al supremo banco di prova, rappresentato dalle Olimpiadi invernali. Nel febbraio scorso, in quel di PyeongChang, è arrivato uno storico oro nella discesa libera: il primo al femminile per l’Italia. La consacrazione è manifesta, dopo alcuni anni trascorsi superando infortuni e ricercando la piena maturità. Il talento di Astino è oggi stella luminosa, nel firmamento dello sci mondiale.
Hollis (Damian): non ne abbia Terence Roderick, autentico totem del presente targato Bergamo Basket, ma il sontuoso score fatto di sette vittorie, nelle ultime sette decisive gare della scorsa regular season, è ancora ben impresso nel cuore e nella testa di tifosi e addetti ai lavori. Gli americani, si sa, vanno e vengono, ma l’impresa-salvezza vissuta dagli uomini del presidente Lentsch è destinata a restare per un bel po’ nei ricordi.
Ilaria Galbusera e Igor Trocchia: tra le 33 onorificenze al Merito della Repubblica assegnate nei giorni scorsi dal Presidente, Sergio Mattarella, ci sono anche quelle riguardanti due bergamaschi, saliti alla ribalta per aver fatto dello sport un reale veicolo di solidarietà e inclusione. Galbusera, 27 anni, di Sorisole, capitano della Nazionale Volley Sorde, un impiego in banca e laureanda presso l’Università Cattolica di Milano, ha speso la sua immensa versatilità al servizio dei non udenti, coinvolti in progetti che sono primariamente specchio fedele del suo animo combattente. Tra i tanti, il viaggio in Ghana atto ad aiutare la Federazione locale sordi, impossibilitata a partecipare alle Olimpiadi per carenza di fondi, e il “Champions’ Camp”, dedicato a ragazzi udenti e non udenti, chiamati grazie ad esso a condividere momenti di sport e vita quotidiana. Trocchia, allenatore del Pontisola, aveva ritirato la squadra da un torneo, a seguito degli insulti di stampo razzista rivolti a un suo giocatore durante Rozzano-Pontisola. L’una pallavolista, l’altro ex calciatore e oggi mister. Ma soprattutto, due sportivi a tutto tondo, dalla faccia tosta quanto – e quando – serve.
Jordan Pedrocchi: genio del nostro calcio, pronto ad aprire le porte del paradiso a una piazza che ribolle di entusiasmo e passione quale quella di Lecco. Mai come in questa stagione i blucelesti possono sognare in grande. E a garantire per tutti mister Marco Gaburro: uno che alla Serie D di casa nostra ha dato tanto, ricevendo in cambio ampi consensi ma non il successo che altrove – vedi Gozzano – è arrivato.
Koulibaly (Kalidou): prima gli scontri fuori dallo stadio e un tifoso morto in circostanze da chiarire, poi l’immancabile becerume rivolto a un giocatore di colore. In coda all’anno solare, l’ennesimo campanello di allarme per un calcio imprigionato tra i mille interessi e dunque in balia dell’anarchia. E a poco più di un anno dalla mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali, la dimostrazione che poco o nulla, in termini culturali prima che tecnici, è cambiato.
Locatelli (Andrea): prima le vagonate di reti, valse un salto di categoria, con lo Sporting Brembatese, sancito dal campo ma non concretizzatosi. Oggi, altra vendemmia di gol, questa volta con la maglia di un Città di Dalmine che ha fin qui fatto man bassa del campionato (Prima categoria, girone E). Dopo un paio di stagioni in chiaroscuro, eccolo riportare a frutto un potenziale mai in discussione, probabilmente solo smanioso della giusta vetrina.
Mondonico (Emiliano): se ne è andato uno dei giganti del calcio italiano, che a Bergamo ha saputo individuare un legame indissolubile, destinato a durare per sempre. La semifinale di Coppa delle Coppe contro il Malines è il suo fiore all’occhiello. Ma alla spalle, ci sono un’umiltà e uno spessore umano che valgono comodamente da magistrale lezione di vita.
Nicoli (Stefano e Riccardo): l’uno, Stefano, è la bandiera, il primatista di presenze, di un Albano finalmente a bersaglio, dopo anni trascorsi a suon di tentativi e segnali di crescita. La società del presidente Avanzato è oggi in Prima, dopo aver dominato il torneo di Seconda della scorsa stagione. L’altro, il fratello minore Riccardo, ruolo difensore, ha guadagnato con la maglia della Vertovese il salto in Eccellenza, tramite playoff. Un bel premio per entrambe le società e per una famiglia che permane da tempi non sospetti sulla cresta dell’onda.
Or. Boccaleone: vincere un campionato è entusiasmante. Ma vincerlo all’ultima giornata, con una sorta di turno-spareggio, al cospetto dei cugini-rivali del Malpensata, lo è ancor di più. Ai ragazzi del tandem Casali-Longo il titolo di “Favola dilettantistica dell’anno”, la cui consistenza è suffragata oggi dal cammino complessivamente positivo mantenuto lungo il girone di andata, in Seconda categoria. E come in tutte le favole, c’è anche una morale: la logica del budget e dei facili proclami non può nulla, senza il gruppo e senza una reale unione di intenti.
Parma Calcio: la scalata è bella che compiuta e in un battibaleno la società emiliana è tornata a dire la sua in Serie A, dopo aver conosciuto le purghe garantite dalle categorie inferiori. Il presente è già di per sé radioso, tra i gol di Inglese e le folate dell’ex romanista Gervinho: pensare a un posto in Europa non appare poi così azzardato.
Quadarella (Simona): le tre medaglie d’oro conquistate agli Europei di Glasgow lasciano presagire una degna erede di Federica Pellegrini. E anche grazie ai successi del nuoto, vien da dire che nello sport italiano non tutto sia così cattivo o malmesso.
Radice (Gigi): altro gigante che oggi non c’è più. Con lui in panchina, il Torino si cucì sul petto l’unico scudetto arrivato nel dopo-Superga, ai tempi dei “Gemelli del Gol”, Pulici e Graziani. Era un calcio che poteva ancora permettersi di credere nei miracoli.
Soverato (Volley): Diego Boschini, classe ’86, originario di Ponte San Pietro, è dal giugno scorso il viceallenatore del club calabrese, impegnato in A2 femminile, diventandone al contempo anche responsabile del settore giovanile. Un bel riconoscimento per un uomo di sport che tra Adro e Foppapedretti ha conosciuto la propria gavetta. E per un movimento, quello nostrano, che permane florido, dinamico e al passo coi tempi.
Tortu (Filippo): il primo italiano a scendere sotto il muro dei 10 secondi, nei 100 metri piani. L’ultima, entusiasmante, scoperta di un’atletica leggera che, all’ombra del Tricolore, di tanto in tanto non manca di regalare perle.
U.S. Clusone: bottino pieno, dall’alto degli undici successi infilati sulle altrettante gare proposte dal calendario d’andata. Si intravede una nuova squadra da “Guinness”. Ma per confermarsi, servirà non perdere di vista il primario obbiettivo, vale a dire il ritorno in Seconda. Traguardo minimo, per una realtà abituata a non nascondersi, in categorie ben più appetibili.
Villa d’Almè Valle Brembana: trovare una bergamasca in Serie D non stanca mai, anche se si rischia di cadere nell’abitudinario e, dunque, perdere quel quid di adrenalina che non deve mancare nel racconto di un’impresa sportiva. Ben diverso è raggiungere, per la prima storica volta, il palcoscenico semiprofessionistico e trovare un tale agio da chiudere l’andata da prima delle bergamasche, lasciandosi alle spalle cugine-rivali ben più collaudate ed esperte. Tanti i big meritevoli di menzione, a disposizione di mister Mussa. Ma anche, se non soprattutto, un progetto serio in sede di valorizzazione del vivaio, frutto degli sforzi di un’equipe coesa e motivata, quale quella imbastita attorno al presidente Castelli.
Wedding (Royal): l’evento mediatico dell’anno, che mette d’accordo tutti. Anche più del passaggio di CR7 alla Juventus. Di Harry e della sua famiglia si è già detto e scritto tanto. Forse troppo. Di lei, Meghan, bellezza esotica e composta, piacciono la sua eleganza ma anche il suo saper essere fuori dagli schemi. E insieme a lei, non imbracciamo il fucile ma la contrarietà alla caccia alla volpe. Top class.
Xeneizes: il significato si fa duplice. Da un lato, la folle finale di Coppa Libertadores che ha visto infine prevalere il River Plate, a discapito dei cugini-rivali del Boca Juniors. Passi la focosità tutta sudamericana di certi eventi e certe rivalità, ma assistere al trasloco fino Madrid, per scongiurare ulteriori problemi di ordine pubblico, è francamente troppo per chiunque. Dall’altro, il dramma vissuto da una meravigliosa città come Genova, sventrata lo scorso agosto dal crollo del Ponte Morandi. Dopo mesi di polemiche, indignazioni e tanto dolore, è ora che i fatti diano seguito alle parole.
Yemaneberhan Crippa: altra giovane promessa dell’atletica azzurra e altra toccante storia di solidarietà e inclusione. Nato in Etiopia, cresciuto in un orfanotrofio, adottato infine, in compagnia delle sue due sorelle, da una coppia di Milano, si trasferisce in Trentino, dove matura la confidenza con la corsa campestre, la corsa in montagna e le discipline del mezzofondo. Diplomatosi alla scuola alberghiera, arruolatosi poi con le Fiamme Oro, dopo la gavetta compiuta in ambito giovanile ha conosciuto la propria consacrazione nell’agosto scorso, con il bronzo conquistato nei 10000 metri piani, agli Europei di Berlino. Il suo nome, in amarico, significa “il braccio destro di Dio”, ma l’augurio è che possa presto personificare le Sue due gambe. Intanto giova ricordare che in circolazione c’è un documentario molto interessante sulla sua vita, tra sport e natura incontaminata, mentre la famiglia Crippa si è ulteriormente allargata, ricongiungendo tutta la figliolanza: 6 fratelli e 2 cugini.
Zapata (Duvan): dopo il tango argentino (Gomez) e le lezioni di genio balcanico (Ilicic), la Dea riscopre il Sudamerica affidandosi alla cumbia del suo centravanti, fattosi attendere per qualche tempo prima di imboccare la via della rete con irrisoria facilità. Il curriculum è certamente dalla sua, ma per i tifosi nerazzurri il poter tornare a contare su un bomber vero, dopo i fasti vissuti ai tempi del “Tanque” Denis, vale da iniezione di fiducia per il 2019 che verrà.
A cura di Nikolas Semperboni