Buon Natale soprattutto al sole, ora che ho aperto le finestre e mi sorride, mi strizza l’occhio e mi chiede di andare. Bene bene non so dove andrò, ma sono sicuro che finirò di scrivere e la Pandona mi porterà a scaldarmi lungo le strade dei miei giorni migliori. Buon Natale ai calciatori, quelli del martedì, senza pretese come me, o i ragazzi dell’Aurora Terno, che quest’anno sono primi in Terza categoria e ce la stanno mettendo tutta, o il Papu e Ilicic che giocano meravigliosamente in Serie A, ognuno divorato dalla propria luna, ognuno che a vedergli il viso mi regala grandi sogni.
Buon Natale a mio babbo e a mia mamma, che ringrazio perché sono talmente contento di essere nato che ho fatto perdere le mie tracce, c’è chi mi pensa da mia sorella, chi da mio papà, chi da un amico, chi da una collega. Invece sono qui a battere sui tasti che è la seconda cosa che più mi piace fare, nell’attesa di una felicità che è già la felicità. Buon Natale ai compagni dei miei genitori, Angela e Erni, che li hanno resi ancora migliori e che stimo perché non è mai facile prendersi cura dei poeti.
Buon Natale a Vinicio, il mio figlio grande, che mi viene sempre da abbracciare perché è della stessa materia degli angeli, anche se non è che svolazzare gli piaccia molto, e allora, quando si accorge di essere tre metri sopra al cielo, tira una papina in testa a suo fratello per tornare sulla terra. Buon Natale a Zeno, il mio figlio piccolo, proprio come me, di quelli che chissene se va bene o se va male, tanto stanotte ci sarai tu, che per lui sono io e per me è lui (a spararne una più grossa dell’altra sul divano, appiccicati e scomodi, ridendo forte, senza riuscire a smettere mai, inventando un mondo che ha la forma di un arcobaleno e sa di caramelle gommose perché dev’essere buono, pure da mangiare).
Buon Natale a te, che sei il mio giorno, il cielo azzurro, le nuvole bianche, la scia di un aereo, la speranza, il bisogno e il sogno, mille cuori sul mio vecchio e sfigato cellulare. Buon Natale a te, che sei la mia notte, la luna e i falò, gambe, braccia e fatica, parole in circolo, l’accorgermi del tempo che passa senza farmi del male.
Buon Natale a Chiara, mia sorella, a cui basta un mio sguardo. Buon Natale a Pietro e Anita, i miei nipoti belli come i modelli delle pubblicità del Corriere della Sera, ma pure circondati da un’anima, stupenda e tutta intorno. Buon Natale a mia nonna Pina, che fa le tagliatelle e mi rendo conto solo ora che è davvero lei quella della canzone. Buon Natale a mio nonno Cesare che non c’è più e che razza di giorno è questo se non bevo un bicchiere di Oltrepò Pavese a tavola con lui. Buon Natale alle mie zie, Tella e Cri, Cri e Tella, le bimbe, le gemelle, a cui devo la libertà che mi danno i portici di Bologna, che resta comunque una favola.
Buon Natale ai miei amici, quelli che ci sono ancora, Marco, Monica, Simone, Flavio, Fabio, la Benni, Eva e Enea, che sono i loro due meravigliosi e sorprendenti popini, e pure agli altri, i miei amici che invece hanno preso un altro sentiero, restando, sempre e per sempre, nel mio cuore.
Buon Natale ai tossici della stazione di Bergamo, la mia città che è bellissima, ma troppe volte senza pietà. Buon Natale a chi è solo e non vorrebbe esserlo, a chi ora piange un amore lontano lontano nel tempo, a chi, come me, ieri ha ricevuto una multa dal Comune perdendola in qualche cassetto prima di vedere le rate che dovrà pagare.
Buon Natale a questo mondo, ricordando che è bello perché è un gioco, proprio come questo fotomontaggio realizzato da Vinicio e Zeno, in combutta, e inviato a un’amica che chiedeva se da grandi i miei due figli avessero preso a somigliarsi almeno un pochino.

Matteo Bonfanti