Entrambi ragazzi del novantanove, anagraficamente non più giovani, nemmeno per la regola della composizione della rosa dei venticinque, tecnicamente e tatticamente adatti al progetto. L’uno è destro e costa meno della metà (10-12) dell’altro, che a differenza sua è italiano e ha un bel mancino. L’ultimo acuto del calciomercato dell’Atalanta balla intorno alla margherita da sfogliare, ma con soli due petali: Isak Hien dell’Hellas Verona e Alessandro Buongiorno del Torino.

Lo svedese, questa la complicazione nelle trattative, o forse uno dei punti di forza dei bergamaschi al netto del budget che lo smentitore Urbano Cairo non possiede o comunque non mette a disposizione, interessa da sempre anche ai granata. La differenza è che del secondo, la cui partenza dalla storica capitale subalpina ha messo a rumore i tifosi anche pur restano allo stadio larvale di ipotesi, vi avevamo detto qualcosa noi in anticipo su tutti gli altri, mentre il primo era sulla bocca di tutti già in attesa dell’apertura della finestra estiva.

La realtà è che a Gian Piero Gasperini serve un perno difensivo, ruolo per adesso assegnato a Giorgio Scalvini, ovvero un braccetto naturale nonché erede designato di Rafael Toloi, e i due sembrano rispondere entrambi alle caratteristiche richieste. Più fisico, almeno come gioco (1,91 contro l’1,94 dell’azzurro). Il dottore in economia torinese e torinista, nel recente passato, ha reciso il cordone ombelicale soltanto per l’apprendistato al Carpi in B quando di anni ne aveva diciannove. Più articolata l’esperienza dell’alter ego destripede: giovanili in Kista, AIK, Djursholm e Vasalund, da senior Vasalund e Djurgården. Il patron gialloblù Maurizio Setti non ha mai sparato alto e ha sempre venduto chiunque, mantenendo i conti a posto a dispetto dei mugugni del “Bentegodi”. Il mastino di origini ghanesi e burkinabé sarebbe il più agevole degli obiettivi.

La forchetta che divide i due bocconcini appetitosi non riguarda il mero prezzo, che per Buongiorno significherebbe anche contropartite tecniche gradite del calibro di Brandon Soppy, esterno bocciato dal Gasp almeno numericamente inteso a tappare il buco lasciato dal transfuga monegasco Wilfried Singo, e di Aleksey Miranchuk, giudicato troppo costoso da riscattare. C’è stato il secco “no” del magnate dell’industria editoriale italiana, padrone del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport. L’amicizia fraterna fra i due allenatori, poiché Ivan Juric è l’allievo prediletto del mister nerazzurro, non conta. Il buon Urbano ha dichiarato trattarsi di “bufala”. Ergo, serve un’offerta pazza, ma pazza sul serio. Forse sorpassando anche i 31 milioni complessivi per il neo infortunato El Bilal Touré. Quel che è sicuro è che uno dei due a Zingonia arriverà. Saranno i soldi a decidere chi. Soldi che i Percassi e i Pagliuca hanno dimostrato di potere e saper mettere sul tavolo da poker delle operazioni a tavolino. Mica come chi non gli compra i giocatori pensando di poter ottenere prestiti e crediti infiniti senza rischiare una sola mano al gioco.
Simone Fornoni