Ci sono storie belle da raccontare perché legano a doppio filo valori importanti, imprescindibili, come la famiglia e lo sport. E’ il caso di Filippo Crippa, talentuoso calciatore della Falco Albino, che pur di continuare ad indossare i colori nero-blu ha detto no persino ad alcune proposte provenienti da categorie superiori. E una buona parte di merito per questa scelta va attribuita a nonno Angelo e a nonna Alba: “E’ stata una scelta di cuore – il commento del classe 1997 –  Sono molto legato a questa società, in quanto mio nonno è stato uno dei fondatori che hanno portato alla luce la Falco, mentre mia nonna è una grandissima tifosa che ci segue anche in trasferta nonostante l’età. Quest’anno ho fatto una scelta di cuore perché il sorriso di mia nonna in tribuna vale più di ogni cosa. Oltre a questo, da parte mia c’è grande riconoscenza anche nei confronti del nostro presidente che è una persona molto corretta e disponibile. Nonostante le vicissitudini e la situazione drammatica di quest’anno, non ha mai mollato e non ha mai perso la sua proverbiale serenità. Con impegno e dedizione continua a guidare questa grande famiglia”. E proprio a proposito di drammi, è impossibile non aprire una parentesi legata all’emergenza sanitaria che ha conseguentemente messo i freni anche al mondo del calcio: “Penso sia stata una scelta inevitabile quella di fermare tutti i tornei. Il movimento calcio purtroppo ha dovuto pagare conseguenze pesanti. Vista la situazione, credo che praticando uno sport di contatto e di squadra, sia molto difficile mantenere le distanze di sicurezza, soprattutto durante partite e allenamenti il rischio si alza notevolmente”. Positivo, invece, il bilancio sul segmento iniziale di stagione della Falco, in attesa di capire se e quando si potrà tornare a calcare i rettangoli di gioco: “La Falco quest’anno ha sposato un progetto imperniato sui giovani. La società ha creato una squadra con un’età media davvero moto bassa e con molta voglia di fare bene anche se sulla carta, almeno inizialmente, poteva risultare meno competitiva degli anni scorsi. Siamo partiti, logicamente, con qualche difficoltà di troppo come si può vedere dal rendimento poco brillante ottenuto nelle prime uscite ufficiali in Coppa Lombardia. Abbiamo pagato lo scotto di un gruppo totalmente nuovo che necessitava di conoscersi e trovare la giusta alchimia tra i vari componenti della rosa. Dopo poche settimane, però, le cose sono andate migliorando e la crescita si è vista già dalle prime, e purtroppo uniche, giornate di campionato che abbiamo disputato. La squadra ha dato dimostrazione di potersela giocare con tutti con grande grinta e cuore”. La chiosa finale è legata alla questione della probabile abolizione del “vincolo sportivo”: “Penso che il vincolo sportivo tra calciatori e società sia da abolire o quantomeno da limitare in termini di durata. Non ritengo corretto vincolare un ragazzo ad una squadra fino al compimento dei suoi 25 anni. Un vincolo a cui gli stessi giocatori devono sottostare se vogliono restare in quella determinata società. Era ora che venisse apportato un importante cambiamento in questa direzione”.

Michael Di Chiaro