Tra una Serie D che viaggia più o meno spedita e un’Eccellenza che si appresta a ripartire, c’è un movimento che rimane tristemente fermo a guardare. Dalla Promozione in giù il panorama calcistico dei dilettanti si trova ai box da un anno e – se non si considera l’illusoria ripartenza a cavallo tra settembre e ottobre – gli spiragli di luce sembrano ancora molto lontani. Ne abbiamo parlato con Matteo Rivellini, difensore del Casazza che ha analizzato il momento complicatissimo attraversato da tutti gli atleti dilettanti: “C’è grande dispiacere, dato che il calcio per noi dilettanti è una passione e un modo di svagare dal mondo del lavoro e dagli altri problemi quotidiani. Dispiace molto e speriamo si possa riprendere il prima possibile. La passione per il calcio c’è sempre, quello indubbiamente! Di allenarmi in forma individuale a livello calcistico non ne ho avuto la possibilità, tuttavia ho iniziato a praticare altri sport come tennis e ciclismo che mi permettono quantomeno di mantenere un minimo di forma fisica, anche se il pallone manca tantissimo”. Tante perplessità anche sulla questione ripartenza immediata: “L’errore è stato ripartire quando si sapeva benissimo che la situazione non era affatto migliorata. Detto ciò, sottolineo il fatto che sia giusto che dalla Promozione in giù tutto sia stato sospeso e, allo stesso tempo, sono contrario all’idea che l’Eccellenza possa ripartire, anche perché si tratta di un campionato, se non falsato, poco veritiero. Non è corretto condensare un campionato in così poche partite. Per quanto riguarda la Serie D il discorso è un po’ diverso essendo semi-professionisti. La scelta di non avere interrotto il loro campionato ci sta, con tutte le tutele e tamponi del caso, e trovo giusto che arrivati a questo punto si porti a conclusione il torneo. Se fossi stato io un giocatore di queste categorie? In D, con tutte le precauzioni del caso, sarei stato propenso a riprendere dato lo stampo semiprofessionistico. In Eccellenza il discorso è un po’ differente, personalmente sarei stato sfavorevole, perché riprendere con 3 gironi con meno squadre e con poco tempo a disposizione per fare preparazione e allenamenti vari, secondo me è una prospettiva poco entusiasmante”. In chiusura un accenno alla posizione del Casazza: “Per quanto riguarda la mia società, la salute dei tesserati viene prima di tutto quindi è d’accordo con la decisione della federazione di non riprendere non essendoci le tutele del caso; chiaramente è molto dispiaciuta perché il calcio, soprattutto a questi livelli, è passione e fa parte della quotidianità, quindi, quando manca da così tanto tempo fa davvero male, ma purtroppo le circostanze sono queste ed è giusto fermarsi”.
Michael Di Chiaro