Mi permetto di controbattere ai tanti commenti letti sulla vicenda Dalbert. In molti giochi di squadra si usa punire i compagni per le azioni negative del singolo, così da insegnare a tutti che quella cosa è da condannare, ma soprattutto per insegnare al singolo che le sue azioni non solo hanno conseguenze per lui, ma per la comunità a cui appartiene. Una tifoseria è un po come una squadra, perde uno, perdono tutti. Domenica sera abbiamo perso tutti, abbiamo perso tutti perché fra di noi c’e ancora gente che nel 2019 si permette di giudicare una persona per il suo colore di pelle, pochi, spero, ma pur sempre atalantini. Che paghino tutti, perché non hanno zittito le persone in tribuna, perché invece di condannare i colpevoli si è subito pensato a lavarsene le mani, a negare ogni minima cosa, a fischiare un arbitro per aver fatto l’unica cosa che non si dovrebbe mai contestare ad un giudice di gara: fermare una partita in caso di grave mancanza di rispetto, o peggio mancanza di civiltà. Io personalmente sarei fiera di stare a casa un giorno per insegnare una lezione a quel cretino, ignorante, barbaro capace di un gesto simile. Puniti sì, ma a testa alta, per dare una lezione a tutti, per ricordarci la gravità del caso e per far sì che una cosa simile non accada di nuovo, mai. Questo fanno i campioni, quelli veri, non alzano le mani, non puntano il dito, non dicono “eh vabbè ma erano due scemi”. 

Simona Marcelli