Gli alpini nacquero come truppe distrettuali il 15 ottobre 1872 e non ebbero, all’inizio,  una loro uniforme. Avevano la divisa della fanteria e aspettarono sei mesi la penna nera e dieci anni per avere le fiamme verdi e il bavero. La prima uniforme della truppa era composta da un chepy di feltro, rivestito da un panno turchino con tre filetti rossi verticali, due laterali e uno posteriore. Aveva visiera e coprinuca di cuoio nero e davanti una coccarda tricolore e una stella di metallo giallo con il numero del distretto.  Sormontava frontalmente il chepy una nappina di lana arricciata rossa con interno nero sul quale spiccava in giallo il numero della compagnia. Per la tenuta di fatica c’era un berretto a due punte di panno turchino filettato di rosso con visiera di cuoio nero. Sul davanti una stella rossa con centro nero e numero giallo.

I distintivi di grado, per i graduati di truppa, sul chepy, erano costituito da un gallone rosso; i sottoufficiali avevano invece un galloncino d’argento. La truppa aveva un cappotto a lunghe falde di colore grigio-azzurro scuro, ad un petto, con sei bottini di metallo bianco. Sul bavero nessuna mostrina e le stellette (adottate nel 1872) erano di panno bianco su nero. Sulle spalle del cappotto erano cuciti, a coronamento del giromanica, due spalline imbottite a spicchio di panno turchino (i salamini) filettati di rosso. I paramani erano a punta e dello stesso colore del cappotto. Alla vita il cappotto era stretto da un cinturone di cuoio bianco con una fibia di ottone e croce di Savoia di metallo bianco. La truppa aveva solo un cappotto e niente giubba. Questa era di prescrizione per sottoufficiali e ufficiali.

La truppa dovette aspettare fino all’ottobre del 1874 per vare in dotazione giubba e panciotto. I galloni dei graduati di truppa, di colore rosso, erano portai al di sopra dei paramani ed erano così formati: appuntato: un gallone di lana; caporale: un gallone e una trecciola superiore ad intreccio di fiore; caporale furiere: gallone e due trecciole superiori; caporale maggiore: un gallone e tre trecciole superiori. Per i sottoufficiali (sergente, furiere e furiere maggiore) i galloni e le trecciole erano di argento.

Completavano la divisa per truppa e sottoufficiali, i pantaloni di panno grigio-azzurro scuro, più chiaro del cappotto e con filetto laterale rosso. Inoltre: una camicia, un paio di mutande, un paio di uose che, a seconda della montatura, erano portate sotto o sopra i pantaloni. Tutta questa parte del corredo era di tela bianca, le scarpe erano a stivaletto, annerite con quattordici chiodi nella suola. Come equipaggiamento: lo zaino della fanteria con telo, tenda arrotolata, la borraccia e doghe di legno, il tascapane di tela rigata bianca e turchina. Solo qualche anno dopo, agli alpini verrà dato il gavettone da due litri, la borraccia, anch’essa di capacità speciale, e lo zaino “armadio”. Gli ufficiali avevano la seguente uniforme: come copricapo, invece del chepy, un berretto di panno turchino scuro, con i galloni intorno alla sua soprafascia turchina, filettata di velluto nero. Visiera e sottogola di cuoio nero, una stella ricamata in oro con corona e numeri del distretto con tre filetti di argento verticali, due laterali e uno posteriore che completavano la guarnizione del berretto. La giubba era di panno azzurrato, un blu scuro che si distingueva dal nero delle precedenti tuniche del periodo risorgimentale. Nella grande uniforme gli ufficiali guarnivano la giubba di spalline d’argento con frangia. Con atto n.69 del Giornale Militare del 25 marzo 1873, venne adottato, invece del chepy di fanteria, un cappello per le truppe alpine. Questo cappello, che doveva durare fino al 1910,  era di feltro nero di forma tronco conica a falda larga. Era guarnito da una fascia di cuoio nero: frontalmente aveva come fregio una stelle a cinque punte, di metallo bianco, con il numero della compagnia. Sul lato sinistro, semicoperta dalla fascia di cuoio, c’era una coccarda tricolore nel cui centro era posto un bottoncino bianco con croce scanellata.  Un galloncino rosso a V rovesciato guarniva il cappello dallo stesso lato della coccarda e sotto la coccarda era infilata una penna nera di corvo. Per gli ufficiali il cappello era lo stesso però la penna era di aquila.

Da “Alpini storia e leggenda” Coged.

Foto di Roberto Bezzi

Leggi cliccando il link seguente lo speciale pubblicato da Bergamo&Sport in edicola lunedì 1 marzo.

Il secondo numero sarà pubblicato sul giornale in edicola lunedì 29 marzo

Centenario ALPINI. Speciale di Bergamo&Sport