Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi. E poi ritornano”. Anche quando di mezzo ci sono otto anni, che nella carriera di un giocatore non sono dettaglio da poco. Andrea Erba, attaccante classe ’91, torna al Paladina, chiudendo la lunga e proficua avventura al San Pellegrino, con il quale ha collezionato ben due salti di categoria, raggiungendo lo storico traguardo dell’Eccellenza. A fronte di un addio che, per quanto caratterizzato da una nota di amarezza, sottolinea ulteriormente la bontà di un percorso fatto di successi e dedizione, scaturisce la consapevolezza che il gradito ritorno vale da chiusura del cerchio, per il rapporto tra Erba e il Paladina. Un rapporto che, per l’appunto, trova radici ormai lontane nel tempo e che passa per la condivisione di una figura storica, unanimemente apprezzata per autorevolezza e senso di appartenenza, quale Francesco Rottini, scomparso nel marzo del 2020 e che negli anni di Erba a Paladina fu il Presidente. Un Presidente, con la P maiuscola, come di rado accade in un calcio troppo spesso privo di figure appassionate, coinvolte a 360°. “Quando ha iniziato a farsi largo la possibilità di un ritorno a Paladina – spiega l’attaccante – mi sono ritornate alla mente le parole di Rottini. La porta qua è sempre aperta per te! Certo oggi Rottini non c’è più, ma mi piace pensare che da oggi, da lassù, faccia ancora di più il tifo per me. Ha sempre dimostrato, coi fatti oltre che con le parole, di quanto ci tenesse a me e questo ritorno diventa anche il modo più proprio per tributargli un doveroso omaggio. Non dimenticherò mai quell’intero pomeriggio che trascorse in sede ad aspettarmi, per la riconsegna della borsa. Ci teneva a salutarmi, rivolgendomi una volta di più quell’affetto che lo ha sempre contraddistinto”. Un anno e mezzo con Massimo Ottolenghi allenatore e poi l’addio, nel mezzo di una stagione rivelatasi infine disgraziata, per la società granata: “Finì per retrocedere e da allora non è più tornata in Promozione. Al di là degli obiettivi odierni, che solo il tempo può definire con esattezza, avevo bisogno di una sfida che mi coinvolgesse completamente e devo dire che le prime impressioni sono assolutamente positive. Ho conosciuto l’attuale presidente, Capitanio, che mi è piaciuto immediatamente e poi ho trovato un gruppo bellissimo, per valori umani oltre che tecnici. Conoscevo il diesse Pelizzoli e mister Albergoni, mi tenevano monitorato da tempo e, in questo senso, sapevo di poter cadere in piedi. Ma è stato l’entusiasmo complessivo a colpirmi particolarmente: il gruppo è carico e, all’interno di questo, i ragazzi più giovani mi hanno rapidamente aiutato a trovare quel ruolo da guida che, negli anni, ho imparato ad assumere anche a San Pellegrino. Ci sono tutti i presupposti per ritrovare quello spirito di famiglia allargata che, per me, nel calcio, è tutto. E poi ci sono Salvi e il magazziniere Fraina: gli unici che c’erano a Paladina anche otto anni prima. È stato un piacere ritrovarli e, nei loro volti, ho letto la gioia di ritrovarmi”.

Chiosa finale dedicata al più recente passato e alla chiusura di un capitolo destinato a rimanere indelebile, nell’animo e nei ricordi: “Poteva esserci un finale migliore, non nego che nei giorni successivi all’addio al SanPe mi sono proprio buttato giù. Non avrei mai lasciato San Pellegrino, ma quando, mio malgrado, ho preso atto dell’accaduto, la proposta del Paladina è suonata da rivincita. Mi serviva qualcosa che mi prendesse la testa e ora riparto più carico che mai. Sono stati otto anni stupendi! Certe dinamiche, a partire dai legami costruiti con i ragazzi del settore giovanile, saranno per sempre dentro di me. Proprio per questo, preferisco guardare al bello delle cose: ai messaggi che ancora oggi mi arrivano, messaggi carichi di stima e riconoscenza, che ti procurano emozione. Per tanti di quei ragazzi, sono stato un esempio e il fatto che abbiano colto questo aspetto fa senz’altro piacere. Ringrazio allora tutta la famiglia SanPe. Tutti insieme, abbiamo raggiunto il massimo che si potesse desiderare, ossia l’Eccellenza. Ma saranno soprattutto i rapporti costruiti in questi anni a rimanere indelebili, nella testa e nel cuore”.