di Simone Fornoni

Costano, inquinano e rompono i coglioni: il verdetto della rete è implacabile. Gli elicotteri fanno rumore. In tutti i sensi. Mica quelli che incombevano sulle teste dei Vietcong nella guerra più ideologica, assurda e cretina mai combattuta dall’Occidente. Nossignori, quelli delle forze dell’ordine che sorvolano stadio e dintorni in occasione delle partite di pallone. Dell’Atalanta, ovvio. Di quel bel paio di mutande di marca indossate sopra le pudende di un territorio con troppe frattaglie al vento da nascondere, per dire che siamo i più belli o i meglio fichi del bigoncio: il lettore interpreti pure liberamente la metafora. Chi l’avrebbe mai detto? A Bergamo, città e terra innaffiate da un pragmatismo proverbiale, culla della cultura del fare, dove i sogni e le ambizioni da visionari hanno le sponde come gli innumerevoli corsi d’acqua che l’attraversano, pare abbia messo radici la malapianta della subcultura del lamento, del dito puntato, della lezioncina morale ed ecologica a ogni costo, specie se non richiesta.

Il gretinismo deteriore ha avuto il suo momento di detonazione in occasione del match di Champions League contro quei placidoni dello Young Boys, grossoni svizzeri di giallonero vestiti tipo Borussia Dortmund, dediti a un sano pomeriggio di visite & birra in città e nel santuario del fubal coloratissimi, sgolatissimi compreso il bimbetto sotto la Tribuna Stampa Sud dalla vena alle soglie dello scoppio stile Colantuono, sportivissimi. L’immagine stessa del fair play, ma mica era da dare per scontato. Dal cielo i comportamenti in pubblico dei singoli in luogo pubblico durante un evento pubblico si apprezzano anche meglio. Probabilmente i due lockdown, quello vero del 2020 e quello alle vongole, hanno resettato la memoria collettiva: quando si giocava in presenza, e adesso siamo solo al 50 per cento della capienza, questi sorvoli sono sempre esistiti. La scoperta dell’acqua calda. Che però tende chissà perché a fuoruscire a orologeria. 

Sorprende davvero che sorprenda un discreto, tutto sommato limitato e concentrato, spiegamento di forze dell’ordine per una manifestazione sportiva comunque da 9 mila spettatori e rotti, quando fino a pochi mesi fa insieme agli applausi per i controlli serrati, tra coprifuoco e museruole in faccia, dilagava l’isterismo di schietto stampo restacasista contro i concittadini accusati di essere diffusori e veicoli di un virus che a conti fatti deve aver colpito più le facoltà cerebrali che le vie respiratorie. Elicotteri, pattuglie anche dell’esercito e droni per il controllo sociale, per evitare “troppa gente liberamente in giro”, allora andavano bene. E guai a uscire dalle quattro mura per respirare o anche solo fare la spesa: gli indignados odierni avrebbero reclamato scenari da caccia alle streghe e agli unguenti mortiferi, da colonna infame. Due pattuglie in croce, magari anche in centro, e gli elicotteri per la Champions e poi per il campionato, invece, no. Quelli che durante la c.d. prima ondata pandemica erano i nostri angeli custodi, quasi al pari di medici e infermieri, improvvisamente sono diventati dei cagacazzi a cui imporre il lavoro d’ufficio perché in strada ci costano. Figuriamoci per aria.

Per una partita, poi, rimarcano sprezzanti le verginelle che di sport non vogliono sentir nemmeno parlare, perché non è importante, non è una priorità, e chi se ne frega se con l’indotto e ricavi ci si campa in qualche centinaia di migliaia di anime. Forse qualche milione all’infuori degli addetti ai lavori, ma tant’è: versare lacrime di indignazione e rabbia è un lavacro collettivo delle coscienze e cancella tutto, anche le persone che di ciò che si odia osano perfino viverci. Capitolo spese: se ne potrebbero citare innumerevoli, di capoversi, alla voce soldi buttati o comunque discutibilmente erogati, dal reddito di cittadinanza al mantenimento forzoso di chi viene trasbordato sulle nostre coste senza passare dai requisiti e dai canali che la legge impone. Guai a toccare quel tasto, però, perché lì ti tirano fuori “l’umanità” e il “dovere di accoglienza”. Fa niente se poi l’idea degli “accolti” emersa dalle intercettazioni giunte alle orecchie di chiunque, perché disposte dall’autorità giudiziaria in funzione anti furbetti del quartierino, corrisponde nella sua versione più nobile a quella dei fattorini a uso elettorale. Al footbal no, non è dovuta alcuna delicatezza, quello si può e anzi si deve prendere a calci.

Le leggi sull’ordine pubblico necessitano di applicazione come di prevenzione e a ciò servono i tanto deprecati velivoli che costano, disturbano e inquinano. Per converso, in assenza delle operazioni coordinate della Questura, ci sarebbero da scatenare bufere e polveroni sulle scazzottate in campo aperto, tutti all’attacco, senza possibilità di difesa e ripartenze. Denti e sangue sull’asfalto, che coi controlli dall’alto, invece, col cazzo. Gli aerei di linea presi per assistere al solito predicozzo lobbista ripreso in punta di telefonini, che senza il cobalto estratto a mano dai bimbi africani non funzionerebbero, al contrario, non inquinano, non costano, anzi profumano di sapone di Marsiglia. Paragoni assurdi? Certo, ci mancherebbe. Esattamente come le proteste e le lezioncine da maestrine dalla penna rossa di chi bercia contro il pallone e gli elicotteri che lo sorvolano. Per garantire la sicurezza a un popolo di lagnetta. Ah, pure chi scrive era d’accordo con la soluzione Grumellina-aperta campagna per l’impianto cittadino, ma se tra privati non ci si mette d’accordo poi l’ente pubblico aliena il bene in cambio dei sacrosanti soldi e della sistemazione di tutto il quartiere. Non vi sta bene? Mettiamo le ruote all’ex Comunale come quel tizio della versione di greco al liceo fece con la casa. Ma poi occhio che serve una contro-variante al PGT.