Ok, ci sono stati i morti e tutto il resto, le bare in fila, gli amici che rischiavano di crepare all’ospedale, i vecchi che non abbiamo visto più, neppure per un ultimo saluto al loro funerale. E’ stato drammatico e avremmo anche potuto diventare cattivi, perché le colpe non erano nostre, ma di chi stava in modo scellerato al comando della nostra sanità pubblica, quella pagata da noi. Avremmo dovuto incazzarci di brutto invece siamo stati tutti buoni buoni. Ha perso l’odio, ha vinto la speranza, volevamo tornare alle nostre vite e allora gli abbiamo creduto anche quando si sono messi a vendere mascherine e camici sotto banco. E ci siamo barricati in casa, un mese, poi un altro, poi ancora due, poi altri tre.
Un anno dopo ci siamo vaccinati, sperando servisse per ripartire. Abbiamo cambiato qualsiasi nostra idea, abbiamo accettato persino di vivere in una dittatura, uguale a tutte le altre, confusa e sfigata, triste, solitaria e final, imposta da un banchiere di destra che nessuno di noi ha mai votato, un uomo messo lì da quella che pensavamo fosse la sinistra e dagli altri cento politici che a Roma o fanno affari con chi fa le guerre in Africa o nascondono in saccoccia 49 dei nostri milioni o si mettono a fare e disfare per un pugno di soldi di due pubblicità pubblicate sul proprio sito personale perché da comici non riescono più a fare ridere, gente eletta in fondo al nostro tunnel, anni fa. Anche io mi sono bucato, leggendo un bugiardino che manco mi spiegava nel dettaglio cosa mi stessero sparando in vena.
Giovani, sani, ligi alle regole, robusti e vaccinati. Ma a cosa è servito tutto questo? Faccio il giornalista, mi occupo di pallone e per gli sportivi il Covid è ormai diventato un raffreddore, ma il calcio provinciale è completamente fermo, per quello giovanile non c’è manco l’idea di una possibile ripartenza, l’Atalanta non è volata a Roma per via dei suoi asintomatici, ragazzi stra in forma che con la Lazio potrebbero tranquillamente giocare, e gli stadi sono malinconicamente (semi)vuoti. A tempo perso faccio il cantautore, ma dal 2020 la musica è spenta, è diventata di plastica, solo sul web, concerti e concertini sono spariti, rimandati a data da destinarsi. In Inghilterra sono ripartiti, da noi invece si aspetta l’ormai imminente annuncio di un altro lockdown. E mio figlio è di nuovo in dad, intristito come pochi altri al mondo perché sta da dio, ma deve stare a casa, lontano dai suoi compagni, e non ne capisce il senso.
Da noi non finirà mai, del resto la gran parte dei colpevoli di questo casino pensa che il prossimo presidente della nostra Repubblica, ossia il migliore tra tutti noi, debba essere un imprenditore condannato per frode fiscale.
Matteo Bonfanti