Quando se ne va un amico di lunga data come Beppe Baretti, le parole si attorcigliano e si fa fatica a districarle. Ha sempre avuto una passione: il gioco del calcio. Poiché non si sentiva un gran calciatore ha scelto di coltivare questo lungo amore trasformandosi, negli anni, in uno dei migliori dirigenti del calcio dilettantistico, non solo bergamasco. Dapprima da volontario come segretario del Villa d’Almè, anche se segretario è riduttivo perché Beppe svolgeva mille incarichi: magazziniere, giardiniere quando doveva segnare con la calce bianca il terreno di gioco, autista, allenatore ma soprattutto studioso delle carte federali, spesso astruse e incomprensibili ai più perché “Norme Federali e Determinazioni” la maggior parte delle volte fanno a pugni con la realtà del calcio dilettantistico. Quello di base, quello che Beppe Baretti ha sublimato in tutti questi anni, rendendo semplici, chiare e, in modo particolare “umane” tutte queste regole. Non per caso può essere considerato, senza offesa per nessuno, il dirigente lombardo più amato e, non solo, stimato anche in quella “Roma ladrona”, intesa come gli uffici federali, come la definiscono, semplificando al massimo, molti dei nostri presidenti e dirigenti lombardi. Sia chiaro, Baretti non la pensava così: si va e si mettono sul tavolo le nostre istanze perché, sosteneva, “la Lombardia calcistica è il traino di tutta la penisola calcistica dei dilettanti e devono ascoltarci”. Non si è mai tirato indietro. Ha scalato, negli anni, tutte le cariche dirigenziali ma non per ambizioni personali o smodate smanie di potere ma, come ha sempre detto, “al servizio di tutte le società perché so come è difficile il nostro calcio”. E’ stata la sua filosofia di vita.
Di professione è stato un dirigente di banca ma ha sempre avuto nel cuore la passione per il calcio che ha trasmesso anche a tutta la famiglia perché, oltre ad Andrea, Lorenzo e Pierpaolo, i tre figli maschi tutti calciatori, anche l’amata Gabriella e la figlia Francesca si interessassero di vicende calcistiche. Prima in Delegazione con i vari traslochi e poi in questi ultimi vent’anni consigliere del CRL, vicepresidente, poi presidente, membro prima della LND e poi della Figc. Sempre e dovunque anche in orari impensabili a disposizione di tutti i dirigenti. Tutti lo chiamavano ed egli, sempre puntuale, rispondeva paziente ed esaustivo. Molti non leggevano i comunicati settimanali della Delegazione o del CRL, tanto se si era in difficoltà c’era sempre il Beppe a risponderti. Ovviamente anche a noi cronisti non chiudeva il telefono. Non so se per la nostra datata amicizia, quando gli ho chiesto interviste, mai si è negato. Da qualche anno faccio parte anch’io della congrega dei dirigenti di società calcistiche, seppur di piccole dimensioni come il San Tomaso, a digiuno di norme federali, chi mi è stato di prezioso e di sostanzioso aiuto? L’amico Beppe. E spesso era egli stesso a chiamarmi.
In questi ultimi maledetti tempi Beppe Baretti ha sofferto nel corpo ma soprattutto, impotente, nell’anima nel vedere il lento disfacimento del mondo del calcio.
I funerali si svolgeranno martedì, ore 10.30, a Villa d’Almè, al campo sportivo.
Ciao amico mio. Ti sia lieve la terra.

Giacomo Mayer