ZINGONIA – “Maxi sta bene e ha recuperato, l’abbiamo aspettato fino alla rifinitura ma è tutto ok. Per cautelarci l’abbiamo fatto lavorare a parte fino a giovedì”. Il caso della settimana – i flessori non lesionati del Frasquito – è risolto in un amen, gli undici anti Chievo dell’Atalanta abili e arruolati. Parola di Stefano Colantuono, che si trincera dietro il segreto di Pulcinella solo sul regista: “Cigarini a Udine è subentrato in corsa disimpegnandosi da par suo, ma di formazione non parlo. In linea di massima sono orientato a riproporre quella di Udine”.
Ovvero chiavi della macchina affidate al confermato Baselli col Professore ridotto a scalpitare in panchina, tanto per capire che le gerarchie le stabilisce il condottiero e non la truppa: “La maggior parte della squadra sta bene – è la precisazione del mister -, anche se ovviamente è impossibile che tutti i singoli abbiano il grafico al top: qualcuno meno brillante di altri c’è. Sulle scelte, però, incidono molti fattori”. Della serie, al 4-4-1-1 con Denis unica punta non si rinuncia, tanto da aver cassato a priori l’unica possibile alternativa costruendoci sopra l’ennesima vicenda disciplinare: “Su Livaja non aggiungo altro, se n’è già occupata la società che ha emesso un comunicato e io concordo pienamente. Domenica scorsa avevo gli occhi rivolti al campo e non mi sono accorto di nulla”. Galeotto fu il rifiuto del croato – sgamato dal preparatore atletico Montesanto – di riscaldarsi col suo gruppetto, perché in questa fase l’imperativo categorico è darci dentro e non sono ammesse diserzioni di sorta: “28 punti sono una buona classifica, eppure qualcosa sotto di noi si muove. Il campionato è molto strano ed equilibrato, finora non ha dato indicazioni in un senso o nell’altro – spiega Colantuono -. Con Samp e Livorno fanno tre sconti diretti fra le mura amiche e ovviamente sono da vincere, ma il risultato non è così scontato. La troppa voglia di fare bottino pieno è rischiosa: bisogna giocare con la massima intelligenza”.
E il Chievo degli ex Guarente e Canini? Questione liquidata in un attimo: “È un partita difficile. L’avversario di turno ha appena battuto una concorrente dirette come il Catania e aspirerà a tirarsi fuori dalla zona calda: è molto fisico, solido, quadrato. E conta su giocatori validi, potendosi permettere Thereau, Paloschi e Pellissier davanti. La novità di quest’anno  sono le variazioni sul piano tattico: Corini ha archiviato il 4-4-2 di Sannino giocando prima con i due esterni e adesso pare avere virato al rombo”. Dei due ex di casa (l’altro è la new entry Estigarribia, destinato inizialmente alla panca) ce n’è uno per cui vale la pena spendere un elogio, a dispetto delle facili ironie sull’anagrafe non freschissima: “Yepes non è il capitano di una nazionale che va a fare i Mondiali per puro caso. L’età conta fino a un certo punto, per giocare a certi livelli oltre all’esperienza e al senso della posizione ci vogliono dei valori. L’anno scorso era Milan, mica al Canicattì. Chi lo giudica in base alla carta d’identità dà solo aria alla bocca”. Tagliate le gambe a ogni possibile avvicendamento nel pacchetto arretrato: “Brivio l’avrei voluto tenere qui già la mia prima volta a Bergamo. Ha ancora distrazioni in fase di copertura, tant’è vero che nello scorso gennaio per andare sul sicuro prendemmo Del Grosso che era già collaudato nel suo ruolo. Ma adesso la maglia di titolare è di Davide: l’attenzione e il piede sull’acceleratore ce li sta mettendo”.
Giunti a una distanza irrisoria dalla terza salvezza di fila più o meno tranquilla, i nerazzurri calendario alla mano sono chiamati agli ultimi sforzi per non doversi ridurre alla bagarre primaverile. La chiamata alle armi del tecnico di Anzio è di quelle che non si discutono: “Dopo la sosta c’è la Lazio, una trasferta impegnativa, poi come dicevo (c’è l’Inter a San Siro di mezzo, NdR) il paio di partite alla nostra portata al ‘Comunale’. Non c’è nulla di scontato, né sfide in cui raccogliere più che in altre: chi avrebbe scommesso che avremmo stravinto col Napoli? Il segreto è vivere alla giornata, al riparo dal fiato sul collo di chi sta dietro di noi”. E se anche al “Friuli” l’episodio da moviola di giornata – il rigoricchio del pari generosamente regalato a Di Natale – ha detto male alla sua Atalanta, il condottiero cerca di prenderla con filosofia: “È una stagione in cui qualche svistarella c’è stata ed è un periodo che ci caschiamo dentro con tutt’e due i piedi. So’ punti, dopo tutto… E fuori casa, tra Verona, Torino, Firenze e Udine, quarcheccosa ce manca”.
S.F.