Recentemente accusato in tre diverse occasioni di utilizzare i due principali social diffusi in Italia nello stesso modo in cui lo usano alcune belle ragazze, quelle che scattano selfie super arrapanti facendo credere ai masculi in rete una disponibilità che invece non c’è, vado fino in fondo col mio atteggiamento da figa di legno postando l’immancabile foto dell’animale di casa, tenerissimo, da limonare a tavola, anche quando un attimo prima si è pappato la sua merda. Intanto il nome e il cognome del gatto, Semplicemente Gionny The Cat Elere, poi il suo bizzarro comportamento, vedrete assai sexy nelle nostre lunghe notti da piccole tigri sul divano rosso fuoco che da giorni condividiamo. Solitamente arrivo a casa quando il giovane felino dorme alla grande. Lo guardo mentre fa le fusa e mi accoccolo accanto a lui chiudendo finalmente gli occhi dopo una lunga giornata di lavoro. Scoccate le tre e mentre tutto tace, Gionny diventa una furia, iniziando a torturarmi con la sua passione preferita, che è leccarmi i piedi con la sua minuscola linguetta, provocandomi ogni volta sogni a sfondo biblico, nell’ultimo mano nella mano a Mosé della tribù di Levi, intento ad aiutare il profeta a desalinizzare il Mar Rosso. Poi, in due circostanze, ma ora non accade più perché l’altro ieri ho comperato le famose mutande di ghisa dai cinesi di via Baioni, sì è buttato sulle mie palle, morsicandomele. Ed evito di dire a che punto fosse la mia immaginazione in quel tratto di sonno profondo. Questo è quanto, spero di essere stato esauriente nel descrivere la mia vita di coppia con un gatto assai carino, stimolante e divertente, ma pure parecchio difficile. Proprio come le belle donne.
Matteo Bonfanti
Nella foto: Gionny su La Gazzetta dello Sport, un giornale che io amo, ma che lui non vuole che mi metta a leggere, togliendogli le attenzioni che sente di meritarsi