Come ieri a San Siro, in una delle poche strade del mio cuore dove posso aprire le braccia e cominciare a volare. Come un mese fa sulle spiagge di Cattolica, nell’unico lontano che non è lontano. Come un padre, come un fratello, come un amico. Come al fresco, di fronte a due bellissimi quadri di un salone della Gamec. Come nelle domeniche d’estate, con le ore che diventano secondi e all’improvviso è già notte e nel cielo ci sono la luna, le stelle, Caino che fa le frittelle e pure Rhove e Shiva che mettono i dischi per quel che resta di noi. Come ridere. Come il solletico. Come l’allegria. Come darsi la mano. Come fare le cinque di mattina appiccicati sul divano. Come dimenticarsi del telefono, che tanto la solitudine non c’è e manco proverà ad arrivare. Come la libertà. Come trovarsi in bici sulla ciclabile dell’Adda senza essere in ritardo. Come la fantasia. Come se le banconote nella borsa della nonna fossero barchette di carta su cui imparare a navigare. Come le mie parole quando le raccolgo in fondo al mare e le stendo su un lettino per asciugarle al sole. Come le margherite. Come Mario e Luigi. Come Theo e De Ketelaere. Come la decima volta in posa per la fotografia che bisogna pubblicare. Come sapere che comunque andrà, ovunque sarò, coccolato dal sereno o a remare sotto una tempesta, non sarò mai solo.
Come con voi due, Vinicio e Zeno, Vi e Ze. Come nella gratitudine. Come nell’amore.
Matteo Bonfanti