La memoria torna al 3 novembre 2019. Quel giorno (era una domenica) il cielo autunnale irrorava abbondantemente la città con una pioggia fastidiosa. Al Gewiss Stadium arrivava un Cagliari corsaro, per nulla intimorito dalla banda Gasperini. Lo stadio era pieno anche se la curva Nord si era presa una “pausa” di dieci minuti che erano sembrati un’eternità, quasi un preludio a quel silenzio che dopo un anno caratterizza ora gli spettacoli sportivi ed in particolare le partite di calcio. Lo stadio era pieno di umanità, di una marea neroazzurra dove le famiglie si erano assiepate per riempirsi gli occhi dei dribbling del Papu, le corse sulle fasce, i lanci lunghi ed i gol della Dea. Quel pomeriggio non andò come ci si aspettava, con l’estroso Ilicic che per una sciocchezza si faceva espellere e la squadra che cadeva sotto i colpi di un autogol e di un giovane carneade uruguaiano di nome Christian e di cognome Oliva. Pochi giorni dopo avremmo incontrato i campioni del Manchester City, domani incontreremo un altro team stellare come il Liverpool ma qualcosa da allora ci ha cambiati. Sfogliando i giornali di un anno fa si leggeva di inizio della campagna vaccinale antinfluenzale quando una dose non era merce rara e scegliere se vaccinarsi o meno era demandato alla propria volontà e responsabilità, si leggeva di manovra finanziaria al varo “salvo intese” scevra da DPCM, acronimo di cui ancora la maggior parte di noi non conosceva il significato. Pochi mesi e tutto sarebbe cambiato, dalle folle osannanti allo stadio alla possibilità di abbracciarci ed esultare per un gol, dalla scelta di vaccinarsi, ad un’economia che languiva ma che avremmo volentieri barattato rispetto alla crisi che ci ha poi travolto. A pensarci bene sembra ancora impossibile che tutto un anno fa fosse così diverso eppure lo abbiamo vissuto, ognuno con le proprie paure, i propri drammi, le proprie preoccupazioni. Abbiamo provato a reagire e lo faremo anche ora di fronte ad una seconda crisi che pare prendere possesso nuovamente delle nostre vite. Domani sera si riscriverà per l’ennesima volta il libro di una storia fatta di maglie sudate, di momenti bui e feste collettive e dovremo ancora una volta essere “presenti a noi stessi” per limitare gli eccessi quando, ci piaccia o no, ci guarderemo allo specchio e non potremo che dire “quanto siamo cambiati…”.
Giuseppe De Carli