Fabrizio Carcano

Il virus è esploso. Oltre ogni pessimismo, oltre ogni previsione. Due settimane fa in Lombardia c’erano una quarantina di contagiati e si piangevano le prime due vittime. In questa terza domenica dal d.v., il dopo virus, lo spartiacque del 20 febbraio, quando la Lombardia ha scoperto i primi contagiati, siamo arrivati a numeri che fanno vertigine solo a leggerli. La Lombardia ha 4179 contagiati, 399 in rianimazione, 267 deceduti di cui 113 nelle ultime 24 ore. In Italia siamo a 6387 contagiati in Italia, 366 vittime e 650 in rianimazione.

Cifre alla mano due terzi del contagio nazionale si concentra sul territorio lombardo, anche se purtroppo iniziano a crescere anche i dati delle altre Regioni. Il virus galoppa, non rallenta e sta aggredendo Milano dove i contagiati oggi sono 406 mentre ieri erano 171 in meno. La provincia di Bergamo resta purtroppo la più alta per contagi: siamo a 997, con 236 ammalati in più rispetto a ieri.

L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, lo ha confermato: “L’emergenza incombe e le necessità crescono. Abbiamo 113 decessi più di ieri, un bollettino impressionante”.

La richiesta che arriva dalle istituzioni è la stessa: per chi sta bene evitare assembramenti e stare a casa il più possibile. Per chi non sta bene vietato uscire e se i sintomi peggiorano allertare il servizio sanitario.

Intanto con le nuove misure volute dal Governo non c’è più la zona rossa lodigiana che ha esaurito il suo compito. Da oggi tutta la Lombardia è una zona rossa atipica, senza veri controlli se non in uscita dai confini regionali. Adesso siamo noi a controllarci da soli. Il virus ormai è regionale, non si possono fare blocchi di pochi chilometri, non avrebbe senso. I blocchi sono questi numeri in aumento.E quelli degli ospedali, che sono vicino al collasso.

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha lanciato un appello a “stare a casa il più possibile. Perché la situazione è seria e il sistema sanitario è allo stremo”. Non c’è altro da aggiungere…