Oggi in un gruppo FB mi sono incuriosita leggendo un post che parlava di “bellezza” fisica.
All’uopo era stato portata ad esempio una ragazza armena che Gucci aveva scelto come “volto” per una sfilata dello scorso anno.
La particolarità? Che si trattava di una ragazza decisamente lontana dai canoni di bellezza moderni.
A dirla tutta, aveva dei lineamenti così poco “armonici” che, osservando le dive del secolo scorso o alcune statue greche, credo sia decisamente ben lontana da ogni tipo di canone estetico a me noto.
È stata molto criticata questa ragazza; per lo più derisa perché nonostante fosse “brutta” agli occhi dei più, aveva deciso di calcare una passerella così importante.
Da queste critiche molti hanno evinto – a mio dire forzando molto i fatti- contestazioni razziste.
Io mi sono fatta un’idea diversa – che vorrei essere rispettata come io rispetto gli altri punti di vista – che spinge, invece, verso una insana ipocrisia sostanziale.
Si perché molti hanno applaudito Gucci per aver tentato di cambiare i rigidi schemi degli attuali canoni di bellezza occidentali.
Io, però, non ho letto in questo modo i fatti.
Intendiamoci, è sicuramente vero che certe rigidità debbano essere superate, non fosse altro che molta gente comune tende a darne una declinazione esasperata, cadendo inesorabilmente nel tunnel dei disturbi alimentari o assumendo comportamenti bullizzanti verso i cosiddetti “brutti”… E non sempre è sufficiente un sostegno psicologico.
Il punto è, però, che non dovremmo a mio dire giocare a ribasso cercando – al contrario – con patologico rigore modelli esasperatamente disarmonici e così fanaticamente lontani dal concetto di bellezza attuale.
Non serve a nessuno!
Gucci,  secondo me, ha semplicemente approfittato di un volto poco visivamente piacevole per far parlare e, in qualche modo di rimando, per aumentare il fatturato.
Mi auguro che l’original modella fosse consapevole della strumentalizzazione subita e abbia avuto il suo bel guadagno in termini economici.
Io credo che gli stereotipi possano essere modificati “adesso” partendo dalle scuole.
Da uno studio recente pare sia emersa una propensione dei neonati a fissare per tempo più lungo un volto riconosciuto, poi,  dagli adulti come più “attraente” di altri.
Forse potremmo aiutare i bambini ad andare fin da piccoli oltre ciò che viene mostrato dagli occhi e stimolarli ad osservare una persona con l’olfatto (il profumo pulito di un corpo), il tatto (la morbidezza della pelle), il gusto (che una persona può essere davvero accattivante quando è in grado di fare magie in cucina), l’udito (perché il suono di una voce e ancor di più le parole pronunciate possono stimolare fantasie e far davvero innamorare più di due seni generosi).
Cerchiamo di insegnare questo ai giovani uomini e alle giovani donne, ovviamente, dopo aver imparato noi per primi.
Poi, un’ultima digressione: non è che per forza dobbiamo essere tutte o tutti modelli da sfilata… Buon tutto a voi.

Vanessa Vane Bonaiti