Gironzolando qua e là per Bergamo e d’intorni capita a volte che, per sfuggire alla noia che comporta il mio lavoro (vedasi colonne impreviste o croniche occlusioni del traffico), allenti la concentrazione alla guida per dedicarla a ciò che mi circonda, notando particolari che stuzzicano la mia curiosità e allettano la mia fantasia. Nello specifico mi riferisco alla visione di un cartello che indica un asilo nido comunale sito in una traversa di Corso Europa in località Seriate. Per deformazione professionale sono andato ad informarmi da chi di dovere, anche solo per sanare un mio dubbio, scoprendo che il nome del suddetto istituto, per taluni privo di interesse ma non per me, fosse nato in seguito ad un’affermazione lanciata da uno degli addetti ai lavori di ristrutturazione dell’edificio alla geometra presente in cantiere: una giovane di nome Carla Chiappa. L’uomo in questione, un gessista di origine rumena, avrebbe chiesto alla ragazza di spostarsi, di togliersi gentilmente di mezzo dato che intralciava il lavoro ma lei non prestava attenzione ai suoi inviti siccome assorta, intenta a mostrare ai colleghi del comune giunti in cantiere quanto svolto e quanto ancora da fare. L’uomo attese educatamente poi glielo ridisse altre due volte senza ottenere risposta dalla geometra. La pazienza, si sa, non è infinita: accadde infatti che il mite lavoratore sbottò tutto d’un colpo facendo sobbalzare la giovane, la quale inciampò su un cumulo di materiale cadendo di peso addosso a un sacco di gesso squarciandolo. Vi fu un attimo di silenzio dovuto alla concitazione dell’accaduto dopodiché, appurato che la povera Carla non avesse riportato danni, scoppiarono tutti a ridere e poi a tossire nella gessosa nuvola bianca che aveva impregnato la stanza. Da mesi in sede comunale erano in cerca di un nome per quel posto senza mai giungere ad un accordo: quell’avvenimento, rocambolesco ed esilarante, segnò un punto di svolta portando alla decisione unanime di chiamare la nuova attività “Asilo Nido Carla Levati”.
Le curiosità e le stramberie non finiscono qui. Come ho già avuto modo di dire, il mio lavoro mi porta a percorrere vie intitolate a personaggi illustri, strade dal nome singolare e sconosciute ai più. Alcune di queste paiono dedicate alla memoria di qualcuno ma talvolta, scavando più a fondo, si possono trovare origini impensabili, vicende che hanno propeso per un nome rispetto ad un altro. È il caso di via Noli, la strada che parte dalla questura di Bergamo percorsa dalla linea C, e di via Angelo Maj su cui transitano le linee 7 e 8. Avendo la possibilità di osservare una cartina stradale si evince che le due vie formano un semicerchio. Consultando archivi storici elencanti i progetti redatti da Paolo Berlendis nel ‘600, si nota come questo tratto fosse parte del perimetro della cinta muraria di Bergamo bassa che proseguendo sarebbe giunta fino ai bastioni dell’odierna via San Bernardino. Però l’idea del suddetto direttore dei lavori, nominato dalla repubblica di Venezia, fu abbandonata in corso d’opera per motivi logistico difensivi siccome troppo estesa da sorvegliare optando per ridurla, chiudendola molto più a ridosso dell’altura su cui sorge tutt’ora Città Alta. Lo scavo del fossato che doveva ospitare le fondamenta delle mura era già stato eseguito e diventò in seguito un canale di scolo di acque reflue e maleodoranti: la classica fogna a cielo aperto. Per secoli la zona che va da via Noli all’inizio di via Angelo Maj fu evitata dalla nobiltà, dalla borghesia e persino dal popolino: nessuno pensava minimamente di edificare la propria magione appresso a quel putridume. Conseguentemente a questo stato di cose il fondo su cui costruire scese di prezzo sicché un dì, agli inizi del ‘900, Angelo Parapetti, noto taccagno, fiutò l’affare e tentò di convincere la moglie all’acquisto del terreno sul quale erigere la loro dimora. Giannina Paci seguì il marito in quel luogo ma quando l’olezzo raggiunse le sue narici ebbe un conato di vomito, un rigurgito allontanandosi a piè sospinto. Il suo sposo la rincorse prodigandosi con termini melensi per rabbonirla ma la gentil donzella, fermatasi di colpo, sbraitò a più non posso in faccia all’uomo scandendo il suo sbotto:
“NO-LI-MAI-ANGELO…MAI”
Le parole furono udite da chiunque stesse transitando in quel luogo ed in seguito, dopo la bonifica della zona, da questa bizzarra situazione nacquero le vie Noli ed Angelo Maj.

Marcus Joseph Bax