Ero un felice bimbo – bergamasco – atalantino, ma a tutti gli effetti un errore del sistema.

Ero considerato un ERRORE, quando invece io L’ORRORE lo vedevo negli altri.

Juve, Milan ed Inter… le squadre dei miei amici.

Loro potevano avere addirittura zaini, astucci e merchandising griffati della loro squadra, mentre io mi dovevo accontentare di attaccare la sciarpa della Dea al manico dell’Invicta.

Ma io alla domenica andavo “all’Atalanta” e vivevo la mia passione di persona…mentre loro potevano parlare solo per “sentito dire”.

Loro si accontentavano della sintesi della miglior partita della giornata su Raidue alle 19 della domenica sera, invece io l’avevo vista dal vivo, sugli spalti, accanto al mio papà.

Nelle giornate in trasferta, ovunque fossi, con l’ausilio del Walkman dotato di radio, vivevo negli auricolari l’ansia fortissima che trasmetteva Corbani, come fosse una droga che sapevi farti male, ma di cui non ti potevi privare.

Che bello essere bergamaschi atalantini.

E da bambino quando la Dea vinceva, sulla recinzione dell’oratorio di Ciserano, il sig. Zappella Egidio attaccava uno striscione lunghissimo inneggiante all’Atalanta, affinché tutti sapessero della vittoria.

Ero una mosca bianca, un errore del sistema.

Ricordo che da ragazzo avrei voluto inserire nella carta d’identità tra i segni particolari, ATALANTINO.

Mi dissero di no in anagrafe, ma in fondo non era importante, perché la mia fede si palesava a tutti quotidianamente.

A 18 anni, alla mia prima votazione politica, scrissi sulla scheda FORZA ATALANTA.

Al mare, in spiaggia, indossavo la maglia atalantina, e per tutti ero banalmente un interista.
Ma che bello vedere la reazione quando comunicavo con orgoglio che quella era la maglia dell’Atalanta.

Oggi vedo bambini che si avvicinano sempre più al mondo Atalanta, e ne sono fiero, anche se per lo più per via dei risultati brillanti.

Ma voglio credere, che tra i tanti, ci siano anche bambini come lo ero io, un “errore del sistema”, atalantini per via di quel senso di appartenenza naturale che ci tene incollati alla nostra terra.

I bambini che sono stati allo stadio nei due anni passati, e che ora godono davanti alla TV in questo anno orribile, saranno atalantini per sempre.

Anche quando ricominceremo a soffrire.

Perché è indelebile la passione per la propria terra e perché noi, prima o poi, potremo tornare a VIVERE DAL VIVO la nostra passione, nella nostra città.

Commuovendoci ad ogni gol, mentre abbracciamo il nostro papà accanto.

Un errore del sistema, ora, sono tutti gli altri.

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