L’Atalanta sente profumo d’Europa. I suoi ex, in parata quotidiana all’Accademia dello Sport per la Solidarietà, pure. Bergamo mi è rimasta nel cuore nonostante ci abbia giocato un anno solo”, la premessa del mundialista dell’ottantadue Antonio Cabrini, juventino e bolognese da “grande”, figlio della Cremonese quando il dottor Giuseppe Brolis faceva sia il responsabile del vivaio nerazzurro sotto Achille Bortolotti che il consigliere del presidente grigiorosso Domenico Luzzara. 39 partite e 1 gol cadetto con Cadè e poi Leoncini in panchina e, adesso l’elogio del profeta di un ciclo nerazzurro senza fine: “Squadra, società e città ormai hanno la maturità per stare tra le grandi del calcio nazionale. Con un allenatore delle qualità di Gasperini si può raggiungere qualsiasi risultato. Sarebbe bello rivedere i nerazzurri addirittura in Champions, le parole del Bell’Antonio nazionale.

Sergio Porrini, sempre difensore laterale (anche centrale) ma destripede, da Mondonico nel 1989 a Lippi nel 1993 passando per Giorgi e Frosio, punta sul cuore: “Voglio averlo grande come tutti i bergamaschi e dell’Accademia sono amico fin dai primi anni novanta, perché ci accomuna il lavoro con passione per una causa giusta – sottolinea -. Quanto al calcio, è veramente avvincente la lotta per i piazzamenti europei, con l’Atalanta che a due giornate dalla fine può ancora sperare nella Champions. Non dobbiamo dimenticare da dove veniva l’Atalanta: dalla salvezza con Edy Reja del quale ero collaboratore. La società, mister Gasperini e i giocatori meritano solo applausi”.