L’addio del tecnico di Grugliasco chiude un’era irripetibile, consacrata dalla storica vittoria dell’Europa League. Il croato Ivan Jurić, suo allievo più fedele, è chiamato a raccogliere una pesantissima eredità. Una scelta di continuità filosofica che nasconde però profonde differenze nella gestione, nelle sfumature tattiche e nelle sfide future. Bergamo si è svegliata da un sogno durato otto, indimenticabili anni. L’era di Gian Piero Gasperini, l’uomo che ha preso una squadra di provincia e l’ha forgiata in una potenza del calcio italiano ed europeo, è giunta al suo epilogo. Un addio trionfale, celebrato sotto il cielo di Dublino con l’apice più alto nella storia del club: la conquista dell’Europa League. Quella coppa non è solo un trofeo, ma il sigillo su un’epopea che ha cambiato per sempre la Dea e la sua percezione nel mondo.
L’eredità di Gasperini: non solo un allenatore
Per capire il futuro, bisogna misurare l’impatto del passato. Gasperini non è stato solo un allenatore; è stato un terremoto culturale. Ha istillato una mentalità nuova, sfrontata, cancellando ogni complesso di inferiorità. Ha trasformato l’Atalanta in un modello di business sportivo, basato sulla “valorizzazione” dei giocatori: da sconosciuti o talenti inespressi a campioni rivenduti a peso d’oro (Gosens, Romero, Højlund sono solo gli esempi più recenti). Sul campo, ha creato un’identità di gioco unica, un calcio proattivo, aggressivo, a tratti quasi artistico nella sua scientifica ferocia, che ha guadagnato rispetto e ammirazione in tutta Europa. L’Atalanta di Gasp è diventata un simbolo di resilienza, un punto di riferimento per l’intera città di Bergamo, specialmente durante i giorni bui della pandemia.
Ivan Jurić: una scelta nel segno della continuità
Ma il calcio, si sa, è un ciclo continuo. E ora, con il passaggio di testimone a Ivan Jurić, la domanda che aleggia sul Gewiss Stadium è complessa e stratificata: cosa cambia, davvero, per l’Atalanta? La scelta di Ivan Jurić non è casuale, ma è la mossa più logica per chi vuole percorrere la strada dell’evoluzione, non della rivoluzione. Il tecnico croato è, a tutti gli effetti, un “figlio calcistico” di Gasperini, di cui è stato giocatore e collaboratore ai tempi del Genoa. La filosofia di base, quindi, resterà la stessa che ha fatto innamorare i tifosi atalantini: pressing asfissiante, aggressività portata all’estremo, duelli uomo contro uomo a tutto campo e uno sviluppo verticale del gioco. Lo spartito tattico di riferimento sarà ancora il 3-4-2-1 (o 3-4-1-2), un sistema che i giocatori, specialmente i “senatori” dello spogliatoio, conoscono a memoria. Su questo fronte, la transizione sarà quasi indolore.
In un’estate di grandi cambiamenti per molte squadre italiane, cresce anche l’attenzione per i nuovi equilibri nei campionati, tanto in Serie A quanto in cadetteria, dove le novità di mercato iniziano a riflettersi anche nelle schedine di Serie B, sempre più seguite dagli appassionati e dagli addetti ai lavori.
Le sfumature tattiche: cosa cambia in campo
Tuttavia, aspettarsi una semplice fotocopia del gioco di Gasperini sarebbe un errore ingenuo. Se il maestro, specialmente negli ultimi anni, aveva affinato la sua creatura aggiungendo dosi massicce di palleggio, qualità tecnica e soluzioni offensive imprevedibili (si pensi all’impatto di giocatori come De Ketelaere e Scamacca), l’allievo Jurić è noto per un’interpretazione più “purista” e pragmatica del modello. Le sue squadre, dal miracolo Verona al solido Torino, sono sempre state macchine da intensità quasi dogmatica. Il suo calcio è meno bello, meno incline alla giocata individuale fine a se stessa, e più focalizzato sulla distruzione fisica e mentale dell’avversario. Con Jurić, l’Atalanta potrebbe diventare ancora più rocciosa, forse meno spettacolare ma più difficile da affrontare. L’obiettivo primario sarà ristabilire una solidità difensiva, basata su una corsa e una “garra” incessanti per 90 minuti. Potremmo vedere trequartisti con maggiori compiti di copertura e un’enfasi ancora più marcata sulla potenza degli esterni a tutta fascia.
La sfida più grande: la gestione del gruppo
Il vero cambiamento, forse il più grande punto interrogativo, sarà nella gestione delle risorse umane. Gasperini era il perno assoluto, il leader carismatico, quasi un padre-padrone attorno al quale ruotava l’intero universo atalantino. Jurić, pur essendo un “sergente di ferro” dal carattere fortissimo, dovrà guadagnarsi da zero la fiducia di un gruppo abituato per quasi un decennio agli stessi metodi e alla stessa, tonante voce. La sua nota durezza, che a Torino ha portato a qualche frizione, sarà la chiave per spronare il gruppo o un potenziale punto di rottura?
Un nuovo copione per continuare a sognare
Questa sarà la sua sfida più grande ovvero ereditare la mentalità vincente costruita dal suo predecessore, iniettando al contempo la sua personale, inflessibile visione. Anche il mercato seguirà questa linea, cercando atleti funzionali, pronti a sacrificarsi per il sistema. L’Atalanta si prepara a una nuova interpretazione del copione. La Dea scommette sulla continuità filosofica per continuare a sognare, anche dopo l’addio del grande maestro.


venerdì 11 Luglio 2025


