È il 14 settembre 2017.
Sono quasi le 7 di sera.
Il sole di fine estate è alto.
Splende, batte sugli spalti dello Stadio Mapei di Reggio Emilia.
Fa ancora caldo.
Ma è quel caldo piacevole che a breve farà spazio all’autunno, ai suoi colori e alle sue malinconie.
In mezzo al campo c’è un simbolo: è il logo della UEFA Europa League.
Bello, bellissimo.
È lì per dare avvio alla competizione europea “minore” che per noi rappresenta però un traguardo magnifico.
Arrivano i ragazzini con le pettorine UEFA che si dispongono intorno a quel logo.
Lo alzano, come si alzano le nostre emozioni.
Iniziano a farlo vibrare, come vibra il nostro cuore.
È tutto splendido, inimmaginabile fino a qualche mese prima.
In quella bellezza si insinua però un dubbio o forse è meglio dire una voglia, un desiderio.
E se in mezzo al campo invece del logo dell’Europa League ci fosse quello della Champions?
Pensiero assurdo, subito rimosso.
Ma il sorriso sul viso rimane perché anche solo immaginare una cosa tanto grande non può che riempire il cuore di gioia.
*
Non sono passati neppure tre anni da quel giorno.
Il logo della Champions League ce lo siamo ritrovati per davvero davanti, in mezzo al campo.
La “musichetta” l’abbiamo sentita dal vivo.
Ed è stato ancora più incredibilmente emozionante di quanto mai avremmo potuto immaginare.
E c’è piaciuto talmente tanto, che abbiamo agguantato la qualificazione agli ottavi prendendola per i capelli, trascinandola con noi, quando ormai più nessuno credeva fosse possibile.
*
È il 19 febbraio 2020.
Stasera giochiamo l’andata degli ottavi di finale di UEFA Champions League (che solo a scriverlo tremano le dita…).
L’emozione sarà di nuovo altissima, indescrivibile, forse persino ingestibile.
Non sarà facile.
Lo sappiamo tutti, a dispetto di quanto alcuni dicono, scrivono, pensano.
Ma nulla ci è precluso.
Perché nemmeno tre anni fa giocavamo la competizione “minore” e ora, invece, siamo in quella dei grandi.
Quella in cui giocano i palloni d’oro, i campioni del mondo.
E noi.
Che in nemmeno 3 anni siamo diventati, pur con i nostri limiti, i nostri difetti, grandissimi.
E quando diventi così grande un po’ alla volta, un passo dietro l’altro, anche subendo sconfitte e delusioni, allora puoi pensare di non avere più confini.
E se non ci sono confini, il solo limite è il cielo.
Luciana Rota