Calcio certo, ma anche nuoto, ciclismo, motocross e sport invernali. Si chiude un 2019 carico di soddisfazioni per lo sport bergamasco. Ma inevitabilmente non potevano mancare amarezze e lutti, oltre alle immancabili sorprese e incredibili exploit. Dalla A alla Z, ecco un piccolo condensato dei momenti cruciali vissuti lungo quest’anno, ormai giunto al capolinea.
Atalanta: settantadue punti fatti e 81 reti segnate (miglior attacco in Serie A) in un anno solare nel quale risaltano il terzo posto ottenuto nel campionato della stagione scorsa e la qualificazione agli ottavi conquistata nell’esordio assoluto in Champions League. E’ mancata quella consacrazione che soltanto un trofeo ti può dare e, purtroppo, ci si è messa la finale dei veleni dell’Olimpico a frapporsi tra gli uomini di Gasperini e la Coppa Italia. Numeri da record, oltre alla certezza di un posto tra le big d’Italia e d’Europa, senza snaturare l’identità, tantomeno il fatturato, di una squadra che vive oggi un’epopea senza precedenti.
Brusaporto: prima il titolo conquistato in Eccellenza, a coronamento di un predominio fattosi via via sempre più tangibile. Poi, in quella Serie D cui ammiccava, amorevolmente ma anche ragionevolmente, il compianto presidente Comotti, un debutto da subito convincente, sulle ali di una compattezza non comune e di un’organizzazione complessiva che trova nella cura della fase difensiva il proprio fiore all’occhiello. Complimenti ai gialloblu, autentica voce egemone di questo 2019.
Caso Cucchi: dopo la recente svolta giudiziaria, sorge un’alba di giustizia che pacifica e, allo stesso tempo, infiamma le menti e i cuori di una famiglia battagliera, restituendo un minimo di credibilità a un Paese avvezzo da ormai troppo tempo alle mezze verità e alle facili illazioni.
Dormitorio Galgario: molto più di un rifugio, o di un punto sosta, per i senza dimora in Città. Anche grazie alla ristrutturazione operata nell’anno precedente, la nomea avanza a braccetto con il ventaglio di iniziative che coinvolgono, su scala più o meno vasta, la stessa cittadinanza, chiamata a convergere presso la struttura denotando sensibilità, ma anche rispetto e curiosità. Perché Bergamo non è e non deve essere soltanto l’Atalanta (e uno stadio distante poche centinaia di metri).
El Mansoury (Abdellah): re dei bomber indiscusso, dall’alto delle vagonate di reti messe a segno in un 2019 vissuto da terminale offensivo del Loreto. Classe, caparbietà, naturalmente senso del gol, e anche quel mix di istintività e focosità che portano lo “Sceicco del Gol” nel novero degli artisti, un po’ genio e un po’ sregolatezza, del nostro calcio.
Forza & Costanza: prima il salto in Eccellenza, forse sottaciuto dinanzi all’imperioso forcing suggerito da un Valcalepio ambizioso e abile a interpretare, fino in fondo, la parte del leone. Per la compagine di Martinengo, il suggello più ragguardevole arriva, da settembre in avanti, proprio dalla categoria-regina del dilettantismo, interpretata con un abito apparso ai più dimesso, ma prima di tutto frutto della massima organizzazione e della massima applicazione di tutte le componenti. Laddove non arriva il budget, ecco la competenza e una bella dose di passionalità, suggerita da un catino amico che ribolle di domenica in domenica di entusiasmo.
Gimondi: se ne è andato l’agosto scorso, dopo un infarto che lo ha colpito durante un periodo di vacanza in Sicilia. Gigante delle due ruote, vissute sia da corridore che da appassionato dirigente, attento a mantenere una visione d’insieme in grado di contemplare lo stesso dilettantismo. Memorabili i suoi duelli con Merckx, così come l’aver centrato almeno un titolo sui tre fronti garantiti dalle tre grandi corse a tappe del ciclismo mondiale (Giro, Tour e Vuelta) lo ha portato dritto nella leggenda. Il tutto, in una connotazione così piacevolmente orobica, fatta di caparbietà e di vocazione al sacrificio.
Haaland (Erling): l’ennesimo astro nascente, in un panorama calcistico che non smette di regalare talenti più o meno futuribili. Consacratosi a suon di gol, specialmente sulla scena Champions, con la maglia del Salisburgo, è di pochi giorni fa l’ufficializzazione riguardante il suo trasferimento al Borussia Dortmund. E dietro l’operazione, tanto per cambiare, lo zampino di un vero mago del mercato quale Mino Raiola, agente del norvegese.
Il Collegio: reality show buono per tutte le occasioni e per tutte le fasce d’età, diviso com’è tra la voglia di evadere e fantasticare e la celebrazione di una supposta età dell’oro che, almeno in ambito scolastico, non esiste più.
Jannick Sinner: che qualcosa di speciale bollisse in pentola lo si era intuito nel febbraio scorso, quando il giovane tennista altoatesino si impose nel Challenger di Bergamo, mettendo in mostra un talento tanto precoce quanto limpido. Al resto, ci ha pensato una vertiginosa crescita, che trova il suo apice nell’ingresso nella Top 100 del ranking mondiale. Davvero niente male, trattandosi del più giovane italiano in assoluto ad aver abbattuto questo muro.
Kulusevski (Dejan): c’è un po’ di Atalanta, e delle prodezze compiute dal settore giovanile nerazzurro, nell’exploit del giovane talento svedese classe 2000. Ora sta all’anno che verrà stabilire se le cifre che si sono fatte largo nelle ultime ore, con tanto di ipotetico passaggio alla Juventus, risponderanno al vero, irrobustendo le velleità di un baby prodigio dalle indubbie potenzialità ma ancora tutto da scoprire.
Longuelo (Bergamo): che la società cittadina entri a far parte della rubrica non è certo una novità. Del resto i segnali di crescita e gli unanimi consensi, corroborati dal primo posto ottenuto al giro di boa del campionato di Promozione, sono lì a testimoniarlo. Ma mai come in quest’annata l’aspetto legato alla frazione diventa basilare, con una questione-campo quanto mai scottante e non più procrastinabile. Di mezzo, c’è la futuribilità di un progetto, che, per quanto solido e autorevole, rischia di essere messo a repentaglio da fattori esclusivamente esterni alla volontà di Fabio Locatelli e dei suoi uomini. Longuelo e il Bergamo Longuelo meritano un impianto in sintonia con le aspettative, ma soprattutto con quanto di buono è stato seminato, negli ultimi sette anni, nel nome della competitività e, soprattutto, dell’aggregazione.
Monaci (Davide): la sua scomparsa ha rappresentato un dolore indicibile, per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di apprezzarne non solo le doti più proprie del bomber e dell’uomo-squadra, ma anche la schiettezza del carattere e la genuinità di uno spirito che era e rimane libero. Ci manca e ci mancherà.
Nocera (Francesca): più forte delle avversarie e dei seri guai di salute che ne imposero lo stop per un anno. Laureatasi campionessa italiana di motocross nel giugno scorso, mette ora nel mirino un titolo mondiale che non può prescindere dalla sua energia e dalla sua voglia di dire la propria, fino alla fine.
Olimpiadi invernali: nel giugno scorso esplode la festa per l’assegnazione dell’edizione 2026 alla “strana coppia”, composta da Milano e Cortina. Battuta la concorrenza svedese e la rivincita, dopo la mancata qualificazione ai Mondiali 2018 della Nazionale di calcio, è così servita.
Pilato (Benedetta): un 2019 vissuto nel segno della costante crescita e che fa il verso, per precocità e consistenza, alle prodezze compiute da una certa Federica Pellegrini. A soli quattordici anni, gravita ormai stabilmente in Nazionale maggiore e, dopo la medaglia d’argento dei campionati mondiali, lo scorso 04 dicembre si è presa il lusso di aggiudicarsi la sua prima gara, nei Campionati Europei in vasca corta di Glasgow, ritoccando, nella disciplina a lei più cara, i 50 metri rana, il primato italiano e il primato mondiale a livello giovanile (29”32).
Queen: il film dedicato a una delle band più ultra-celebrate della scena rock ha sbancato il botteghino. Due Golden Globe e quattro Premi Oscar sono l’invidiabile bottino di “Bohemian Rhapsody”, da annoverare certamente tra le pellicole dell’anno.
Ragazze Mondiali: ci hanno fatto sognare, portando fino ai quarti la Nazionale femminile allenata da Milena Bertolini e concedendo la giusta dignità a un calcio femminile in aperta ascesa. La quotata Olanda ha interrotto anzitempo i nostri sogni di gloria, ma il futuro è tutto per un movimento che ha ancora tanto da raccontare e tanti pregiudizi da abbattere.
Strage di Piazza Fontana: con il cinquantenario della strage compiuta a Milano, in un commistione di intrighi e depistaggi, si apre ufficialmente la stagione del ricordo, per una fase storica che, al netto degli eccessi retorici, necessita primariamente di verità storiche, nette e incontrovertibili.
Torri (Omar): ieri uomo-copertina per una Vertovese scopertasi sempre più big, fino al secondo posto in campionato e relativo pass per i playoff di Eccellenza, oggi portabandiera, a suon di gol, per l’ambizione di una Pradalunghese che si annuncia quale sicura protagonista per l’anno che verrà. Passano gli anni, ma l’ex Albinoleffe non passa mai di moda.
Uomo di calcio (e d’azienda): senza voler immalinconire ulteriormente una rubrica che pare più spesso incentrata su chi non c’è più, il pensiero corre a quelle persone che, alle nostre latitudini, si barcamenano tra l’attività imprenditoriale e la necessità di far tornare i conti, con e per una piccola società dilettantistica. Nel marasma e nelle croniche difficoltà odierne, giganteggiano determinate figure destinate ad avvicendarsi e offrire un marchio indelebile. E in questo senso, nel 2019, il grande vuoto è causato dalla scomparsa di Diego Belotti, storico presidente della Grumellese, nonché primo padre fondatore della creatura che proprio nell’anno ormai agli sgoccioli ha visto la luce, l’Atletico Chiuduno Grumellese.
Villa d’Ogna: il testa a testa con la Tribulina, nel girone B di Seconda categoria, ha rappresentato uno dei piatti forti della scorsa stagione dilettantistica. Il drammatico atto finale, andato in scena nell’ultima giornata e concluso con un emozionante 2-2, ha certificato la superiorità degli uomini di Simone Trussardi, oggi alle prese con l’accidentato percorso in una Prima che chiama giocoforza in causa la voglia di salvezza della compagine seriana.
Wierer (Dorothea): un oro mondiale e la Coppa del Mondo generale di biathlon la proiettano nella storia degli sport invernali. Un bel bagno di popolarità per una disciplina non esattamente sugli scudi. E per “Doro”, la riprova di essere di fronte a una campionessa matura e affermata.
Xeneizes: bissano il passaggio nella rubrica dell’anno precedente con un’operazione, dall’alto valore simbolico, quale il passaggio in gialloblu di Daniele De Rossi, altra bandiera romanista ammainata dal difetto di riconoscenza che pervade oggi il calcio, almeno nella sua dimensione più globalista. Oggi il mercato argentino fa gola eccome, almeno per elementi come “Capitan Futuro” che faticano a trovare la propria collocazione in società sportive talmente cosmopolite da smarrire ogni tipo di identità.
Yuri Cortesi: in tempi di bandiere ammainate e volponi del calcio pronti a raggiungere i quattro angoli del pianeta, riesce a fare notizia accasandosi fuori-provincia al Città di Sangiuliano, confermandosi, a dispetto del dato anagrafico, elemento blasonato e ambitissimo. E un pensiero speciale, nell’anno che ci ha portato via “Bomber Monaci”, va anche all’amico fraterno, nonché sodale compagno di mille battaglie calcistiche.
Zlatan Ibrahimovic: in coda all’anno solare il trasferimento più suggestivo, anche se non mancano le perplessità legate a un calciatore di 38 anni indiziato per un ruolo da uomo della provvidenza, in un Milan sempre più vicino al baratro. In coda a un decennio tutt’altro che propizio per le sorti del calcio italiano, scattano eccome la nostalgia e il rimando a quella fase – l’Inter del Triplete, ma anche il Milan dell’ultimo scudetto – in cui la Milano calcistica giostrava a meraviglia. Va da sé che, oggi, San Siro mantenga i gradi di “Scala del Calcio” soltanto grazie a un’Atalanta in formato Champions.
A cura di Nikolas Semperboni