Il giorno dopo Manchester non mancano opportune riflessioni sulla sconfitta dell’Old Trafford che non inficia il futuro in Champions dell’Atalanta. Si sapeva, dal giorno del sorteggio, che la qualificazione sarebbe arrivata al termine dei confronti diretti con il Villarreal e lo Young Boys. E mercoledì sera la squadra di Emery ha sepolto (4-1) di reti gli svizzeri, sfruttando soprattutto il contropiede. Il migliore in campo nella sfida di Manchester è stato senza ombra di dubbio Juan Musso. E questo vuole dire qualcosa. Lo United non incanta affatto in campo ma Solksjaer ha a disposizione un numero cospicuo di giocatori di classe in grado di cambiare l’andamento di una partita. Se tu sbagli, ti castigano senza remissione dei peccati. Infatti sul primo gol ha sbagliato Ilicic, sul secondo Zappacosta ha perso Meguire e sul terzo Ronaldo di testa ha anticipato Palomino, dall’altra parte De Gea ha compiuto due miracoli consecutivi su Zapata e Malinovskyi. Certo, la prestazione del primo tempo, due a zero senza discussioni, non lasciava presagire ad una ripresa di sofferenza, eppur impensabile un Manchester United così timido ed impacciato. L’infortunio di Demiral, senza colpevolizzare il timido Lovato, ha sicuramente minato le certezze difensive e, probabilmente, ha costretto i nostri centrocampisti a fare qualche passo indietro per proteggere Musso e compagni di reparto. Lo United ha preso coraggio, ha capitalizzato i suoi fuoriclasse a cominciare dall’ingresso di Pogba. Il Manchester United non ha una chiara identità di gioco, ha i suoi campioni che risolvono le partite, del resto la storia ha il suo valore e basta recarsi all’Old Trafford per capire cosa è lo United. Settantaduemila spettatori, da questi escludiamo i coraggiosi e indomiti tifosi atalantini, media e Uefa, a spingere dal primo minuto la loro squadra, incitandoli senza sosta. Un vero spettacolo nello spettacolo. Senza dimenticare l’entusiasmo del pre-partita e l’arrivo allo stadio con la metropolitana all’aperto. Una festa. La qualificazione agli ottavi non è in discussione, si deciderà nelle prossime tre partite.
E adesso alcune inevitabili quesiti: hanno avuto problemi, nell’ordine, Zapata, Muriel, Gosens, Palomino, Pessina, Toloi e Demiral. E’ la conseguenza di una preparazione forzatamente affrettata e intensa per raggiungere una condizione ottimale? Lo staff nerazzurro, a cominciare da Gasperini, deve individuare le cause se già non l’ha fatto. Di sicuro nella prossima settimana si giocano ancora tre partite: Udinese, Sampdoria e Lazio prima dell’arrivo a Bergamo dello United e per l’occasione il tecnico atalantino dovrà reiventarsi la difesa. Di sicuro Lovato, forse Scalvini e il consueto arretramento di De Roon che, in quella posizione, dà un contributo diverso alla squadra, meno puntuale del solito. Magari, perché no, la difesa a quattro. Sono considerazioni premature. Per ora.
Giacomo Mayer