REGGIO EMILIA – “Sono credibile se sono felice e viceversa. Ci sediamo al tavolo e ne parliamo: se le mie idee sul calcio sono condivise, tutto a posto”. Il gelo dopo il fuoco dell’entusiasmo in campo, durante una sfida da tregenda contro il Sassuolo con festeggiamenti sfrenati sotto la curva: “L’elemento fondamentale della stagione, insieme alla straordinaria continuità di rendimento e alla voglia di segnare sempre un gol o due in più degli avversari. I meriti sono dei ragazzi, ringraziate loro e non me”. Nemmeno dopo aver agguantato la storica qualificazione in Champions League per l’Atalanta il suo profeta, Gian Piero Gasperini, riesce ad allontanare le ombre di un possibile abbandono: “Se in estate io dico che il mercato è triste e in tutta risposta devo sentire e leggere che non c’è mai stata una rosa più forte nella storia del club, allora c’è qualcosa che non va a livello di sintonia – spiega il mister a bocce ferme -. Alla mia età non contano solo i soldi, ma soprattutto la soddisfazione di poter perseguire i miei obiettivi rimanendo fedele al mio calcio. Se saremo d’accordo su questo punto fondamentale, nessun problema. Tre anni fa volevo rimanere fermo un anno, poi l’invito a casa di Antonio Percassi. Se sono qui, è per lui e per i tre figli, per la carica che mi hanno trasmesso”. Accantonato il contrasto stridente fra la decisione ancora da prendere e l’immagine dell’isola felice, ecco il romanticismo e la corrispondenza d’amorosi sensi con tutto un popolo a emergere sopra le righe dell’ultima conferenza stampa del dopogara in un 2018-2019 da caratteri d’oro sugli annali: “Giocare in Champions League è un premio a tutte le eccellenze di Bergamo, siamo sempre stati seguiti con allegria ed entusiasmo dai tifosi. E la piazza mi ha sempre amato, non credo che riuscirò mai a ricambiarla. I miei sono stati incredibili, credo davvero di meritare solo una piccola parte dei ringraziamenti. Vi invito a guardare i numeri, i minuti, le partite giocate, gli allenamenti che saranno stati trecento”. Sul record che gli resterà dentro di più, il Gasp è netto: “I 77 gol in campionato. Miglior attacco. 103 in tutta la stagione: i risultati per quanto ci riguarda sono stati basati sull’attacco e non la difesa. Non a caso ho sempre chiesto più potenzialità lì davanti”. Qualche rimpianto c’è: “In Europa League abbiamo avuto Ilicic e Freuler in meno, perché Remo è tornato tardi dal Mondiale e ha giocato solo l’ultimo turno delle qualificazioni. Zapata è cresciuto solo col tempo. Ma da quell’eliminazione è nato tutto, anche se non potevamo saperlo – chiude il tecnico di Grugliasco -. La Coppa Italia invece è un nervo scoperto, la gente ha visto e sa. Non ne parlo più. Si poteva perdere, ma non in quel modo. Non ho ancora superato la cosa. Pronostico sul girone di Champions League? Il Barcellona abbiamo rischiato di prenderlo l’anno scorso in Europa League. Il Real è in seconda fascia? Allora Barcellona, Liverpool e Ajax. Con la fortuna che l’Atalanta si ritrova nei sorteggi…”. S.F.