Sbarcati a Bergamo come semplici outsider, sono diventati elementi imprescindibili nel centrocampo di Gian Piero Gasperini. Stiamo parlando, ovviamente, di Timothy Castagne, Hans Hateboer e Robin Gosens. Il lavoro che Gasperini richiede al proprio pacchetto di esterni (con il belga unico fra i tre a poter essere schierato indifferentemente su entrambe le fasce) è molto dispendioso, perché si basa tutto sulla grande elasticità e brillantezza che i tre “pendolini” sono chiamati ad infondere nel computo della doppia fase: quando l’Atalanta difende, in fase di marcatura e di rottura delle linee di passaggio avversarie, diviene fondamentale la capacità degli esterni di accorciare sul diretto marcatore, tagliandone campo e spazio di giocata. Allo stesso tempo, le tre frecce gasperiniane divengono pedine fondamentali anche in fase di costruzione e di proposta di gioco: il loro compito è quello di garantire all’Atalanta grande fluidità in uscita con la palla tra i piedi. E per un tecnico come Gasperini che ama costruire dal basso, questo è uno dei fattori chiave. Non finisce qui, però. La difesa a tre impostata dal Gasp, consente ad Hateboer, Gosens e Castagne un apporto costante anche in proiezione offensiva, dove i tre esterni possono arrivare anche alla finalizzazione, trovando la rete con una certa regolarità. Da quando è arrivato a Bergamo, Castagne ha messo insieme qualcosa come 7 gol in 73 partite e tra i più importanti c’è sicuramente quello realizzato alla Juventus nell’ottavo di Coppa Italia, dominato dalla Dea, circa un anno fa. In questa stagione, l’ex Genk, è stato rallentato inizialmente da un problema al menisco. Intoppo che non gli ha comunque impedito di infilare dieci presenze stagionali tra campionato e Champions, con tanto di sigillo personale contro la Fiorentina. Corsa, generosità e capacità di mietere vittime illustri, sono peculiarità che si possono tranquillamente traslare anche sulla figura di Hans Hateboer. Olandese di nascita e di formazione calcistica, il ragazzo di Reiderland cresce nel Groningen, prima di passare all’Atalanta nel gennaio del 2017. Sei mesi di inserimento, poi dalla stagione 2017-2018 dal campo non vi esce più: a oggi le apparizioni in nerazzurro hanno toccato quota 106, con 6 gol fatti (di cui uno contro l’Inter e tutti concentrati nella meravigliosa annata concisa con l’approdo in Coppa Campioni). In questa stagione, condita da dieci gettoni in A e quattro in Champions, non è ancora arrivata la prima griffe personale e quale migliore occasione della sfida di oggi contro la Dinamo per sbloccarsi? Il futuro europeo della Dea passa anche dalle sgroppate dello stantuffo orange. Infine, Robin Gosens, autore pochi giorni fa del vantaggio illusorio contro la Juventus, si sta confermando a livelli altissimi. Che sia titolare o subentrato, il nazionale tedesco è ormai da tre anni una garanzia assoluta nel sistema di gioco dell’allenatore di Grugliasco. Nonostante la natività teutonica, in Germania non ha mai giocato, formandosi in Olanda con le maglie di Dordecht e Heracles, prima di sposare il progetto Atalanta nell’estate del 2017. Da quel momento il ragazzo di Emmerich am Rhein ha toccato quota 78 presenze, firmando la bellezza di 8 gol, di cui 4 nella stagione in corso che si sta rivelando la più prolifica della sua carriera. La speranza del popolo nerazzurro è che il trend possa continuare anche contro la Dinamo in una notte a dir poco decisiva.
Michael Di Chiaro