Nel tardo Settecento l’abate Giovan Battista Grismondi, cognato dii Paolina Secco Suardo, in arte Lesbia Cidonia, venne chiamato in Vaticano da Benedetto XVI per un incarico alla Segnatura Aposticola. Ci impiegò quindici giorni ad arrivare nella città eterna. Oggi in tre ore e qualche minuto il sottoscritto, inviato di Bergamo & Sport, è approdato nella Capitale, avanguardia, insieme ad alcuni colleghi e colleghe, degli oltre ventimila cittadini bergamaschi che invaderanno Roma. Comunque sia, per noi che scendiamo dalle Prealpi Orobiche – sempre un po’ provinciali benché social e globalizzazione imperino – Roma ha sempre il suo fascino, un po’ lascivo, un po’ barocco. Basta scendere alla Stazione Termini per vedere un bailamme di lingue e etnie, ma anche di italiani di ogni specie. Per fare più in fretta abbiamo noleggiato un’auto. E’ un’illusione tutt’altro che ottica: non ci si muove, impazza il suono di clacson e di gente che ti taglia la strada. Forse i mezzi pubblici vanno meglio ma siamo a Roma e tutto è possibile. Per la verità il tragitto stradale fino all’Olimpico non è parso lastricato di buche, che vanno di moda da queste parti. Dalle parti del Foro Italico si stanno svolgendo gli Internazionali di Tennis che per i romani è come Ascot quando all’ippodromo si presenta la regina d’Inghilterra con dame e cavalieri tutti in ghingheri e cappellini. Da queste parti magari è un po’ più casereccio. Finalmente si accede all’Olimpico. Un giro strano, alle spalle della Farnesina, poi la conferenza stampa del Gasp. Mai visti così tanti cronisti e fotografi. E’ una finale di Coppa Italia. Crediamoci.
Giacomo Mayer