Il nome della famiglia Comotti è ormai da anni legato al Brusaporto, squadra per cui Giovanni Comotti è stato presidente sino alla triste scomparsa avvenuta due anni fa. Da quel giorno, però, il timone è stato preso dalla figlia Silvia, la quale ha da poco potuto festeggiare lo storico salto in Serie D al termine di una stupenda cavalcata in vetta al campionato di Eccellenza. L’incontro con lei, avvenuto nella sede della Sport24, è stata un’opportunità per navigare nel passato lontano e recente della società, collegati da un filo che corrisponde alla figura di Giovanni: dal sorriso della figlia nel citarne gli aneddoti e dalla costanza con la quale è citato, si può ben comprendere come si tratti di una personalità che va ben oltre il ruolo di padre e Presidente.
Suo padre è stato alla guida della società a lungo, ricorda quali furono le dinamiche che lo portarono all’incarico? «Mio papà divenne presidente nel 1996 dopo la scomparsa del predecessore Lorenzi: lui era già sponsor della società e gli fu chiesto di assumerne la direzione, mantenendola fino a quando è venuto a mancare».
Durante la sua presidenza lei era già coinvolta nella gestione societaria? «Ufficialmente non ero membro della società, ma davo comunque una mano all’organizzazione e al settore giovanile: ormai sono vent’anni che sono immersa nel Brusaporto (ride, ndr)».
Oggi invece se ne occupa da sola o sono presenti ancora suoi familiari? «Sì c’è anche mio fratello. Da ragazzo giocava nel Brusaporto proprio quando nostro padre divenne Presidente, dunque fece tutta la trafila sino alla prima squadra prima di trasferirsi altrove: ad oggi siamo lo sponsor principale quindi anche lui è coinvolto nell’attività».
Ripercorrendo la storia recente del Brusaporto, quali sono i traguardi chiave degli ultimi dieci anni? «Sicuramente ogni salto di categoria è stato una tappa simbolica della società, ricordando che nel ’96 ci trovavamo in Prima Categoria: ma quello di cui papà va più orgoglioso fu il salto dalla Prima alla Promozione, nel 2012».
Anche la stagione che si è appena conclusa vi ha consegnato alla storia con la promozione in Serie D. C’è ancora una sensazione che non è riuscita ad esprimere in merito di questa impresa? «L’ho già ripetuto più volte ma la verità è che era il sogno che papà voleva realizzare ed è stato proprio un regalo per lui: mi piace pensare che comunque sia riuscito a vedere e vivere questa cavalcata».
Ad inizio annata vi sareste mai immaginati questo percorso vincente? «Sicuramente eravamo consapevoli di aver costruito una buona squadra, però da qui a dire che si sarebbe vinto il campionato era difficile: in più c’erano rivali attrezzate come Breno, Telgate o Vertovese. Forse la penultima giornata d’andata quando abbiamo vinto in casa nel recupero con la Vertovese e la quarta di ritorno con successo contro il Breno sono stati i momenti in cui abbiamo capito che ce la potevamo fare».
Ora siamo nel cuore del mercato estivo e alcune operazioni sono già state effettuate sia in entrata che in uscita: come vi state attrezzando per il debutto in D? «Siamo riusciti a confermare Belotti e Ferrari ed altri ragazzi importanti: chiaramente ci saranno da rimpiazzare alcuni addii. Il nostro direttore sportivo ha già operato qualche acquisto e adesso di sicuro cercheremo anche qualche giovane che ci manca per la regola: la volontà è quella di pescarlo dal vivaio, ma guarderemo comunque anche all’esterno».
Vi siete già posti una meta? «Senza dubbio l’obbiettivo stagionale sarà quello di salvarci. Si tratta del primo e storico anno in D quindi è giusto mantenere i piedi per terra».
In precedenza ha accennato in merito ai giovani: qual è la filosofia del vostro settore giovanile? «Abbiamo sempre rivolto una notevole attenzione al paese e ai ragazzi, difatti disponiamo di uno dei più importanti vivai della Provincia con numerose squadre e volontari che ci aiutano. Fino a qualche anno fa il settore giovanile era prevalentemente composto da ragazzi del paese: poi grazie anche alla collaborazione con Stefano Turchi e Giampiero Biava, i due responsabili, abbiamo iniziato a salire di categoria ed a quel punto una piccola selezione è divenuta fisiologica. Ora accade che siano i ragazzi stessi a voler approdare a Brusaporto poiché le categorie sono di livello: dagli juniores nazionali, agli allievi regionali fino ai giovanissimi d’élite, per un ragazzo si tratta di vetrine di prestigio».
Ci sono ragazzi che sono riusciti nella completa scalata del vivaio? «Qualche ragazzo ha avuto sbocco anche nella prima squadra, per esempio Stefano Tomasi: è chiaro che anche se non dovessero giocare in prima squadra andranno ad intraprendere categorie importanti».
Dal punto di vista dell’interesse, invece, com’è percepito il Brusaporto dal paese? «C’è stata tanta partecipazione da parte sua, anche per esempio nelle partite importanti il pubblico era notevole: posso dire con soddisfazione che siamo stati sostenuti alla grande».
Per concludere le chiedo di sfogliare nell’album dei ricordi: qual è l’episodio più dolce? «Quando vincemmo la Promozione con il conseguente salto diretto in Eccellenza: era una prima volta per noi e anche lì vedere il sorriso di papà fu la cosa più bella, senza dubbio».
Cosa è rimasto di lui a Brusaporto? «La passione che ci metteva, è un qualcosa che permane tutt’ora: la sua era un’attività svolta incondizionatamente ed il calcio è sempre stato fondamentale dopo il lavoro».

Luca Piroddi