Pensavo a Peter, che io conoscevo come tanti di noi che stiamo a Bergamo a battere e a levare, quattro cazzate belle divertenti prima di giocare, una dozzina a tavola dopo la partita. Ma non è che io e lui ci siamo mai addentrati tanto nei nostri rispettivi cuori, dico da poter dire di averlo conosciuto o, addirittura, che fosse un mio fratello, nonostante se ne sia andato dopo una nottata a fare casino anche con me. Sicuramente era un uomo simpatico, divertente, zeppo di sorprese, come tutte le persone che cantano, un eterno ragazzo sempre al centro della scena, insomma un generoso, perché questo è il tema se vivi su un palco consegnando la tua anima al diavolo di chi ti guarda in ogni tua serata.
Eppure io Peter lo vedo come un angelo. Ed è semplicemente una questione di padri, di madri e di chissà quali figli. Il suo ragazzo si chiama Daniele, che, invece, io posso dire di conoscere un poco di più. E’ un giovane molto bello, ma non un bello senz’anima, piuttosto uno che pure lontano lontano nel mondo riesce a farmi sentire che ci tiene e che ci terrà sempre e per sempre. Ha giocato mille volte in porta con me e con gli amici di suo babbo, con quel meraviglioso e accogliente sorriso. In quel modo, uguale identico a suo papà, senza fare mai di più del dovuto, regalando buonumore perché è uno raro, di quelli che si accorgono della musica che sta girando a tutti intorno e che si mettono d’impegno a continuare a farla andare là. E se lo incontro sui social o in centro mi strappa un sorriso o un pensiero profondo, spesso di gioia per far parte di questo mondo in cui c’è pure lui. E mi dico ogni volta “come vorrei frequentare un po’ di più Daniele, farmi una serata a spararci delle Tennenstine in serie, a mettere su dischi in qualche locale sgangherato, a ridere, a scherzare e a bere vino chiedendogli come va”.
Ma poi sono preso da mille cose e penso anche lui, quindi non oso. Arriverà il tempo, finito il casino in cui mi trovo, magari tra quindici anni, nel giorno della mia pensione. Resta che io penso che Peter, scomparso esattamente dieci anni fa dopo una serata di pallone e di risate, sia stato straordinario. Questo semplicemente perché i propri figli sono lo specchio di noi e lui ha donato a Bergamo Daniele che mette dolcezza e allegria anche solo con un post su Istangram o con un messaggio in cui mi fa sentire, comunque, importante.
Matteo Bonfanti